Non so se vi siano giornalisti al mondo che stanno scontando condanne più lunghe di quella inflitta nel 1999, da un tribunale dell’Uzbekistan, a Muhammad Bekzhanov. Bekzhanov, capo redattore di Erk, l’organo d’informazione dell’omonimo partito di opposizione bandito dalle autorità uzbeche, era stato rimpatriato dall’Ucraina il 18 marzo di quell’anno. Un mese prima Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan, era stata sconvolta da una serie di attentati. In un mese di interrogatori in isolamento e sotto tortura, mediante pestaggi, soffocamenti e uso della corrente elettrica, gli inquirenti “convinsero” Bekzhanov ad ammettere di aver collaborato col leader di Erk in esilio, Muhammad Salih, a organizzare gli attentati di febbraio.
Il 18 agosto 1999, Bekzhanov è stato condannato a 15 anni di carcere. Avrebbe dovuto essere rilasciato alla scadenza della pena ma, poco prima, è stato nuovamente processato e condannato a quattro anni e otto mesi per una presunta violazione del regolamento interno della colonia penale di Kasan, dove è tuttora detenuto. In Uzbekistan la tortura è all’ordine del giorno ed è sostanzialmente impunita. Le opportunità d’investimento economico, il commercio di armi e la posizione geografica del paese (le cui basi aeree sono state usate dalle truppe Nato della Germania impegnate in Afghanistan) spingono le potenze occidentali a chiudere entrambi gli occhi. Per aver denunciato che i dissidenti venivano bolliti vivi in vasche di acqua bollente, una decina d’anni fa l’ambasciatore britannico in Uzbekistan perse il posto e la carriera.
Cina e Russia considerano il governo un alleato importante nella lotta contro la penetrazione del terrorismo di matrice islamista. Ecco perché del giornalista Bekzhanov e di tantissimi altri detenuti condannati dopo essere stati torturati, interessa a pochi. Nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale per le vittime di tortura, Amnesty International ha rilanciato il suo appello alle autorità uzbeche per ottenere il rilascio di Bekzhanov. Può essere firmato qui: http://www.amnesty.it/uzbekistan_Bekzhanov.htlm