Medio Oriente e Nord Africa la regione più pericolosa. Tra gli indicatori che hanno subito un peggioramento il numero di rifugiati
Numero di rifugiati e sfollati interni, morti a causa di conflitti locali, impatto del terrorismo: sono questi i tre indicatori che nel 2014 hanno subito il peggioramento maggiore nella scala della pace globale, contribuendo a far definire ancora una volta la Siria paese più pericoloso del mondo, seguita da Afghanistan e Iraq. A stabilirlo è il Global Peace Index 2015, sviluppato dall’Institute for Economics and Peace, che analizza la condizione di 162 paesi sulla base di 23 indicatori raggruppati sotto tre categorie: livello di sicurezza, conflitti locali e internazionali in cui il paese è coinvolto, livello di militarizzazione.
Se nel 2014 81 paesi sono saliti nella scala della “pace” e 78 sono scesi mantenendo i livelli generali stabili rispetto all’anno precedente, è stato registrato a livello globale, d’altra parte, un incremento drammatico dell’intensità dei conflitti armati locali: in quattro anni si è passati da 49 mila vittime (2010) a 180 mila (2014). Conflitti civili e attività terroristiche rendono la regione del Medio Oriente e Nord Africa (Mena) la meno sicura, con Siria, Iraq, Sudan, Libia, Israele, Yemen e Libano (elencati dal più al meno pericoloso) che rientrano tra i 20 paesi in fondo alla classifica del Global Peace Index. Tra questi anche il paese in cui nel 2014 è stato rilevato il maggior peggioramento: la Libia, dove l’inasprimento del conflitto interno e del rapporto coi paesi vicini e l’ingresso di armi hanno portato a un sensibile deterioramento delle condizioni di sicurezza.
Per la Siria, inoltre, il 2014 è stato l’anno peggiore dall’inizio della guerra: almeno 72 mila persone hanno perso la vita, facendo sì che il conflitto siriano producesse, nell’anno passato, il numero di vittime più alto del mondo. A rendere il paese così pericoloso diversi fattori: gli scontri tra le forze di Assad e le milizie dell’opposizione, tra il governo e lo Stato islamico e tra le altre milizie e lo
Stato islamico; questa pluralità di conflitti, inoltre, ha costituito terreno fertile per il rafforzamento territoriale dell’Isil.
Le persone costrette ad abbandonare la propria casa hanno superato i nove milioni e mezzo, sei milioni e mezzo si trovano ancora all’interno del paese.
Abbandonando il Mena e spostandoci in Asia meridionale troviamo, invece, tra gli ultimi venti classificati a livello globale Afghanistan, Pakistan e India, mentre nell’Africa sub-sahariana compaiono Sud Sudan, Repubblica dell’Africa Centrale, Somalia, Repubblica democratica del Congo e Nigeria. Guardando alla classifica qui a fianco, dunque, non sorprende che secondo i dati di Eurostat nel 2014 tra i dieci paesi di provenienza principali dei richiedenti asilo nell’Unione europea troviamo Siria, Afghanistan, Eritrea, Pakistan, Iraq, Nigeria e Somalia.
La loro meta, l’Europa, è la regione più pacifica del mondo, con 15 paesi tra i venti dove il livello di pace è maggiore. «Il 2014 è stato marcato da trend contraddittori: in una mano il raggiungimento da parte di molti paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di alti livelli di pace, nell’altra in nazioni dilaniate da conflitti, specialmente nel Medio Oriente, è aumentata la violenza – commenta Steve Killelea, fondatore dell’Institute for Economics and Peace – Ciò costituisce una grave preoccupazione, poiché diventando sempre più ingestibili questi conflitti possono contribuire alla diffusione del terrorismo in paesi terzi».
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