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Minacce ai giornalisti, Agcom, “drammatico divario fra regioni”

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Secondo l’AgCom, l’Autorità Garante delle Comunicazioni, i dati sui giornalisti minacciati pubblicati da Ossigeno per l’Informazione rivelano, fra l’altro, “un drammatico divario nel Paese che non può che produrre effetti sulla qualità e la quantità di informazione, soprattutto di tipo locale, presente nelle varie aree geografiche dell’Italia. Se si considerano inoltre i forti legami tra l’informazione e la correttezza del processo di scrutinio e selezione della classe politica, tale situazione appare suscettibile di produrre effetti non solo di tipo economico-sociale, ma anche sulla complessiva tenuta democratica di alcune importanti zone del nostro Paese”.

Analizzando la distribuzione territoriale delle minacce, la relazione dell’AgCom, che sarà presentata al pubblico martedì 16 giugno 2015 alle 15:30 nella Sala Capitolare del Senato (vedi), sottolinea “che, sebbene le tre regioni con il più alto tasso di minacce a giornalisti, per i dati disponibili dal 2011 al 31 dicembre 2014, siano nell’ordine Lazio, Campania e Lombardia”, “sono altre le regioni ove la professione appare più seriamente in pericolo”: sono Basilicata, Sicilia, Calabria e Campania, regioni nelle quali la percentuale dei giornalisti minacciati rispetto a quelli professionalmente ed economicamente “attivi”, oscilla fra il 10 e il 16 per cento.

Di seguito riproduciamo testualmente le pagine 63, 64 e 65 della relazione finale della “Indagine conoscitiva su informazione e Internet in Italia. Modelli di Business, consumi e, professioni” condotta nel 2014-2015 dall’Autorità Garante delle Comunicazioni AgCom. Il testo completo della relazione è disponibile a questo link. La mappa è stata realizzata dall’AgCom.

I giornalisti minacciati

Meritevole di approfondimento in un’analisi finalizzata alla tutela del pluralismo informativo è la questione relativa alla libertà di espressione dei giornalisti. In questo quadro, l’Associazione “Ossigeno per l’informazione” ha creato, a partire dal 2006, l’Osservatorio sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate in Italia. L’Osservatorio è nato per iniziativa della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) e dell’Ordine dei Giornalisti allo scopo di monitorare le minacce e gli abusi a danno dei giornalisti italiani, con particolare attenzione per i cronisti impegnati in prima linea nell’osservazione della criminalità organizzata nel Sud della penisola. L’Osservatorio è consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, e collabora attivamente con il Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, il Commissario per i Diritti Umani, con il Consiglio d’Europa, la Freedom House, i Reporters Sans Frontieres, l’Associazione Europea dei Giornalisti (AEJ), il Comitato per la Protezione dei Giornalisti di New York, e l’International Press Institut di Vienna. L’Osservatorio ha altresì collaborato con l’Autorità per la stesura della presente indagine, rendendo disponibili dati, informazioni e report. AgCom osserva che in Molise e Puglia, i dati sono inferiori “ma altrettanto drammatici”: fra il 6 e l’8 per cento. Per rendere chiaramente percepibile questo dato territoriale, l’Autorità Garante ha rappresentato i dati regionali in una mappa, assegnando le tonalità più intense di rosso alle regioni con più giornalisti minacciati.

L’Associazione persegue dalla sua fondazione due obiettivi (dal Rapporto Ossigeno 2006-2008): “Il primo obiettivo è quello di verificare numero e distribuzione sul territorio dei cronisti minacciati, per tracciare un’anagrafe delle situazioni a rischio corredata dalla descrizione delle cause e delle dinamiche. Il secondo obiettivo è quello di promuovere nelle sedi pubbliche e istituzionali, e in particolare all’interno della categoria dei giornalisti, una attenta riflessione sui caratteri del problema e sui possibili rimedi”.

L’Osservatorio pubblica sul proprio sito, a partire dal 2011, gli elenchi nominativi dei giornalisti oggetto di minacce e un contatore delle minacce, aggiornato settimanalmente. I dati sono disponibili in via parziale dal 2006, e con specifico dettaglio per regione a partire dal 2011 (Vedi nota 126). I dati raccolti a gennaio 2015 hanno censito 2.220 giornalisti minacciati, in totale dal 2006 ad oggi, con un incremento di 75 unità a partire dagli ultimi mesi (46 giornalisti nell’anno in corso (nei primi mesi del 2014, ndr)e 29 giornalisti per episodi avvenuti negli anni precedenti ma scoperti recentemente). Si ricorda, ovviamente, che dietro ogni intimidazione documentata dall’Osservatorio molte altre restano ignote (Ossigeno stimava nel 2011 che il rapporto fosse di 1 a 10), per cui il numero è certamente inferiore alle reale portata del fenomeno. Le minacce sono state catalogate a fini analitici in: aggressioni fisiche; danneggiamenti; ostacolo all’informazione; avvertimenti; denunce e azioni legali; ognuna delle quali ha altrettante sottocategorie per la cui descrizione dettagliata si rimanda al sito dell’Osservatorio.

In questa sede ciò che preme sottolineare, alla luce della distribuzione geografica dei giornalisti iscritti all’Ordine, come sopra rappresentati, nonché della distribuzione degli stessi considerati attivi secondo i criteri sopra menzionati, è che, sebbene le tre regioni con il più alto tasso di minacce a giornalisti, per i dati disponibili dal 2011 al 31 dicembre 2014, siano nell’ordine Lazio, Campania e Lombardia, ciascuna con un numero totale di minacce superiore alle 250 unità, sono altre le regioni ove la professione appare più seriamente in pericolo (a prescindere dalla tipologia di minaccia, dato che, peraltro, potrebbe drammaticamente confermare questa chiave di lettura) (cfr. Figura 18). Basilicata, Sicilia, Calabria e Campania sono, infatti, le regioni ove ad essere oggetto di minacce, nel corso degli anni, sono all’incirca, rispettivamente, il 4,4% degli iscritti all’Ordine, il 3,2%, il 3,17% e il 2,5%. Se si passa ad analizzare la percentuale dei giornalisti attivi (v. sopra) il dato diventa drammatico, se si pensa che ad essere stati minacciati, sono il 16,4% dei giornalisti attivi in Basilicata, il 14,8% in Campania, il 13,6% in Calabria e il 10,6% in Sicilia, cui seguono Molise e Puglia, con dati inferiori ma altrettanto drammatici (8,5% per il Molise e 6,7% per la Puglia).Ciò evidenzia un drammatico divario nel Paese che non può che produrre effetti sulla qualità e la quantità di informazione, soprattutto di tipo locale, presente nelle varie aree geografiche dell’Italia. Se si considerano inoltre i forti legami tra l’informazione e la correttezza del processo di scrutinio e selezione della classe politica (v. Capitolo 1), tale situazione appare suscettibile di produrre effetti non solo di tipo economico-sociale, ma anche sulla complessiva tenuta democratica di alcune importanti zone del nostro Paese.

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Nota 126: Tali dati sono stati ad esempio elaborati nell’inchiesta Storie di Giornalisti Minacciati (www.giornalistiminacciati.it), progetto realizzato nel 2012 tramite il concorso “Inchiesta multimediale ad alto impatto civico” di Fondazione Ahref.

Fonte: Ossigeno per l’Informazione


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