“Ritorno al passato”, questo potrebbe essere il titolo di una fiction, speriamo non di successo, dedicata al tempo presente. Dopo tanto ciarlare di volte e svolte buone per la Rai, già si profila, senza suscitare grande scandalo, il ritorno a quella Legge Gasparri che il centro sinistra tutto, Pd compreso, definì la “Legge Berlusconissima”.
Per carità di spazio e per rispetto a chi legge risparmiamo un lungo elenco di citazioni. Allo stesso modo per regolamentare l’uso delle intercettazioni torna alla ribalta la vecchia legge bavaglio, quella che voleva dare una stretta all’uso e alla pubblicazione delle intercettazioni, tanto cara ai fedelissimi dell’ex cavaliere.
Ogni qual volta corruzione e malaffare emergono dal nero della politica e dei media, compare chi vorrebbe eliminare la febbre spezzando il termometro o nascondendo la polvere sotto il tappeto.
Così un deputato del Ncd ha proposto di punire, anche con il carcere, chiunque raccolga dichiarazioni o immagini “in modo fraudolento” e su argomenti non oggetto di inchieste giudiziarie.
Come sempre il diavolo si nasconde nel dettaglio. Cosa significa in modo fraudolento? Gli inviati di Report, di Presa Diretta, delle Iene, per fare solo qualche esempio, che indagano sulla corruzione o su traffici illeciti, potranno usare i più sofisticati sistemi di ripresa e di registrazione o dovranno annunciarsi al corruttore di turno?
Se, in qualsiasi modo, entreranno in possesso di materiali di pubblica rilevanza potranno pubblicare o rischieranno il carcere?
Se dalle loro inchieste deriveranno gli opportuni provvedimenti da parte della magistratura, saranno passibili di sanzione per aver indagato “in modo fraudolento” su vicende non oggetto di indagini giudiziarie?
Non si tratta di paradossi, ma delle inevitabili conseguenze quando si vuole legiferare in modo vendicativo, magari per colpire quei pochi cronisti e quelle poche trasmissioni che ancora si dedicano al giornalismo di inchiesta e di civile denuncia. Per altro le eventuali ipotesi di reato sono già regolate dalla legge e nessuno può impedire all’ipotetico diffamato di chiedere rettifiche e danni.
L’eventuale stretta sulle intercettazioni sarebbe ancora più in grave in un paese che non ha voluto risolvere il nodo delle querele temerarie e ha il più alto numero, nella Europa comunitaria, di cronisti minacciati e costretti a vivere sotto scorta, come ha documentato anche l’ultimo rapporto stilato dall’ Associazione Ossigeno. Per altro la stessa Corte di Strasburgo ha di recente assolto due reporter della tv pubblica svizzera che “in modo fraudolento” avevano carpito dichiarazioni utili a colpire un accordo di cartello stretto tra compagnie di assicurazioni ai danni dei cittadini. Per la Corte il diritto ad essere informati dei cittadini e a non essere truffati, è da considerarsi prevalente su ogni altra valutazione.
Il ministro Orlando, e di questo gli va dato atto, ha già espresso le sue perplessità su questo tipo di proposta e sulle relative sanzioni. Le opposizioni annunciano battaglia. I 5 Stelle hanno attuato l’ostruzionismo nella sede della commissione giustizia della Camera. Sinistra e Libertà non ha mai condiviso la logica del bavaglio. Nel Pd non mancano perplessità e dissensi.
Speriamo che, almeno in questa occasione, il “ritorno al passato”, resti solo un fastidioso incubo.
In ogni caso chi non ha mai apprezzato le leggi Gasparri e le leggi bavaglio non commetta l’errore di cambiare opinione solo perché è mutato il nome del presidente del Consiglio e la composizione delle maggioranze di turno.
Quello che non ci piaceva ieri, non c’è ragione di farcelo piacere oggi.