Raffaele, 26 anni, è uno dei tanti ragazzi incontrati nella fiaccolata del 30 giugno, un fiume di persone che ha attraversato, in un silenzio che gridava aiuto, le strade del quartiere Tamburi, notoriamente a ridosso della fabbrica, lei, l’Ilva. Non ho contato quanti c’erano, c’era di sicuro la città che lotta, quella delle facce che non si stancano d’esserci… e l’odore di cera che riportava l’equilibrio tra i tanti pensieri che attraversavano il cuore nei mille passi dal Piazzale Democrito a Piazza Gesù Divin Lavoratore…
Raffaele parla, con rispettoso stare a margine , dell’iniziativa nata dal basso: “questa fiaccolata è stata organizzata da più associazioni e movimenti e liberi cittadini. Il tutto è partito on un incontro giorni dopo la morte di Alessandro Morricella , operaio Ilva, perché trovavamo assurdo che dopo l’ennesimo incidente all’interno della fabbrica la città nuovamente agiva con l’arma dell’indifferenza. Siamo stanchi di vivere nell’indifferenza di nostra volontà abbiamo deciso di raccogliere un po’ tutte le persone che quotidianamente si occupano della questione Taranto, sia all’interno della fabbrica che all’esterno “.
La fiaccolata ha visto delle piccole fermate in cui a prendere la parola sono state anche gli amici di Alessandro, morto perché doveva portare quel pane a casa… Quel pane amaro che adesso sa più di veleno… Come continuare a scrivere sempre e solo di morti di lavoro, sul lavoro e per il lavoro, senza sentire le dita irrigidirsi sulla tastiera , che vorrebbe raccontare di più, di una soluzione, di una via d’uscita? E quando a morire sono gli angeli, i bambini, come trovarne la motivazione?
Enzo Tosti, attivista della terra dei fuochi, mi invia un aggiornamento su nuovi scavi in quel territorio, e gravi scoperte, e doveroso diventa dirlo, scriverlo , perché quel silenzio non cali mai più sulle nefadezze di cui l’uomo è capace, e l’indifferenza di cui parlava Raffaele, non ricopra il nostro agire. Calvi Risorta, paese del Casertano, territorio bellissimo in piena campania felix, in piena terra dei fuochi, sito di grande interesse archeologico. L’ antica Cales , infatti, era una antica città romana.
In un sito industriale, l’ ex Pozzi, luogo dove circa 800 operai producevano ceramiche e igienici. Dismessa come Pozzi circa 20 anni orsono continuando come società dove comunque c’erano gli eredi di Pozzi fino a circa nel 2003-2004, anni in cui il sito veniva totalmente chiuso industrialmente, oggi di proprietà della Iavazzi , società che occupa un rilevante posto di rilievo nella raccolta rifiuti urbani fondamentale in provincia di Caserta. L’ area attualmente interessata è di circa 25 ettari,dalle dichiarazioni del generale del corpo forestale che conduce le operazioni . Enzo Tosti dice che “si tratta dunque della discarica interrata finora scoperta più grande d’Europa che, con i suoi circa duemilioni e mezzo di metri cubi di rifiuti industriali pericolosi e tossici , toglie di fatto il triste primato ai settecento di Bussi”
Sono stati rinvenuti fusti contenenti solventi chimici che al contatto con l’ aria sono andati in autocombustione , cristallizzandosi e polveri che cambiavano colore ed un odore nauseabondo. Lo scavo finora è arrivato a nove metri e continua ad uscire di tutto. Desta tutto molta preoccupazione perché anche questa volta i primi responsabili potrebbero essere, ed il condizionale è una accortezza che non dovrei usare, gli industriali della Pozzi perché la storia è uguale dappertutto. Tutti sapevano , ma nessuno parlava per non perdere il lavoro. Certo la rabbia è forte, non basta parlare più di indignazione. Ci sarebbe un primo rapporto che risale al 2008 che indica il sito come luogo di sversamento di sostanze pericolose e segnalazioni e denunce fatte dai comitati locali già da tempo.
Taranto, Calvi Risorta, Brindisi, Brescia, Trieste…luoghi di abusi in tema ambientale e vergogne umane, e silenzio per troppi anni, attendono giustizia, perché luoghi di bellezza straordinaria e di gente perbene, che ama la vita e la verità.
Taranto, ha mille e mille Raffaele, ragazzi impegnati e di forza e di voglia di cambiare, e Terra dei Fuochi ha mille e mille Enzo, come tutti i luoghi che gridano giustizia.
E noi lo scriveremo sempre e ci saremo sempre.
E quel bimbo in braccio al suo papà chiede di poter sognare come tutti i bambini del mondo. E se non si decide il luogo in cui si nasce, si può decidere di restare e di cambiarlo.
* Foto di Vincenzo Aiello