Il 24 luglio il Consiglio costituzionale della Francia ha dato via libera alla maggior parte della legge sulla sorveglianza, approvata in tutta fretta dal parlamento all’indomani degli attentati di gennaio a Parigi. “La decisione del Consiglio costituzionale costituisce un duro colpo ai diritti umani in Francia. Le misure previste dalla legge sono palesemente sproporzionate. Gran parte della popolazione francese potrebbe prima o poi ritrovarsi sotto sorveglianza per motivi ignoti e senza autorizzazione giudiziaria” – ha dichiarato Gauri van Gulik, vicedirettrice del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
“Abbiamo denunciato la sorveglianza di massa da parte delle agenzie per la sicurezza di Stati Uniti e Regno Unito. Ora le autorità francesi vogliono imitarle, intercettando ed entrando nelle comunicazioni personali a loro piacimento” – ha aggiunto van Gulik.
Due giorni prima della sentenza del Consiglio costituzionale, il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite aveva giudicato “eccessivamente ampi” i poteri di sorveglianza previsti dalla legge. Contrariamente a quanto il Comitato aveva auspicato, il Consiglio costituzionale non ha cancellato la parte della legge che consente al primo ministro, e non al giudice, di disporre la sorveglianza né si è pronunciato sulla costituzionalità dei motivi, elencati nella legge, per cui si possono intercettare le comunicazioni.
Amnesty International, che insieme ad altri gruppi francesi per i diritti umani aveva perorato la causa dell’incostituzionalità della legge, ritiene che quattro siano i punti maggiormente problematici:
- la legge consente al primo ministro di autorizzare misure invadenti di sorveglianza per ragioni ampie e generiche, quali gli “importanti interessi di politica estera”, la protezione di “interessi economici, industriali e scientifici” e la prevenzione della “violenza collettiva” e della “delinquenza organizzata”;
- la legge prevede l’uso di strumenti di sorveglianza di massa che possano intercettare le conversazioni tramite telefono cellulare ed entrare, a scopo di contrasto al terrorismo, nelle “scatole nere” dei fornitori di servizi Internet, per raccogliere e analizzare i dati personali di milioni di utenti della Rete;
- la legge è priva di supervisione indipendente. Invece di ottenere l’approvazione di un giudice, il primo ministro deve solo chiedere il parere non vincolante di un nuovo organismo, il Comitato nazionale sulle tecniche di controllo dell’intelligence;
- la legge renderà molto difficile, se non impossibile, rendersi conto se si è spiati illegalmente così come rivelare e denunciare gli abusi dei poteri di sorveglianza.
Il Consiglio costituzionale ha cancellato una delle parti più controverse della legge, che avrebbe permesso l’intercettazione di comunicazioni “inviate all’estero o ricevute dall’estero”, in pratica ogni forma di comunicazione via Internet. È stata anche annullata la parte che conferiva ai servizi di sicurezza poteri di sorveglianza senza neanche l’autorizzazione del primo ministro in caso di “minacce incombenti”.
“La legge è una clamorosa violazione dei diritti umani, riconosciuti a livello internazionale, alla privacy e alla libertà d’espressione. Chiunque intendesse indagare sull’operato del governo francese o di aziende francesi o persino volesse organizzare una manifestazione, potrebbe finire sotto sorveglianza” – ha dichiarato Geneviève Garrigos, direttrice di Amnesty International Francia.