Secondo l’Aidos, tante sono le ragazze nate in Italia da genitori stranieri sono state costrette a tornare nel Paese d’origine per sposarsi. Ogni anno nel mondo si celebrano 60 milioni di matrimoni forzati (nel 2020 saranno 140 milioni). 70 mila giovani perdono la vita a causa di gravidanze precoci
ROMA – Ogni anno si celebrano nel mondo 60 milioni di matrimoni forzati, una cifra che potrebbe salire a 140 milioni nel 2020. Sono i dati presentati questa mattina dall’Aidos, Associazioni italiane donne per lo sviluppo, durante la conferenza “Avevo 12 anni quando è venuto un uomo a chiedere la mia mano: spose e madri bambine come fenomeno globale”, promossa dal Gruppo parlamentare “Salute globale e diritti delle donne”. Un fenomeno a cui neanche l’Italia è immune: 2 mila ragazze, nate nel nostro Paese, sono state costrette a sposarsi negli stati di origine.
Secondo Pia Locatelli, coordinatrice del Gruppo Parlamentare “Salute globale e diritti delle donne”, questa pratica è una forma di pedofilia legalizzata: “Sono qualche settimana fa i media hanno diffuso le immagini di Kheda, una giovane cecena di 17 anni obbligata al matrimonio con Nazhud, colonnello di polizia che alla sua famiglia aveva detto: “Consegnatemi la ragazza o ve ne pentirete”. Quella di Kheda è solo una delle tante unioni forzate nel mondo: queste donne subiscono violenze, stupri, danni irreversibili per la salute e aborti”. Le spose bambine perdono il loro diritto all’infanzia, allo studio, alla possibilità di amare e di decidere della propria vita e del proprio corpo. “Diventano schiave di padri prima, di mariti poi”, continua Locatelli.
I Paesi più colpiti sono Bangladesh, Ciad, Guinea, Mali, Mozambico e Niger, dove una ragazza su dieci ha un figlio prima di 15 anni. Secondo l’Onu negli Stati in via di sviluppo ogni giorno 20 mila ragazze sotto i 18 anni partoriscono e 70 mila di loro perde la vita per complicazioni durante la gravidanza. “Anche chi nasce da una madre-bambina ha un’alta probabilità di morire in età neonatale e, anche quando sopravvive, corre maggiori rischi di denutrizione e di ritardi cognitivi o fisici”, afferma Locatelli. Sono, invece, 3,2 milioni l’anno gli aborti non sicuri di adolescenti tra i 15 e i 19 anni. In 146 Paesi è consentito il matrimonio al di sotto dei 18 anni e in 52 nazioni le ragazze si sposano prima dei 15 anni. Nel 2014 la terza Commissione dell’Assemblea generale della Nazioni Unite ha adottato la prima risoluzione sui matrimoni di minori, precoci e forzati in cui si rivolgono raccomandazioni agli stati membri per adottare significative iniziative di contrasto.
Ma per fermare questo fenomeno, secondo Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos, bisogna coinvolgere prima di tutto gli uomini: “Senza di loro, non vi può essere cambiamento: occorre sensibilizzare le famiglie e le autorità governative. Dobbiamo fornire alle donne la consapevolezza dei loro diritti: devono capire che possono ricoprire anche altri ruoli nella società, oltre a quello di madre e sposa”. Per Sandra Zampa, vicepresidente della Commissione per l’infanzia, “l’Italia deve difendere i diritti di tutti gli adolescenti: una ragazza che ha un bambino da piccola può offrire molto meno alla società, è costretta ad abbandonare la scuola e diventa una schiava. Questa non è una questione che riguarda solo le donne: interessa il futuro dell’umanità”.
La presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ha invece mandato un messaggio scritto alla conferenza: “Se è fondamentale che gli Stati si dotino degli strumenti normativi per assistere le vittime e punire i responsabili, non bisogna dimenticare che la mera repressione non è sufficiente. Occorre svolgere un lavoro di educazione ai diritti che coinvolga non solo le vittime di questa violazione dei diritti umani, ma anche le loro comunità. Aver compreso che i propri figli sono individui portatori di diritti è una conquista recente anche in Italia. Finché ci saranno bambine a cui un uomo può chiedere la mano, l’eguaglianza di genere rimarrà una chimera irrealizzabile”, ha scritto Boldrini.
Per Barbara Spinelli, avvocato di “Trama di Terre Onlus”, associazione che ha lanciato un progetto di accoglienza per donne che si ribellano ai matrimoni forzati, “dobbiamo garantire a tutte le giovani il diritto di scelta e proteggere le minori che non hanno la capacità di autodeterminazione. Purtroppo in Italia non esistono ancora speciali protezioni per queste ragazze, come invece succede in Inghilterra”.