Continuando nella nostra ricerca di risposte per i sempre più numerosi malati d’azzardo, ci si rende conto che chi accede alle cure e chiede aiuto sono i numerosi familiari e non i malati stessi. I dipendenti d’azzardo faticano a farsi prendere in carico perché questa malattia spegne in loro ogni volontà e ogni forza per risalire la china: sono certi di farcela da soli, di non avere bisogno di nessuno, di poter riprendersi i soldi persi e… continuano a distruggersi e a distruggere.
Oggi chi si ammala prosegue imperterrito il suo percorso trascinando nel baratro chiunque gli stia attorno; quando pensiamo alle spese che dovremmo sostenere con l’azzardo, allora, non possiamo far finta che tutto ciò non esista, dobbiamo allargare lo sguardo soprattutto alle cure che necessitano i familiari! In Italia l’azzardo di massa legalizzato sta spegnendo una categoria molto delicata della nostra società: gli anziani. Mai nessuna droga si era permessa di intossicarci gli anziani, le bandiere storiche del nostro paese, coloro in grado di aiutarci nella narrazione storica e che conservano la memoria del nostro passato.
Il problema non è il proibizionismo o meno o il numero di giocatori patologici, questi sono discorsi da bar, bassezze culturali che fanno comodo perché sviano il problema e allontanano le persone dalla sofferenza umana. Come possiamo permetterci di minimizzare questa piaga dalle colonne dei giornali? Con che coscienza guardiamo questo dramma che sta rovinando le persone? Con che diritto ci limitiamo a cercare lo scoop o i facili consensi?
Pensate a Marcello 60 anni, sposato con una moglie, Maria, di 57 anni che oggi è in terapia psicologica e rischia di perdere il lavoro a causa delle continue assenze per malattia. Vede giorno dopo giorno suo marito dilapidare i loro soldi, spegnere l’affetto per lei e soprattutto distruggere tutto quello di caro che hanno costruito: la loro famiglia. Ogni momento l’oggetto di continua discussione familiare è l’azzardo, il prezzemolo di tutti i discorsi è il continuo tentativo di smascherare le bugie.
Oltre alla moglie ci sono i suoi due figli Marco e Giulia di 24 e 25 anni che si arrabbiano perché non accettano di avere un padre dipendente eternamente lontano dalla realtà e dalle loro vite. Entrambi frequentano l’Università ma la testa non è connessa: Marco non riesce più a dare esami sommerso dalle preoccupazioni mentre Giulia oramai si sta allontanando dalla famiglia che sempre più fatica a riconoscere come sua, passa sempre più tempo fuori casa con il ragazzo e il suo pensiero è altrove…
In questa soffocante ragnatela familiare ci sono anche il papà e la mamma di Marcello che stanno oramai terminando la loro corsa terrena e soffrono nel vedere loro figlio distruggere la propria vita e quella della sua famiglia. Soffrono nel pensare alla sofferenza dei nipoti, il loro futuro generazionale. Non dimentichiamo poi i genitori di Maria, anch’essi anziani, che continuamente vivono nel terrore che qualcosa di grosso possa capitare.
Oltre a ciò pensiamo poi a quanto l’azzardo e le problematiche ad esso correlate stanno influenzando tutto il loro contesto relazionale… Quando ci permettiamo di ‘dare i numeri’ quindi non dimentichiamoci questa storia, moltiplichiamo questa catena di sofferenze per tutti i volti che giornalmente ci chiedono aiuto e poi triplichiamo il tutto pensando a chi sta male e resta nascosto nell’ombra.
Che futuro possiamo ipotizzare quindi per la nostra Italia? I costi di tutto questo chi li considera e, soprattutto, chi li pagherà? Care lobby definire le spese per l’azzardo necessita un’analisi sicuramente ben accurata non circoscritta al solo malato che non si sente tale e spesso non chiede aiuto. Pensare all’azzardo ed analizzarne i costi richiede necessariamente di andare oltre la sanitarizzazione del problema. Togliamo dai territori questa morfina sociale o ne pagheremo caro il prezzo, e più di noi lo pagheranno i nostri figli!!!
@simonefeder