Terra dei fuochi, quel  fiume in piena

0 0

Enzo tosti , presidente dell’Associazione “Laboratorio di idee Massimo Stanzione” di Orta di Atella, un paese del basso casertano, confinante con il comune di Fratta Minore della provincia di Napoli, racconta di un  fiume  in piena  nell’area del clan dei Casalesi, che  hanno imperato per anni nella  terra  attenzionata più volte dalla magistratura.

“La mia associazione ha aderito nel 2012 al Coordinamento Comitati Fuochi, l’insieme di 70 associazioni delle province  di Caserta e Napoli. Io sono uno dei referenti di questo coordinamento,che nasce a luglio del 2012, e cerca di coordinare le azioni dei comitati presenti su tutto questo territorio. Ha uno statuto e un regolamento, ed è suddiviso per aree di intervento , attualmente 7, ed ogni area è composta da tante associazioni  ed esprime un  referente.  Quello che accomuna tutte le associazioni nel Coordinamento  Comitati Fuochi è la grande vertenza  ambientale  in Terra dei Fuochi. Tutte  queste associazioni vivono in Terra dei Fuochi, termine che nasce nel 2002/2003, nel primo rapporto sulle ecomafie fatto da Legambiente, in riferimento al fenomeno dei roghi” .

Le persone interessate a questo fenomeno sono circa  un milione e seicentomila, che se paragonate in termini di numero di abitanti della Campania, circa cinque milioni e ottocento milioni,   diventano un numero impressionate di vite in pericolo.  Questo fazzoletto di terra chiamato tristemente “Terra dei Fuochi” , in parte, era un vecchio SIN, sito di interesse nazionale,  ora declassato a SIR, sito di interesse regionale, non perché la situazione fosse migliorata, ma perché lo Stato ad un certo punto se ne è lavato le mani.

“Questa zona è la zona di forte influenza Casalese,  dei Clan dei casalesi, perché dobbiamo fare una differenza. Casal di Principe è un paesino  e i suoi abitanti si chiamano casalesi, ma sono persone per bene . In Italia impropriamente si parla di Casalesi, e per questo serve un distinguo, e parlare di Clan di Casalesi che aveva ed ha ancora, infuenza   in queste   aree , le  prime ad essere state inquinate , zone straordinarie, bellissime,  in cui ci sono siti archeologici romani. Nel  mio paese c’era una villa virgiliana,  i Romani venivano in queste aree a riposarsi,  c’è un sito archeologico , l’antica Atella  totalmente abbandonato dallo Stato e dalle istituzioni e Atella nasce 300 anni prima  della fondazione di Roma. Stiamo parlando dunque di zone di altissimo interesse culturale ed archeologico. Questa terra è stata letteralmente violentata , inquinata in una maniera inaccettabile”.

Molte di queste associazioni, molti cittadini adesso attivisti, non nascono con l’esplosione mediatica della terra dei Fuochi,  ma avevano già interesse per l’ambiente anni addietro. I contadini sono stati vittime per primi di questo sistema. Massacrati, subendo  furti, devastazioni per non voler sottostare a certe logiche, spesso minacciati , e qualcuno s’è anche venduto.
Enzo racconta di come nel 1995 si girava nelle campagne con una telecamerina per capire che accadesse , cercando di comprendere cosa fossero quei cumuli di polveri, senza capirne la provenienza. Poi fu chiaro che erano le polveri delle fonderie,scaricate  nelle campagne, a cielo aperto. In quel periodo erano in pochi a dirlo e non era ben chiaro cosa stesse accadendo  Si parla di 35 anni di veleni  versati in questa terra, partendo dagli anni 80.  Si andava dai carabinieri e spesso una delle tante risposte era che c’erano cose più importanti da fare, o  “non ci possiamo occupare della monnezza”, per far capire come le istituzioni allora fossero assenti, inadeguate, impreparate e a volte anche colluse.

“I contadini di Acerra, nel 93/94, denunciarono con un volantino  dei signori che arrivavano nelle loro campagne  e proponendo come compost , una sorta di fertilizzante, della roba, gratuitamente  dicendo di provarla.  A prima vista i contadini vedevano che qualcosa non andava nella composizione di questa roba e rifiutavano . Chi rifiutava veniva minacciato , gli rubavano  il trattore, gli tagliavano le piante , chi accettava inizialmente riceveva anche soldi. Quando,  resisi conto che erano fanghi industriali , si  rivolsero ai carabinieri di Acerra. Ma dopo mezz’ora dalla denuncia in contadini si trovavano i delinquenti nel campo. E’  cominciata la paura . Stiamo parlando di uno Stato inadempiente , inadeguato in alcune sue parti  e in altre sue parti colluso”.

Questa è la storia di questa terra , una piccola parte di essa, raccontata una sera di giugno da Enzo Tosti, a casa di una delle mamme dell’Associazione “Noi genitori di tutti”, in cui  si deve   rispetto  ad una assenza, quella di Antonio, nove anni, vittima di tutto questo, volato via per un male contratto  sicuramente in quella terra, inquinata nell’anima da chi ha tenuto il silenzio su tutto, ma incapace di stare zitta.
Ed Enzo è un fiume in piena,  e racconta tutta una serie di cose che ad ascoltarlo sale la rabbia di chi scrive, che vive in terra di Ilva, che solo il 12 giugno, ha visto un’altra vittima, Alessandro, morto per una colata di ghisa , nella fabbrica che questo stesso Stato dice di voler salvare.

Il 16  novembre 2013 ,  130 mila persone sono scese  per strada , Il fiume in piena, una manifestazione nata dalla grande indignazione e poi emozione  per le morti dei bambini di cui i media davano notizia. La rabbia della gente è diventata forte.  Il coordinamento ha solo raccolto questa rabbia ponendosi il problema  di fare rete. Ora dall’emozione si deve passare ai contenuti. Coalizzare la rete non è semplice, ma si deve iniziare, partendo dal basso, con la gente comune. Serve contaminare le persone del coraggio e della forza.
La legge sulla Terra dei Fuochi , del febbraio 2014, inadeguata, che fa un po’ acqua da tutte le parti,  contiene il riconoscimento  per la prima volta da parte dello  Stato che esiste  Terra dei Fuochi,  e nella legge c’è anche Taranto e i famosi  milioni di euro  per gli screening  di cui ancora non si vede nulla.
Enzo ribadisce che questo riconoscimento di uno status per Terra dei Fuochi e Taranto è una vittoria per i comitati che lottano in queste terre.
La crescita esponenziale della consapevolezza su ciò che stesse accadendo in questa terra ha prodotto la legge sugli ecoreati,  anche questa legge con tanti punti oscuri, ma che è un dato di fatto, non sarà retroattiva, ma  è una realtà.

“Noi attivisti dobbiamo far crescere questa consapevolezza nelle persone, siamo diventati esperti e i saperi devono diventare i saperi di tutti”.

I comitati campani insieme ad altri comitati di regioni del sud stanno cercando di creare una rete inizialmente del centro sud, per le zone in cui ci sono criticità ambientali.  Ce ne sono tantissimi e questa è una vittoria. Enzo ci tiene a ricordare che   “Come Coordinamento  abbiamo contribuito alla costruzione di una rete ancora più ampia coinvolgendo qui in Campania alte realtà in lotta “Coalizione stop Biocidio “, e chi scrive ci tiene a ricordare a chi crede che Terra dei Fuochi, come Taranto e Ilva/fabbrica di non solo acciaio, ma di inquinanti veleni , che tutto ha senso.
E il senso di scrivere di Enzo e delle lotte dei suoi amici attivisti sta nella ricerca sempre e solo della verità, quella che libera e non imprigiona mai, che rende giustizia agli angeli divenuti fotografie nelle case delle loro famiglie, immagini scolpite nel cuore di chi un solo istante ha incrociato i loro occhi.

* Foto Mauro Pagnano


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21