ROMA – “Tunisia, Kuwait e Francia sono al centro di terribili e feroci attentati.
Se nel caso francese la matrice dell”attentato è per ora più incerta, non vi sono dubbi che i 25 assassinati dal kamikaze in Kuwait e la strage di Sousse in Tunisia facciano parte dell”offensiva sanguinosa che l’Isis ha deciso di scatenare proprio in occasione del Ramadan. Ancora una volta si colpisce la Tunisia. Non a caso”. E’ l’Arci a sottolineare che “è qui che la primavera araba ha dato i frutti più duraturi”. “E’ qui che il fondamentalismo religioso non ha sfondato. E’ qui che le istituzioni e la società civile si ergono a barriera dei nuovi spazi democratici. Tutto questo -si legge in una nota- si oppone di fatto alle mire espansionistiche del califfato. Quindi deve essere abbattuto. E’ una logica crudele che non conosce remore. La Tunisia viene colpita in uno dei punti chiave della sua economia: il turismo. Purtroppo il Consiglio europeo é più impegnato in una vera e propria guerra contro i migranti piuttosto che a trovare un nuovo piano per fermare l’Is ed aiutare la democrazia nella regione mediterranea”.
“Ma difendere la democrazia in Tunisia dev”essere una priorità assoluta, nello stesso interesse dell’Europa, perché è dalla frustrazione sociale e dalla mancanza di lavoro che traggono alimento le culture violente e reazionarie”.
“Per questo -prosegue l”Arci- l”Europa dovrebbe sollevare dal debito quel paese, debito accumulato durante la dittatura di Ben Alì, il pagamento dei cui interessi privano la Tunisia di qualsiasi possibilità di investimenti pubblici per l”occupazione. Vanno fermati gli accordi di libero scambio completo e approfondito (ALECA), che aprono all”invasione delle multinazionali e distruggono la fragile economia locale”. “Questo serve -viene rilevato- per fermare anche il terrorismo, di sicuro non un nuovo intervento militare, dal momento che sono stati i precedenti ad alimentarlo. Insieme a una lucida politica di pace, di cooperazione e di solidarietà. E” ciò che manca e per cui ci battiamo”.