Casamonica era l’addetto al recupero dei crediti

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In un paese che non ha ancora regolato i rapporti tra le persone e i gruppi sociali, a cominciare dai conflitti di interesse che l’attraversano in lungo e in largo, si compie la morte e i funerali di un padrino che ha contato molto nella capitale del Paese, quale è stato Vittorio Casamonica, uno dei boss principali del clan che porta il suo nome.

“Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso ” recita un manifesto che è all’ingresso della chiesa Don Bosco dove si sono radunati amici e familiari del boss.  Il suo volto in primo piano, vestito di bianco e con il crocifisso al collo, il Colosseo e la Cupola di San Pietro sullo sfondo e la scritta “Re di Roma” a caratteri di scatola per fare un omaggio a un pezzo da Novanta del clan che nella capitale-di origine abruzzese che negli anni Settanta si è trasferita a Roma per iniziare a specializzarsi nel racket e nell’usura nelle periferie sud est della capitale.

Negli anni Novanta c’è stato il salto di qualità e il sopravvento nella zona tra Anagnina e il Tuscolano dove si allea con i clan dei Castelli con alcuni affiliati alla ‘Ndrangheta dei Piromalli e Molè e con uomini della banda della Magliana. Casamonica  era l’addetto al recupero dei crediti, aveva rapporti con Enrico Nicoletti,il cassiere di De Pedis e soci, e negli anni Ottanta viene accusato di decina di sequestri di persone anche se in seguito verrà assolto dai giudici.

Poi negli anni del nuovo secolo viene individuato nelle indagini della magistratura: decine di arresti nel mondo di mezzo di cui si parlerà a partire dal processo già fissato a partire dal 5 novembre prossimo nella vicenda di Mafia capitale con sequestri patrimoniali da decine di milioni di euro. In casa gli trovano vasi archeologici provenienti da mezzo mondo. Un addio celebrato nel lusso che al padrino piaceva molto e che lo ha portato in una sorta di eden dei grandi uomini di mafia che sembra ricordare agli italiani che sarebbe ora di voltare pagina quando si parla dell’ancora forte e non reciso rapporto tra mafia e politica dopo più di centocinquanta anni dalla nostra unificazione nazionale.


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