Brusca frenata per il presidente-sultano della Turchia contemporanea, Recep Tayyip Erdogan, leader del partito islamico moderato della Giustizia e dello sviluppo AKP che ha vinto-come era previsto-le elezioni ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi (almeno 330) che gli avrebbero consentito di cambiare la costituzione e trasformare la Turchia in repubblica presidenziale garantendosi i poteri richiesti per la modifica costituzionale. E non ha ottenuto neppure la maggioranza assoluta di cui aveva bisogno per continuare a governare senza difficoltà.
Per la prima volta, dopo dieci anni di potere, Erdogan ha trovato un avversario credibile:il capo del partito curdo della Pace e della democrazia ,HDP, che gli ha impedito di diventare un sovrano assoluto. Sehalattin Demirtas, l’uomo che si è contrapposto al presidente in carica, è un grande oratore ed è portatore di un linguaggio nuovo che si ispira a quello dei giovani e della “nuova Turchia”.
C’è chi lo ha paragonato al primo ministro della Grecia Alexis Tsipras e chi lo ha messo vicino al leader spagnolo di Podemos Pablo Iglesias, chi lo ha addirittura definito “l’Obama turco”. La verità è che Dermitas è un esponente curdo di solida cultura con il sogno di trasformare il suo partito che ha un’origine regionale in un’organizzazione nazionale e dichiarare la propria avversione allo strapotere di Erdogan. Ora è chiaro che l’ingresso in parlamento del partito di Demirtas prosciuga il ricchissimo bonus previsto per il primo partito.
Ma soprattutto quello che è successo è che il progetto di Erdogan di trasformare il Paese in una repubblica presidenziale è stato respinto da più della metà dei turchi e ora il presidente (che potrebbe anche con i suoi poteri spedire i turchi a rapide nuove elezioni)con ogni probabilità non sceglierà questa via diretta per cercare di recuperare il potere che evidentemente non è riuscito questa volta a far valere con i suoi elettori. Si tratta in questo senso di una sconfitta piuttosto che di una vittoria per il volitivo presidente turco e sarà interessante vedere quali mosse porrà in essere per uscire dall’impasse che oggi rischia di determinarsi nei suoi ambiziosi progetti politico-istituzionali.