Un mese fa, a Fiuggi, Santo Della Volpe ci parlava con acutezza e profondità del pericolo di contagio delle cattive pratiche che diventano malattie endemiche, del dolore per le repressioni in Turchia e in Egitto contro la libertà di informazione, dei muri in Ungheria, delle leggi restrittive in Spagna e in Francia, della battaglia per cambiare la legge sulla diffamazione in Italia. Questi i suoi dolori accompagnati dall’incitamento al sindacati dei giornalisti e all’associazionismo democratico a sostenere le campagne internazionali contro quelle cattive pratiche per impedire il contagio. La malattia che stava indebolendo il suo fisico l’aveva messa in un angolo secondario. Era in prima linea sul terreno delle idee e della legalità democratica, come da prima ancora di esse presidente della Fnsi si era imposto nel l’impegno civile pubblico.
Ecco perché ora la notizia della morte di Santo Della Volpe sconvolge e rattrista nel profondo del cuore chi gli è stato vicino nella vita e quanti – soprattutto nel mondo del giornalismo associato nazionale e internazionale e nelle formazioni della società civile – hanno avuto modo di collaborare e di confrontarsi con lui. Mi pare impossibile doverne parlare al passato, ripensando anche al suo recente intervento pubblico sul valore della solidarietà internazionale per affermare e tutelare a ogni latitudine la libertà di espressione e di stampa. Da presidente della Fnsi, nei cinque mesi e mezzo trascorsi dal congresso che lo aveva eletto a Chianciano, non aveva mai fatto mancare il sostegno alla Federazione internazionale e a quella europea (Ifj e Efj) dei giornalisti, in campo per questo in tanti fronti caldi (dall’Egitto, alla Turchia, dalla Somalia all’Iraq) e in Paesi Europei, dove in nome della sicurezza si stanno varando norme liberticide.
“Sarò presidente di tutti, mettendo al centro diritti e doveri dei giornalisti e qualità dell’informazione” aveva detto al congresso di Chianciano della Fnsi, riproponendo ai primi punti della sua agenda “la battaglia contro i limiti alla libertà di tutti della legge sulla diffamazione” in discussione nel nostro Parlamento. E’ soprattutto questa la cifra della sua militanza storica di giornalista e cittadino, arrivato ai vertici Fnsi con lunga pratica professionale arricchita dalle esperienze di socio fondatore di Articolo21 e di socio e poi vicepresidente di Libera.
Sul piano umano – pure fiaccato dalla malattia – l’ho visto reagire con straordinaria sensibilità umana a qualsiasi evento, fiducioso di poter incoraggiare le speranze di dignitoso futuro. Più sofferente per i patimenti degli altri che per i suoi malanni, che quasi metteva in un canto. Un abbraccio sentito.
Alla famiglia e alla Fnsi i sentimenti del profondo cordoglio personale, cui si sono unite la Ifj è la Efj (Federazioni Internazionale e Europea dei Giornalisti), con in testa i rispettivi presidenti, Jim Boumelha e Mogens Bierregard, e numerosi sindacati di categoria del mondo a cominciare dall’Asociación Nacional de Periodistas del Perú (Anp).
Un saluto caro, Santo