Confermato il ritorno in edicola il 30. Direttore Erasmo D’Angelis, Frulletti condirettore. L’editore: obiettivo 25-30mila copie. Polemiche su assunzioni e contratti.
di Claudio Visani
E’ confermato, martedì 30 giugno l’Unità tornerà in edicola, 11 mesi dopo la sospensione delle pubblicazioni e la messa in liquidazione della vecchia società editoriale, la Nie. Vi tornerà dopo un’altra giravolta, l’ennesima di quest’ultimo tormentatissimo anno, questa volta sul direttore: non sarà Vladimiro Ilic Frulletti, com’era stato annunciato soltanto pochi giorni fa, ma Erasmo D’Angelis, un passato remoto da giornalista del Manifesto, uno più recente da politico e manager (prima consigliere regionale in Toscana, poi presidente di Publiacqua, società mista pubblico-privata di gestione del servizio idrico in Toscana, quindi sottosegretario nel governo Letta) e un presente da fedelissimo del premier, Matteo Renzi, che lo ha voluto come capo dell’Unità di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico, dopo che si era parlato di lui come candidato alla guida della Protezione civile. Le ironie sulle competenze parallele disastri-Unità si sprecheranno. Probabilmente D’Angelis non firmerà da subito il giornale, ma è sicuro che sarà lui a dirigerlo. Frulletti dovrebbe invece essere il condirettore. Capo redattore centrale dovrebbe essere Marco Bucciantini, che in queste settimane sta affiancando Frulletti nel faticoso e frenetico lavoro per arrivare alla pubblicazione entro il 30, pena la decadenza degli accordi presi davanti al giudice con il rischio di riaprire la porta al fallimento.
Redazione con 29 giornalisti (2 a Milano) e 4 poligrafici
Vi lavoreranno 29 giornalisti (27 assunti con articolo 1 da redattore e due articoli 2 da collaboratore fisso) e 4 poligrafici. La redazione centrale rimarrà a Roma (ma non è ancora chiaro dove, visto che quella in cui si stanno preparando i numeri zero è provvisoria), mentre a Milano vi sarà soltanto una sorta di ufficio di corrispondenza con due giornalisti.
Obiettivo 25-30mila copie
Secondo quanto ha dichiarato Guido Stefanelli, 48 anni, amministratore delegato dell’Unità Srl e socio di maggioranza della Piesse (60% lui, 40% Massimo Pessina, presidente dell’omonima grande impresa lombarda di costruzioni che detiene anche i marchi delle acque minerali Norda, Gaudianello e Sangemini e fa 400 milioni di euro di fatturato all’anno) che controlla all’80% la nuova società editoriale, il quotidiano dovrebbe esordire con una tiratura di circa 100mila copie ma si accontenterebbe di consolidare le vendite a 25-30mila copie.
Stefanelli: “Break even tra 4-8 anni. Bene la pubblicità”
Il “break even”, ha detto Stefanelli al Sole, dovrebbe arrivare nel peggiore dei casi tra 8 anni, e in 4 anni nel migliore. “Comunque con una media di 23mila copie saremmo già in pari – ha dichiarato l’editore – anche perché c’è da tenere presente che abbiamo costi fissi molto bassi: circa 3,2 milioni a fronte degli 11 di quello che Intesa Sanpaolo considera un editore della nostra fascia, con 60mila copie di media”. Stefanelli, che è anche amministratore delegato della Pessina Costruzioni, ha aggiunto che c’è già “un riscontro pubblicitario che neanche avrei immaginato da parte di player internazionali che chiedono di essere presenti sulle nostre pagine con piani pluriennali”.
Il ruolo del Pd e l’uscita di scena di Veneziani
Ad affiancare la Piesse nell’Unità Srl, come soci di minoranza, ci sono la Fondazione EYU del Pd (con il 19,05%) e Guido Veneziani (0,95%), l’editore del Gossip (Spot, Top, Vero Tv, Miracoli, Rakam) che fino a poche settimane sembrava destinato a prendere saldamente in mano il timone dell’ex giornale del Pci-Pds-Ds, annunciando in diverse interviste l’intenzione di farne un giornale “nazional-popolare”. Poi, dopo essere stato indagato per bancarotta fraudolenta della stamperia Roto Alba, ha dovuto passare frettolosamente il testimone di azionista di maggioranza, mantenendo appena lo 0,95% delle quote e un progetto di service per gli inserti de l’Unità: due “tracce” probabilmente obbligate e legate alla fidejussione da 10 milioni di euro che Veneziani aveva firmato e consegnato al giudice fallimentare per ottenere il via libera all’affitto della testata.
Polemiche sui criteri di assunzioni e sui contratti “poveri”
Nei giorni scorsi Stefanelli ha incontrato la redazione de l’Unità, dopo le polemiche seguite all’accordo sindacale del 14 giugno scorso sulla ripartenza e sul nuovo assetto, con accuse all’editore di condotta antisindacale per le procedure seguite sulle assunzioni e perché i contratti di lavoro non rispetterebbero il contratto collettivo nazionale, a cominciare dalla parte economica.
I prescelti (29 su 56 che erano) sarebbero stati arruolati in modo arbitrario e senza criteri concordati col sindacato. Chi doveva essere assunto ha ricevuto il contratto da firmare via e-mail, chi è rimasto fuori non ha ricevuto alcuna comunicazione. “Penso che l’equivoco sia nato dalla inesperienza del sottoscritto – ha dichiarato Stefanelli al Sole – poi l’incontro con la redazione credo abbia fatto capire le nostre intenzioni, con un investimento non trascurabile. Una fideiussione bancaria di 10 milioni, più una fideiussione di 1,317 milioni a garanzia per l’affitto della testata in attesa dell’asta per la testata che si terrà tra fine anno e il prossimo luglio, alla quale noi concorreremo con un diritto di ultima chiamata”.