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Rai, il festival delle occasioni perdute

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Sulla riforma Rai sta per andare in onda l’ennesimo festival: quello delle occasioni perdute. Alla vigilia dell’esame della proposta in aula al Senato, infatti, la delusione è forte. Soprattutto perché il testo che arriva in aula è l’esatto contrario di quello che aveva annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Del superamento della legge Gasparri e della Rai liberata dal controllo della politica, infatti, si è persa ogni traccia. Il testo che approda al Senato peggiora persino la proposta iniziale perché viene appesantito da emendamenti che – se approvati – farebbero legittimamente pensare che la nuova legge sia di fatto una Gasparri bis.

La novità che si vorrebbe introdurre – la nomina di un amministratore delegato al posto dell’attuale direttore generale – ha un rilievo puramente semantico. Soprattutto se si considera il forte potere di condizionamento dell’operato dell’a.d. che si intende assegnare al consiglio di amministrazione. I cui membri, inutile sottolinearlo, saranno diretta espressione della politica: due nominati dalla Camera, due dal Senato, due dal Governo.

Bastano questi esempi per comprendere che la direzione verso cui si sta andando è opposta a quella annunciata dal presidente Renzi. Sarebbe auspicabile che si ripartisse dalle sue parole: liberare la Rai dalla politica, superare la legge Gasparri. Occorre quindi fermarsi. E ripartire, semmai, da una prospettiva più ampia: la riforma del Sistema integrato delle Comunicazioni. Si tratta di un passaggio ineludibile perché ha ricadute sulla vita di numerose aziende, soprattutto nel sistema editoriale. Affrontato questo passaggio, si potrebbe poi passare alla riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, inquadrandola in una visione europea. Proprio come annunciato dal presidente Renzi.


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