BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Il dilemma Renzi, Caffè doppio

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Basta uccidere i nostri leader, dice a Repubblica Cesare Damiano. Così “uccidete la sinistra” sbotta con L’Unità Sergio Staino, che chiede “all’amico” Cuperlo di non farsi plagiare dal rancore dei D’Alema e dei Bersani. Ieri, in una contrada stupenda della Sicilia, dove tutti sono restati 30 ore senza internet per via d’un temporale (cancellando così anche il caffè della domenica), un signore distinto mi ha avvicinato al bar: “restate uniti, i capi alla fine cadono, ma voi non dividete il partito!”. Gli ho stretto la mano e ho sentito la sua vita di lavoro. Questo signore, Staino e (forse anche) Damiano hanno qualche ragione: non si dovrebbe dividere un partito sol perché un leader sbaglia. Ma parlano di un isola che non c’è. Il partito? Renzi lo usa come ufficio stampa di Palazzo Chigi. Si è servito delle primarie, vinte nel momento del massimo scoramento, per prendere il palazzo del governo e da lì sparare continui fuochi d’artificio. Ha usato giornali e televisioni, raccontato una una finta contesa tra riformatori e conservatori, quando le sue riforme, scritte coi piedi e dettate da lobby e poteri, preparavano la restaurazione peggiore. Caro Staino, no! Prima che post comunista, o post democristiano, o post ulivista dovresti sentirti cittadino italiano e pretendere che il cittadino premier risponda agli argomenti con argomenti, non con minacce, ricatti e cortine di fumo.

Si capisce solo una cosa, scrive Massimo Franco. “Il governo comincia ad essere seriamente preoccupato di avere i numeri al Senato”. Ieri i “dissidenti” hanno respinto una proposta di mediazione di Martina e Pizzetti, pubblicata con rilievo dal Corriere (senatori eletti “nei listini regionali”, cioè nominati dai partiti prima del voto anziché dopo). “Una cosa vecchia”, Gotor al Fatto. “Una presa in giro dei cittadini”, Chiti. Ora il punto è che Renzi non può sostituire i 28 dissidenti se non con Berlusconi, il quale (sempre Franco) chiederebbe in cambio di cambiare l’Italicum, tornando al premio alla coalizione. O con Chiti o con mister B. Nel primo caso (facendo marcia indietro) Renzi svelerebbe il carattere pretestuoso e strumentale del suo progetto di riforma. Nel secondo, darebbe il gerovital a Berlusconi e (quello che per lui è peggio) dovrebbe allearsi a sinistra (con Landini?) per vincere il ballottaggio. “Il Senato non è un VietNam popolato solo dai Vietcong dell’opposizione, conclude Franco. La tensione creatasi in Parlamento è figlia di errori diffusi e grossolani”. Lo sostengo da un po’.

L’arrotino promette, ma non ha. Gli sgravi fiscali alle imprese costeranno 10 miliardi l’anno all’Inps (la fonte è Boeri). L’abolizione dell’Imu per i proprietari di prime case (anche per chi vive in stamberghe da due milioni sonanti) costerà almeno 4,7 miliardi (fonte Repubblica), 12,8 miliardi per evitare che scatti la clausola di salvaguatrdia e con essa l’aumento dell’Iva (che ammazzerebbe la ripresina), 3,3 per le pensioni (sentenza della Consulta), 3,9 (per cancellare la Tasi sulla prima casa), 1,8 (per abolire l’Imu agricola). Poi ci sarebbero i soldi promessi al sud, quelli per la banda larga, eccetera, eccetera. Chi sarà Pantalone? L’Europa, posto che si vedesse in Italia uno straccio di alternativa, penso che darebbe volentieri  il ben servito a Matteo Renzi. A che prò umiliare Atene se chi guida il paese più indebitato vuol vincere le elezioni a debito? Oppure Padoan dovrà spostare le tasse da una voce a un’altra, far cassa con le pensioni, tagliere a scuola e sanità.

Financial Times racconta che la Grecia potrebbe raggiungere l’accordo con i creditori “isolando la dura posizione tedesca”. Repubblica racconta lo scontro tra Obama e Netanyahu, “basta interferenze” e per Rampini l’apertura americana a Iran e Cuba è una nuova “caduta del muro”. Alfano racconta al Corriere che nel 2015 è stata rimpatriata la metà dei migranti (ma perchè non dirlo prima?) Anch’io racconto che la Regione Sicilia pagava il 70% dei crediti agricoli. Se poi l’imprenditore era solvibile e restituiva subito il denaro alla banca, la Regione, non lo sapeva e continuando a pagare, lo finanziava gratis. Avanti! Una nuova politica, una vera politica è possibile, senza pifferai nè matamori.

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