Ne sono usciti tanti di commenti in questi giorni, sulla enciclica “Laudato si”, i “comandamenti verdi” di papa Francesco, come qualcuno l’ha definita. Ma quelli che vi invito di più a seguire con attenzione sono raccolti in un interessante volume appena uscito e pubblicato dall’Editrice missionaria italiana. In 64 pagine sono concentrate le riflessioni del teologo brasiliano Leonardo Boff, del missionario comboniano Alex Zanotelli, del gesuita ed economista francese Gael Giraud, dei sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, del direttore di “Aggiornamenti sociali” Giacomo Costa.
Boff , che era stato messo agli indici da Giovanni Paolo II per la sua accanita difesa della “teologia della liberazione”, rivela che nell’estate del 2013 aveva mandato a papa Francesco, su diretta richiesta, alcuni suoi libri dedicati all’ecologia e che “si è ritrovato” in molti passaggi dell’enciclica.
“E’ la prima volta – sottolinea Boff – che un papa affronta il tema dell’ecologia nel senso di una ecologia integrale, al di là del tema ambientale”. Cosa che, fra l’altro – aggiunge – non è stata mai fatta neanche dalle Nazioni Unite in nessuno dei suoi documenti ufficiali. “La situazione attuale è grave – scrive ancora Boff – ma papa Francesco trova sempre ragioni per la speranza e per la fiducia che l’essere umano sappia individuare soluzioni viabili”.
Anche un non cattolico come Carlo Petrini, su Famiglia Cristiana, quando papa Francesco alla fine dell’enciclica sostiene di aver compiuto “una riflessione insieme gioiosa e drammatica”, si dice convinto che a prevalere sia la gioia, anche se i presupposti sono dolorosi. “E’ la gioia – sostiene Petrini – di poter credere in un cambiamento rivoluzionario e in una nuova umanità”.
Ma tutto questo ottimismo è condivisibile? Non c’è il rischio che la speranza di Francesco finisca con l’essere solo una illusione? L’enciclica è una dura presa di coscienza sulla realtà della nostra “casa comune”, come la chiama il papa, la terra con il suo Creato. E’ lucidissima nell’analisi di quanto danno abbiamo fatto alle cose e alle persone impostando i nostri modelli di sviluppo in maniera dissennata.
La novità sta nell’universalità del messaggio di Francesco, che intende parlare anche a chi professa altre fedi e ai non credenti. Il papa si rivolge a tutti, come fece Giovanni XXIII nella “Pacem in terris”, che dedicò l’enciclica a “tutti gli uomini di buona volontà”. Nessuno può restare indifferente di fronte alla descrizione della drammatica realtà in cui viviamo oggi. Dobbiamo “sentirci uniti da una stessa preoccupazione”, sottolinea il papa.
Ma torno a ripetere la domanda: quanti fra i Potenti della Terra che si ritroveranno a dicembre a Parigi per dare una risposta all’appello del papa, si dimostreranno “uomini di buona volontà”?
Il presidente americano Obama ha dato un segnale positivo in questo senso, ma da Pechino c’è stato un silenzio assordante dopo l’uscita dell’enciclica. Cito non a caso Stati Uniti e Cina perché sono i due colossi da cui dipende il futuro ecologico del pianeta. Ma anche l’Europa deve uscire dalla sua ambiguità.
La spinta può arrivare dal basso, da quell’umanità che ha pagato di più finora il conto al degrado ambientale, si augura Francesco e un ruolo determinante in questo senso lo possono avere i mezzi di comunicazione – sottolinea il papa – chiamati a non considerare più solo “un’appendice nelle discussioni di tanti professionisti e opinionisti”, i temi indicati nell’enciclica, ma a farne il centro del loro interesse e della loro attenzione, denunciando senza tentennamenti i responsabili dei disastri che ci circondano.
Papa Bergoglio arriva persino a suggerire una scaletta di argomenti da approfondire per i tanti talk show che proliferano nei palinsesti della tv pubblica e commerciale, attraverso i tweet che hanno accompagnato la presentazione dell’enciclica.
“C’è una relazione intima fra i poveri e la fragilità del pianeta”, scrive nel primo. “E’ necessario cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso”, scandisce nel secondo. “Ogni creatura ha il suo proprio valore”, ricorda nel terzo. “ Il mercato da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale”, sintetizza nel quarto tweet.
Invito tutti i colleghi “di buona volontà” a mettersi al lavoro. Per evitare che la speranza di papa Francesco diventi un’illusione. L’ennesima.