Approvata all’unanimità la relazione del vice presidente Claudio Fava. I freelance e le querele. Guarda il VIDEO. “Saremo punto di riferimento”, assicura presidente Rosi Bindi
Il 5 agosto 2015 la Commissione Parlamentare Antimafia ha approvato con voto unanime la relazione dell’on. Claudio Fava che espone i risultati dell’inchiesta condotta dalla stessa Commissione sui rapporti fra mafia e informazione da lUglio 2014 a luglio 2015, con 34 audizioni di esperti e di giornalisti che hanno subito intimidazioni, minacce e ritorsioni a causa del loro lavoro.
La relazione analizza il fenomeno e, fra i problemi da risolvere, indica l’impunità per chi minaccia i giornalisti e il diffuso e e incontrastat0 uso intimidatorio delle querele e delle cause per diffamazione, e anche la condizione di precarietà economica, giuridica e contrattuale di migliaia di giornaIisti freelance. Questa, condizione li pone “in uno stato di fragilità” e li rende facilmente ricattabili. Secondo l’on. Fava, la prima e più efficace protezione per i giornalisti consiste nell’inserimento di questa figura professionale nel contratto collettivo professionale con tutele adeguate.
La presidente della Commissione, on. Rosi Bindi, ha detto che dall’inchiesta emerge un quadro preoccupante. Esso richiede l’intervento attivo di tutte le istituzioni. Il fenomeno delle minacce ai giornalisti è in continua evoluzione e si sta facendo ancora più grave.
Fra l’altro, come ha messo in evidenza Ossigeno per l’Informazione, in molti casi perfino denunciare le minacce è difficile. Perciò la Commissione Antimafia, ha detto Rosi Bindi, si propone quale punto di riferimento per denunciare nuove minacce.
Durante la conferenza stampa che si è svolta subito dopo la votazione finale della relazione (Guarda il VIDEO) gli onorevoli Bindi e Fava hanno ringraziato pubblicamente Ossigeno per l’Informazione per l’attività di monitoraggio che svolge e per avere rappresentato la situazione in forma analitica e documentale in una ricerca svolta su richiesta della stessa Commissione.
Il quadro che emerge è quello di una professione giornalistica al cui interno migliaia di cronisti affrontano gravi rischi per rispettare la deontologia e il diritto di informazione. Bindi e Fava hanno spiegato che però ci sono anche giornalisti che invece aiutano a censurare le notizie sgradite. Alcuni lo fanno per paura, alcuni per compiacenza, alcuni per complicità. hanno detto, è la parte più ardua del problema affrontato dalla relazione.
ASP
Giornalisti: Antimafia, minacciati 3 cronisti ogni 2 giorni
Dal 2006 sono 2.060 le intimidazioni. Tutelare i freelance
ROMA, 5 AGO – È un “dato allarmante l’incremento degli atti di ostilità nei confronti dei giornalisti: 2.060 dal 2006 al 31 ottobre 2014, con un costante incremento che ha registrato il suo picco nei primi 10 mesi del 2014, con 421 atti di violenza o di intimidazione, quasi tre ogni due giorni”. Lo hanno sottolineato la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi ed il vicepresidente Claudio Fava presentando la relazione sui giornalisti minacciati dalle mafie rilevando la necessità di contrattualizzare i freelance.
La relazione dell’Antimafia ‘Sullo stato dell’informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie’ oltre a basarsi da quanto emerso in 34 audizioni di giornalisti, direttori di quotidiani, presidenti regionali dell’Ordine dei giornalisti, del presidente nazionale dell’Ordine e del segretario della Fnsi, si è avvalsa anche dei dati e delle analisi di ‘Ossigeno per l’informazione’, l’osservatorio che monitora le minacce nei confronti dei giornalisti. La relazione è stata approvata stamani all’unanimità, come è stato anche sottolineato anche da Uva, commissario antimafia dei cinque stelle. Il report evidenzia, tra l’altro, la quasi totale impunità degli atti di violenza e minaccia dal momento che sono “pochissimi gli episodi in cui gli autori sono stati identificati, giudicati e condannati”. Si segnala anche come strumento di ‘pressione’ per evitare inchieste ‘scomode’, l’uso “spregiudicato ed intimidatorio” di querele temerarie e di azioni civili per indurre i giornalisti “a comportamenti e scritture più rispettosi”. In proposito si ricorda come, nella sua audizione, Milena Gabanelli ha spiegato di aver ricevuto citazioni in giudizio per oltre 250 milioni di euro, con un picco paradossale di 137 milioni richiesti da una multinazionale della telefonia, “a fronte di una sola causa persa per 30.000 euro” una “sproporzione” che secondo la relazione, “fa cogliere bene l’elemento pretestuoso di quelle azioni”. Poi il report denuncia la “violenza più subdola, ma non meno dolente, che si manifesta attraverso le condizioni di estrema precarietà contrattuale ed economica di quasi tutti i giornalisti minacciati”. “Molti cronisti auditi, a fronte di un devastante repertorio di intimidazioni, hanno ammesso di dover lavorare per pochi euro ad articolo, spesso senza contratti e con editori raramente disponibili ad andare oltre una solidarietà di penna e di facciata”, rimarca la relazione. Per questo la commissione Antimafia ritiene “una lacuna grave, alla quale dovrà essere posto rimedio al più presto, non aver ancora normato contrattualmente la figura dei freelance, che è di fatto l’ossatura dell’intero sistema informativo italiano”.
Attualmente sono 20 i giornalisti che vivono sotto scorta, 11 sono stati i giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo in questi anni. Le zone dove è più difficile fare informazione libera sono la Calabria e la Sicilia. Ci sono inoltre “sacche di informazione reticente” e di “editori attenti a pretendere il silenzio delle loro redazioni su fatti o nomi innominabili”, una realtà sulla quale “l’Ordine dei giornalisti ha ormai abdicato ad esercitare una funzione di fattivo controllo, avendola dovuto delegare per legge ai cosiddetti consigli di disciplina che fino ad oggi hanno funzionato poco o nulla”. Tra i giornalisti auditi, Roberto Saviano anche se invitato dall’Antimafia “non ha ritenuto di accettare l’invito”. In proposito la presidente Bindi ha spiegato che Saviano ha degli impegni molto spesso in America come insegnante”. (ANSA).
Giornalisti: Antimafia; M5s, minacciati anche da precarietà
ROMA, 5 AGO – “Votiamo favorevoli ad un’importante relazione che per la prima volta analizza la condizione dei giornalisti e del giornalismo sotto attacco delle mafie. Un attacco che proviene non solo dalle mafie ma dagli stessi editori sia quando sono collusi e al servizio della criminalità organizzata sia quando non pagano il dovuto ed espongono ad una cronica precarietà. Tra minacce di querele e ritorsioni legali, le mafie attaccano costantemente la libertà d’informazione, non solo con intimidazioni vere e proprie”, lo sottolineano i membri cinquestelle della Commissione antimafia che oggi ha approvato all’unanimità la relazione sui cronisti minacciati messa a punto dal vicepresidente della Commissione Claudio Fava “Ma il giornalismo che narra e investiga le mafie deve anche proteggersi da se stesso, da quei giornalisti che non corrono alcun pericolo in confronto a tanti colleghi che con passione certosina indagano e scoprono legami oscuri, da uno star system del giornalismo antimafia che va a discapito di chi è veramente esposto. La relazione è un passo avanti ma molto deve essere approfondito”, aggiungono i cinquestelle.
“Quando si parla di giornalismo e libertà d’informazione bisogna sempre essere cauti nel distinguere chi svolge con passione e dedizione il proprio lavoro e chi invece è contiguo, ha propri e specifici interessi e chi invece ha voglia solo di un’effimera affermazione. Troppi sono i giornalisti ammazzati dalle mafie e per il dovuto rispetto a questi veri e propri eroi della libera informazione, a noi tocca il compito di proteggere chi è veramente in prima linea a fare informazione, distinguendo da coloro che fanno mera opinione comodamente seduti nei salotti TV”, concludono i commissari antimafia di M5s. (ANSA).
Giornalisti: Antimafia; Molinari (misto) tutele ai precari
ROMA, 5 AGO – “Il mio è stato un voto convinto e sentito. Finalmente la commissione Antimafia fa luce sullo stato dell’informazione ma soprattutto sui tanti giornalisti impegnati nella lotta alle mafie”. Così Francesco Molinari, senatore del gruppo Misto, spiega di aver dato il suo voto all’approvazione della relazione del vicepresidente dell’Antimafia Claudio Fava.
“Adesso, però, per non vanificare questo importante risultato – conclude Molinari – è necessario fare ulteriori passi avanti e puntare a garantire tutele concrete ai cronisti che combattono in prima linea ogni forma di criminalità. Lo dobbiamo a tutti loro. E, in particolare, ai giornalisti precari, ancora più esposti, a causa dei loro contratti, a minacce e forme di intimidazione”. (ANSA)