Il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina: “Il 60% del cibo mondiale è prodotto da donne. Se non investiamo oggi nel futuro delle bambine e delle adolescenti sarà lo stesso Pianeta a non avere futuro”. Oggi l’evento “Starting from Girls”, con donne di vari paesi del mondo a testimoniare esperienze e progetti a sostegno delle adolescenti
Gli adolescenti sono tra i gruppi di popolazione più numerosi del mondo e destinati a crescere: tra il 2010 il 2030 passeranno dagli attuali 1.2 miliardi a 1.3 miliardi, con il maggiore incremento nell’Africa sub-sahariana.[1] Almeno la metà di essi sono ragazze. Le donne e le ragazze rappresentano in molti paesi la maggioranza della forza lavoro in campo agricolo e si stimano in circa 1.1 miliardi le donne che lavorano in agricoltura nei paesi in via di sviluppo. Spesso sono dedite alla coltivazione di quegli alimenti in grado di alleviare fame e malnutrizione e ad attività agricole a conduzione domestica, finalizzate al sostentamento del nucleo familiare.
Eppure il loro ruolo è spesso invisibile e i loro diritti non riconosciuti e non uguali a quelli degli uomini, sia per ciò che riguarda la proprietà delle terre e l’accesso al credito, sia in termini di opportunità educative anche in settori chiave come quello agricolo, formative e di presenza nei ruoli decisionali e di governo.
In molti paesi in via di sviluppo appena il 60% delle ragazze completa il ciclo di istruzione primaria e solo il 30% accede alla scuola secondaria.
1 ragazza su 3 si sposa prima dei 18 anni e 1 su 9 prima dei 15.
Ogni anno 7,3 milioni di adolescenti partoriscono.
E ogni anno 70.000 teen ager perdono la vita per cause legate alla gravidanza e al parto.
La prevalenza di HIV/AIDS è oltre due volte più alta tra le giovani di 15-24 anni rispetto ai coetanei maschi.
La mancanza di attenzione sulle giovani donne – il cosiddetto “girl gap” – non solo ha effetti devastanti sulle vite di queste donne ma è la causa prima di una bassa produzione di cibo, di scarsi guadagni e di alti livelli di malnutrizione. Si stima che assicurando alle ragazze e alle donne le stesse risorse degli uomini, il numero di bambini e persone malnutrite diminuirebbe di 100-150 milioni.
E’ anche dimostrato che a un aumento del 10% dei tassi di iscrizione delle adolescenti alla scuola secondaria, corrisponde una riduzione di circa 350.000 morti infantili ogni anno e di circa 15.000 morti materne. Inoltre una adolescente istruita impiegherà il 90% dei suoi successivi guadagni a favore della famiglia mentre un ragazzo ne utilizzerà solo il 35%.
E’ quindi cruciale investire sulle adolescenti e metterle al centro dell’ “agenda per lo sviluppo” mondiale perché sono loro la leva del cambiamento globale e il vero antidoto alla malnutrizione e mortalità infantile.
E’ il messaggio-chiave dell’evento internazionale “Starting from Girls: They are the source to trigger a change!” organizzato oggi da Save the Children, nell’ambito di We Women for Expo, la rete di donne da tutto il mondo promossa da Expo 2015 in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.
Alla giornata – durante la quale è stato presentato il documento “Starting from Girls” e diffuso un prodotto multimediale online – ha inviato una sua dichiarazione Maurizio Martina, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e per WE -Women for Expo è intervenuta Marta Dassù, Presidente Esecutivo. Tra le relatrici e relatori internazionali, rappresentanti delle istituzioni, delle Nazioni Unite, della società civile e del settore privato, sono intervenuti, inoltre: Albina Assis Pereira Africano, Ingegnere angolano e Presidente dello Steering Committee di Expo e Commissario Generale per il Padiglione Angola ad Expo Milano 2015, Rose Sakala, studentessa in agricoltura del Malawi, Mary Shawa, Segretario Principale, Ministero delle Pari Opportunità, dei Bambini, della Disabilità e della Previdenza sociale del Governo del Malawi, Eleonora Rizzuto, Responsabile CSR (Corporate Social Responsibility) di BVLGARI, Khalida Brohi, attivista e Direttore esecutivo della Sughar Empowerment Society, Pakistan, Claudio Tesauro, Presidente Save the Children Italia, Jasmine Whitbread, CEO di Save the Children International, Matthew Pickard, Direttore di Save the Children in Malawi e Daniele Timarco, Direttore Programmi Internazionali e Advocacy, Save the Children Italia Onlus.
“Il 60% del cibo mondiale è prodotto da donne. Se non investiamo oggi nel futuro delle bambine e delle adolescenti sarà lo stesso Pianeta a non avere futuro. Serve una strategia complessiva che parta dal diritto al cibo e a questo colleghi una forte azione per eliminare le disuguaglianze di genere, che oggi penalizzano ancora troppo le donne fin da piccole. Con la Carta di Milano abbiamo voluto dare un segnale chiaro, costruendo consapevolezza su questi temi e chiamando a un impegno concreto le istituzioni. È importante che un evento come Expo possa essere utile proprio per rilanciare un’azione forte come quella che oggi Save the Children propone e che non possiamo che sostenere”, ha dichiarato Maurizio Martina, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.
“Le adolescenti giocano un ruolo chiave, con il loro lavoro informale nel settore agricolo e il conseguente impatto sulla nutrizione e sicurezza alimentare delle comunità. Come madri istruite, cittadine attive e lavoratrici preparate, potrebbero rappresentare la leva più potente in una comunità per spezzare il circuito della povertà. Investendo sul loro potenziale economico e produttivo attraverso l’educazione e sostenendo politiche volte a sfavorire i matrimoni e le gravidanze precoci, le adolescenti possono dare un contributo determinante nella lotta alla povertà, alla malnutrizione e mortalità infantile.
Per questo è essenziale che ad Expo, nell’affrontare il tema del diritto universale al cibo, si ponga un’attenzione speciale alle ragazze che sono il vero motore del cambiamento! Save the Children ne è convinta e ha quindi accolto l’invito a organizzare un evento di respiro internazionale, per portare al centro dell’Esposizione e del dibattito il tema delle adolescenti, anche in coerenza con la nostra presenza ad Expo, attestata dal Villaggio Save the Children, una struttura di 300 metri quadri all’interno della quale piccoli e grandi possono fare un percorso conoscitivo sulla nutrizione infantile e sull’impatto della malnutrizione”, ha spiegato Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti.
“Se vogliamo mettere fine alla povertà estrema e alla malnutrizione, dobbiamo rimuovere le barriere che impediscono alle ragazze di esprimere e utilizzare tutto il loro potenziale. C’è bisogno di una nuova coalizione, di governi, società civile, settore privato che promuova con forza l’investimento sulle adolescenti. I nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile debbono essere la piattaforma di azione, affinché le ragazze non siano lasciate ai margini”, sottolinea Jasmine Whitbread, CEO di Save the Children International.
La sfida del Malawi all’insicurezza alimentare e alle differenze di genere
E il contrasto al “girl gap” e all’insicurezza alimentare è una sfida che vede mobilitate in prima linea le nazioni direttamente interessate, quale per esempio il Malawi, uno dei pochi paesi non presenti ad Expo e in rappresentanza del quale è intervenuta oggi, tra gli altri, Mary Shawa, Segretario permanente del Ministero delle Pari Opportunità, dell’Infanzia, della Disabilità e della Previdenza Sociale.
Nel febbraio scorso il paese ha approvato la legge sul matrimonio, divorzio e relazioni familiari che porta da 16 a 18 anni l’età minima per sposarsi e garantisce maggiori tutele e protezione alla donna sposata.
Inoltre il Malawi, dove la maggior parte della popolazione vive in aree rurali e dove le donne che lavorano nel settore agricolo rappresentano l’80% del totale dei lavoratori del settore, ha sottoscritto importanti programmi nel quadro regionale dell’Unione Africana per lo sviluppo agricolo, la salute, sicurezza alimentare e la crescita economica nei quali si fa spesso riferimento alla necessità di investire maggiormente sugli adolescenti e giovani donne/uomini.
E in Malawi Save the Children opera dal 1983 in 20 (su 28) distretti del paese, con programmi di educazione, protezione, salute e lavora anche con le madri adolescenti attraverso progetti integrati di nutrizione e sostegno all’attività agricola delle giovani donne, utilizzando approcci innovativi. E’ il caso dell’Associazione di Villaggio per il Risparmio e il Prestito, promossa da Save the Children a Chiradzulu, che offre alle mamme teen ager delle aree rurali un sistema accessibile di risparmio, prestito e reinvestimento, grazie al quale le giovani riferiscono di aver potuto costruire le loro case, commerciare il mais, pagare le tasse scolastiche e acquistare fertilizzanti.
Quasi 5 milioni i bambini e gli adulti raggiunti da Save the Children in Malawi nel corso del 2014.