Vorrei parlare per l’ultima volta di Mafia capitale dopo averlo fatto decine di volte nelle ultime settimane ma i problemi legati a quel che è successo a Roma sono tutt’altro che chiari e facilmente risolvibili e, almeno oggi, è il caso di dedicarvi ancora una volta attenzione. Occorre innanzitutto partire da una definizione che ne ha dato, per così dire, indirettamente il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone quando ha detto in un convegno:” Ormai a Roma le mafie ricorrono nelle loro relazioni esterne a metodi diversi dalla violenza, a cominciare dalla corruzione. E Massimo Carminati, numero uno della banda mafiosa, ex terrorista di estrema destra dei Nar ed ex membro della banda della Magliana, ha parlato esplicitamente delle pressioni lobbistiche, delle nomine chieste in maniera convincente ed ottenute: “E’ la teoria del mondo di mezzo… ci stanno i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo e vuol dire che ci sta un mondo in mezzo in cui si incontrano…come è possibile.. che ne so..che un domani io posso stare a cena con Berlusconi..”
“Fa impressione – ha scritto Santo della Volpe- il quadro che emerge dall’inchiesta perché la degenerazione, la contaminazione, l’inquinamento del tessuto amministrativo della capitale dimostra di aver raggiunto livelli allarmanti. Con i politici- l’ex amministrazione di centro-destra e qualche propaggine che sostiene la giunta attuale-al servizio di un gruppo in grado di piegare la politica e l’imprenditoria ai propri interessi. Un esempio? Nel marzo 2013 nel CDA dell’Ama viene nominato con provvedimento del sindaco Alemanno un legale scelto dal Carminati stesso. Lo stesso per il direttore generale dell’Ama e un altro dirigente operativo-ha spiegato il pubblico ministero romano Michele Prestipino parlando dell’incessante attività di lobbying dell’organizzazione criminale mafiosa “per collocare con successo manager asserviti ai loro interessi”….Un collaudato e preciso sistema politico ed economico potente:” sono diventato un intoccabile” diceva un indagato in una intercettazione telefonica, perché sono amico di Carminati.” Ma questo che cosa significa a livello più generale, rapportato alla crisi italiana che nessuno-mi pare-può considerare risolta in questo primo anno di governo delle larghe interesse e di procedente degenerazione economica, politica e istituzionale? La risposta che un mio vecchio amico che tanti conoscono come il giurista Stefano Rodotà è molto eloquente e mi trova ancora una volta in gran parte d’accordo.
Intervistato da Roberto Ciccarelli, Rodotà esprime con chiarezza la sua tesi di fondo:” Mafia capitale conferma l’esistenza di un sistema parallelo che permette solo ai poteri criminali di ottenere le risorse pubbliche per lucrare sugli immigrati, sui rom, su tutti coloro che andrebbero tutelati con la solidarietà pubblica e civile… Quando all’inizio degli anni Ottanta scoprimmo la P2 venne coniata l’espressione “doppio stato”. Mafia capitale ci mette di fronte proprio a questo. E questo non è avvenuto solo a Roma. Il doppio stato oggi è un modo consolidato di gestire lo stato. Lo abbiamo visto all’Expo,al Mose e in altre città. L’illegalità oggi è un fatto centrale nella vita dello stato.”
Il giornalista a questo punto gli chiede quali sono gli effetti di questo modo di fare sui cittadini e il giurista risponde in modo molto chiaro.” Un distacco drammatico rispetto alle istituzioni ed a un potere che si è fatto oscuro e minaccioso. L’effetto più visibile è quello dell’astensione dal voto alle ultime elezioni regionali che resta a mio avviso la chiave più significativa per interpretarlo. Il fatto che si rinuncia al voto deriva dalla constatazione che gli enti locali sono impotenti ad affrontare i problemi dei trasporti o la questione sociale.
Ma credo che il distacco derivi fondamentalmente dal fatto che esiste un sistema parallelo che affianca quello istituzionale e poi se lo mangia pezzo per pezzo. Questa espropriazione della democrazia è diventata un elemento costitutivo del sistema.