Forse, tra le riflessioni che si possono fare all’indomani del voto greco , merita un posto di rilievo quella relativa alla tante dichiarazione di uomini di banca – neanche tutte di istituti europei -. e di finanza . Dichiarazioni prive di sfumature e ambiguità , come si conviene al taglio professionale ed alla missione di questi soggetti , legittimamente e doverosamente rivolti al profitto e alla quadratura dei conti , ma veri intrusi nel dibattito politico sul tema. Perché dovrà tornare ad essere un dibattito politico ,quello sull’Europa.
E’ , questo , solo uno dei segnali , inquietanti ,della involuzione progressiva della esaltante costruzione sovranazionale che voleva un ‘Europa non solo contenitore , ma soggetto politico a sua volta : autonomo e sovranazionale , capace di assorbire le energie dei paesi membri e convogliarle nella direzione di obiettivi comuni di benessere ,solidarietà ,collegialità , parità , fratellanza , democrazia. Una costruzione che nasceva dalle ceneri dell’orrore di una guerra tra gli stati del vecchio continente , capaci di prodezze che non sfigurano a fronte di quelle strazianti del cosiddetto ” stato islamico ” .
Per chiarezza , in questa breve riflessione non rientra alcuna valutazione di tipo economico e sociale : ad esclusione di quelle di tipo umanitario , relative ai livelli di vita di popoli , come quello greco , che sembrano pericolosamente orientarsi verso il regresso delle condizioni primarie di cura della salute ,di benessere minimo , addirittura dello sviluppo fisico corretto dei bambini in tenera età e della dignità delle persona anziane.
Si può osservare come le dichiarazioni politiche degli” europeisti” – mentre montano quelle degli antieuropeisti -,anzichè dominare la scena , si mescolino senza imbarazzo a quelle di banchieri e finanzieri : ma ,come non bastasse , quelle degli uomini di governo dei paesi membri rivelano soprattutto intenti ad uso interno dei rispettivi paesi , dirette a rassicurare i propri cittadini ed elettori, ma assai carenti sotto il profilo dello spirito comune e comunitario. Di quelle delle alte cariche istituzionali europee , impressionano soprattutto la inopinata e deprimente assenza di terzietà verso gli stati membri , un ulteriore vistoso segno di regresso democratico e istituzionale .
Della solidarietà , della collegialità , della parità , dello stato di benessere comune , del rispetto delle regole democratiche si trova ben poco in quelle dichiarazioni , come poco si rinviene nei tanti silenzi che hanno accompagnato l’esito del voto di ieri.
Va dato atto al nostro capo dello Stato di parole chiare , tempestive , giuste , ispirate ad un europeismo di stampo originario , in cui risuonano nitidamente espressi i concetti di collegialità , di parità e di solidarietà , ed emerge la novità dello scenario. Del capo del nostro governo , cominciano a farsi chiari solo ora i pensieri e le intenzioni , che sembrano oscillare tra le non felicissime dichiarazioni del pre-voto ,e l’impegno verso una rinnovata collegialità che traspare dai soliti imprecisati “ambienti ” di palazzo Chigi .e da una – solennizzata oltre il dovuto-convocazione a palazzo Chigi del ministro dell’economia , non proprio un atto di straordinaria amministrazione.
Si può pensarla come si vuole ,sul referendum greco: quello che non si dovrebbe negare è che la spinta al cambiamento è più forte oggi di quanto non lo fosse prima del voto , più necessaria. Forse , invece , non è così estesa come si vorrebbe far credere la disponibilità al cambiamento
Se i singoli paesi hanno bisogno di riforme , per il vecchio continente quella di un cambiamento radicale , in cui i banchieri ,e per molti versi nemmeno gli economisti dovrebbero monopolizzare il dibattito ,è una vera emergenza ,nel senso di un ritorno affinato ed aggiornato allo spirito del passato , con unica alternativa una disgregazione intorno alla quale già volteggiano affamati avvoltoi. Un ritorno al passato anche questo , ma un passato cupamente diverso. Soprattutto oggi , dopo quel voto per molti versi sconvolgente del popolo greco , che sembra aver attizzato il fuoco di pericolose ritorsioni , in quel minaccioso ” diciotto contro uno ” del presidente del parlamento europeo , arbitro poco imparziale della dialettica europea .
Se suona retorico il richiamo di una Grecia a cui tutta l’Europa , e non solo ,deve molto in termini di democrazia , non esalta l’immagina di una unione che esibisce senza imbarazzo tra i propri membri – quelli con il dito puntato – paesi sospettati di pratiche fiscali non proprio solidali verso i popoli ed i cittadini.