Oggi la Borsa riprende oggi a funzionare nella capitale greca dopo quasi un mese di chiusura. Sarà tutto in una campana di vetro nel senso che i greci potranno comprare e vendere azioni di società quotate ad Atene ma non trasferire fondi dai propri conti bancari ellenici per acquistare titoli sulla Borsa del loro Paese. Solo a chi opera all’estero sarà permesso di muoversi liberamente, per tutti gli altri investitori vale invece un vincolo più serrato di quello in vigore nel resto dell’economia: persino ora, in pieno regime di controlli di capitale, i greci possono comunque pagare un prodotto nazionale, una prestazione di lavoro o le tasse tramite un bonifico via Internet. Le azioni quotate sulla borsa di Atene invece no.
La borsa di Atene si sveglia dunque dentro una sorta di ingessatura che aiuta il sistema a tenersi in piedi malgrado se stesso e non potrebbe esserci metafora più appropriata dello Stato generale del Paese. Nelle prossime settimane il governo di Alexis Tsipras e quelli dei Paesi creditori dovrebbero mettersi d’accordo su un pacchetto di aiuti da 86 miliardi fino al 2018. Già l’economia greca segnala tutti i segni di un nuovo tracollo. Nella sua “valutazione dei rischi di nuovi aiuti, la commissione dell’Unione europea prevede che il PAESE registri una nuova caduta del Pil fra il 2% e il 4%.
E’ possibile però che la recessione alla fine sarà più profonda di così. L’ufficio parlamentare di bilancio di Atene ha iniziato a guardare agli effetti dei limiti imposti al ritiro di contanti perché da fine giugno i greci hanno quasi smesso di comprare prodotti che non siano alimenti, medicine o altri beni assolutamente essenziali. L’effetto sull’economia è stato enorme, una caduta dei consumi dell’80 per cento comporta una contrazione del Pil dell’1,5% ogni settimana (e dell’1% se invece la caduta dei consumi è “solo” del 50%). La Grecia era già rientrata in recessione nei primi sei mesi di quest’anno ma da allora l’avvitamento non ha fatto che accelerare. Da qualche settimana si aggiungono a frenare anche l’aumento a tappeto dell’IVA e quello dei prelievi su tutte le pensioni imposto dai governi creditori. L’effetto, a questo punto, è inevitabile: quest’anno la Grecia è diretta verso una caduta del Pil del 7% o dell’8%, il doppio di quanto era stato ufficialmente previsto. Ma quello che succederà è facilmente prevedibile. La Grecia avrà bisogno di nuove risorse per stare in piedi, ammesso che riesca a sopportare gli ulteriori sacrifici che a quel punto la Germania vorrà imporre in contropartita. E fino a quando possa continuare oggi nessuno può ancora dirlo. Come pensano in alcune cancellerie europee (incluso il governo italiano) non c’è nessuno che possa prevederlo in maniera precisa e compiuta.