“Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario”. Leonardo Sciascia forse commenterebbe con queste parole la probabile fine del premio “Sciascia Racalmare”, a lui dedicato e da lui presieduto quando era ancora in vita nel piccolo paese di Grotte, in provincia di Agrigento. Secondo il sindaco Paolino Fantauzzo, la scelta non è ancora definitiva, ma le poche risorse economiche a disposizione dell’amministrazione dovrebbero essere impiegate per garantire i servizi comunali ai cittadini.
Niente fondi per la cultura, ritenuta molto spesso nel nostro paese poco sostanziosa e incapace di mutare il destino degli uomini, una visione allarmante che rende privi di radici, aridi, incapaci di nutrimento e di futuro.
Il giornalista Gaetano Savatteri, ha annunciato le proprie dimissioni dalla presidenza del premio, nella piena convinzione che la questione di bilancio dell’amministrazione sia solo un pretesto per cancellare un premio ritenuto di serie B.
Un fatto è un fatto, la conoscenza rende liberi, sazia gli affamati di dubbio e di bellezza, rende possibile comprendere la vita, insegna la dignità e l’umiltà. Cancellare il premio dedicato a Leonardo Sciascia racconta l’Italia da lui meravigliosamente descritta, il paese in cui le coscienze facilmente si acquietano.
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