Di Walter Tocci
Non va bene il maxiemendamento dei relatori sul disegno di legge per la scuola. Né nel metodo, né nella sostanza. Nessuno dei problemi che hanno creato la protesta è stato risolto:
1. Rimane confermato il potere di chiamata del preside che cancella la libertà di insegnamento e apre la breccia al clientelismo, all’aumento delle diseguaglianze, alle scuole di tendenza ideologica proprio mentre premono alle porte i fondamentalismi.
2. Si rischia di sperperare 200 milioni su un maldestro incentivo e invece basterebbe utilizzare quella somma per compensare il taglio subito dal Fondo per l’offerta formativa (MOF), già oggi utilizzato per riconoscere l’impegno degli insegnanti nelle funzioni operative e nei progetti innovativi.
3. Si finanziano i ceti medio-alti con i bonus fiscali mentre viene azzerato il fondo delle borse di studio per i ceti meno abbienti.
4. Si cerca di acquistare il consenso degli insegnanti con la Card, ma non si rinnova il contratto di lavoro che consentirebbe di recuperare il maltolto nelle buste paga.
5. Si continua a fare retorica sull’autonomia, ma non si restituiscono alle scuole i soldi per il funzionamento ordinario, costringendo gli insegnanti a fare la questua con i genitori, una sorta di aumento nascosto delle tasse per le famiglie.
6. Si costringono gli abilitati a fare nuovi esami nei concorsi, come se non avessero già superato tante selezioni e corsi di formazione finalizzati al fabbisogno di qualità delle scuole.
7. Si insiste a dare deleghe in bianco al governo su argomenti delicati che richiedono il pieno controllo del Parlamento: l’integrazione della disabilità, la valutazione degli studenti, la tutela contrattuale dei diritti dei lavoratori.
Su questi argomenti presenteremo emendamenti al testo dei relatori al fine di discuterli in commissione.
Non si può bloccare il confronto ricorrendo al voto di fiducia. Chiediamo al presidente del Consiglio di mantenere la promessa di una grande conferenza a luglio per recuperare il dialogo con il mondo della scuola. Nel frattempo si proceda con il decreto per assumere oltre centomila insegnanti. Il testo dei relatori, forse involontariamente, conferma le nostre ragioni. Basta leggere il comma 97 per verificare che quest’anno le assunzioni sarebbero svolte con le procedure ordinarie, mentre le nuove procedure introdotte dal ddl verrebbero rinviate all’anno scolastico 2016-7. Quindi non è vero il mantra di queste settimane che legava le le chiamate all’approvazione dell’intera legge. Avevamo ragione a chiedere di anticipare l’ingresso in ruolo per assicurare l’ordinato avvio dell’anno scolastico.
Almeno un merito il maxiemendamento ce l’ha, dimostra che è tecnicamente possibile fare le assunzioni prima dell’approvazione della legge.