Lo scorso 28 maggio si è diffusa la notizia della morte a 73 anni, dopo una lunga malattia che lo costringeva a letto, di Hassan Sheikh Abdullahi Hersi, detto Al Turki, considerato il fondatore di Al Shabab, l’organizzazione terroristica somala legata ad Al Qaeda. La morte è avvenuta nella zona di Piccola Hargeisa, nel Medio Juba.
Al Turki era stato colonnello dell’esercito somalo sotto Siad Barre ed aveva combattuto contro l’Etiopia nella Guerra dell’Ogaden del 1977, la regione dalla quale egli traeva origine. Alla caduta di Siad Barre, Al Turki aveva aderito alle Corti Islamiche stabilendosi nell’area del Basso Juba. Qui aveva partecipato alla fondazione del gruppo jihadista al-Itihaad al-Islamiya, finanziato da Al Qaeda, e si era recato due volte in Afghanistan per incontrare Bin Laden. Dall’accordo tra i due erano scaturiti gli attentati alle Ambasciate americane del 1998 e gli USA avevano posto una taglia di 3 milioni di dollari sulla sua testa.
Nel 2006, dopo gli scontri con l’Etiopia, una parte delle Corti Isalmiche, condotta da Hassan Dahir Aweys (attualmente agli arresti domiciliari a Mogadiscio), si dichiarava favorevole ad una trattativa con il Governo Federale di Transizione guidato da Sheik Ahmed, mentre Al Turky rimaneva fedele ai rigorosi dettami degli islamisti radicali dando vita all’organizzazione di Al Shabab che nel 2012 aderì ufficialmente al network di Al Qaeda.
Nel 2007 lo stesso Sheikh Hassan Al Turki, mentre governava con gli Al Shabab a Kismayo, aveva anche fondato, insieme al cugino Ahmed Madobe Islam, le Brigate Ras Kamboni, dal nome dell’omonima cittadina al confine col Kenya sita nella Regione NFD abitata dai somali.
In tal modo Al Turki perseguiva due progetti. Con Al Shabab sosteneva il terrorismo internazionale; assieme a Modobe, perseguiva la spartizione clanica territoriale in Somalia. Al turki è rimasto a Kismayo fino alla caduta della città il 30 settembre 2012 per l’arrivo delle truppe keniote alleate delle Brigate Ras Kamboni guidate da Madobe.
Sembrava così emergere un contrasto tra Madobe e Al Turki che, in realtà, era inesistente perché l’originario obbiettivo comune da cui aveva avuto origine la milizia clanica, prosegue tutt’ora. L’anomalia di oggi è che la comunità internazionale, negli accordi di Addis Abeba del 5 settembre 2013, abbia legittimato Ahmed Modobe Islam ponendolo a capo dell’Amministrazione Provvisoria del Jubaland, pur essendo coofondatore, col cugino Al Turki, delle Brigate Ras Kamboni divenute nel frattempo la polizia ufficiale della Regione.
Oggi, sotto la guida di Madobe, nella capitale del Jubaland, Kisamyo, è in corso un lento ma inesorabile sterminio della società civile che non appartiene al clan Ogaden ed il sogno di Madobe è quello di essere eletto Governatore del Jubalad da un Parlamentino ormai privo di opposizione. Per due personaggi così strettamente legati come Ahmed Modobe Islam e Hassan Sheikh Abdullahi Hersi, detto Al Turki, due destini totalmente diversi: uno sostenuto dalla comunità internazionale, l’altro con una taglia di tre milioni di dollari sul capo. Due pesi e due misure per l’unica regione del Jubaland.