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Istanbul: getti d’acqua e proiettili di gomma per fermare il Gay Pride

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Ci sono giorni, d’estate, in cui l’arsura pomeridiana sembra prendere il sopravvento. I raggi del sole bruciano la terra sino ad essicarne l’essenza, mentre uomini e animali rifuggono la luce per cercare refrigerio nell’ombra. Ci sono giorni, d’estate, in cui solo la pioggia è sinonimo di vita e il suo passaggio viene festeggiato dal cielo con lo spuntare dell’arcobaleno.

Domenica 28 giugno, a Istanbul, l’arcobaleno era nato spontaneamente, senza bisogno di alcun temporale. Le strade si erano tinte dei suoi sette colori caratteristici, rieccheggiando un messaggio di pace e libertà declinata in ogni possibile accezione. La tredicesima edizione della marcia per i diritti Lgbt in Turchia, era infatti l’occasione ideale per tutti quei manifestanti che avevano deciso di sventolare fazzoletti e bandiere per riallacciarsi al recente riconoscimento costituzionale dei matrimoni gay negli Stati Uniti.

Il corteo, regolarmente autorizzato, sarebbe dovuto sfilare per via Istiklal sino a raggiungere Gezi park, simbolo dei sit-in non violenti e della massiccia repressione applicata dalle forze dell’ordine nel 2013. Utilizzo il condizionale perché ancora una volta il governo Erdogan ha dimostrato al popolo turco di vivere in un paese saldamente controllato da un’amministrazione centrale aggressiva e votata alla repressione.
Il Gay Pride è infatti stato interrotto da una scarica di lacrimogeni, proiettili di gomma e getti d’acqua che hanno disperso la folla in brevissimo tempo. Arroccatisi sui tetti dei Bazar, i manifestanti hanno cercato di scendere a patti con la polizia, ma i velleitari tentativi diplomatici sono stati soffocati nel silenzio incondizionato.

Alcune agenzie hanno cercato di giustificare le motivazioni della scelta in relazione al contemporaneo Ramadam, mese sacro ai Musulmani, per molti dei quali l’omosessualità rappresenta ancora una malattia riconducibile al “delitto d’onore” (prassi applicata tutt’ora in numerosi villaggi dell’entroterra).Tali giustificazioni vanno lette tuttavia in chiave politica, come sinonimo di un governo che si sente in dovere di inquadrare chiunque la pensi diversamente.
È stata la prima volta in cui un arcobaleno abbia rappresentato il preludio di un temporale. Le bombe a gas hanno alzato cupi nuvoloni all’interno dei quali i proiettili hanno squarciato come tuoni gli scrosci di una pioggia in formato getti. È stato il primo temporale dopo un arcobaleno e, posto che si è trattato di un’eccezione alla regola, è lecito aspettarsi il prossimo sopraggiungere di un ciel sereno.


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