L’uomo affoga, annaspa e beve nella piscina, mentre intorno alla vasca tutti gli dicono come dovrebbe nuotare correttamente per riemergere, ma nessuno si butta per salvarlo. E’ quello che sta facendo l’Europa con la Grecia, senza capire che il momento del soccorso è diverso da quello delle buone pratiche. Voler sovrapporre queste due fasi, porta al fallimento. Non della Grecia, ma dell’Europa.
Che si sta scoprendo incapace di pensiero politico, oppressa dalla sua ossessione monetaria.
Ed è un grave errore che da tempo hanno intuito USA da una parte e Russia e Cina dall’altra per muoversi con mire geopolitiche. Se infatti, l’Europa lascia fallire la Grecia arriverà dopo pochi secondi la mano tesa di Putin, con i soldi freschi del salvatore per sedare le sofferenze sociali dei greci, attirandoli così nella sua orbita espansionistica verso il Mediterraneo. Un boccone molto più ghiotto della parte di Ucraina.
Anche i Cinesi brinderanno alla miopia dei falchi europei, perché si sono già insediati nel porto del Pireo eleggendolo a scalo di appoggio verso le rotte europee. E con un pezzo di pane, potranno espandersi fino a realizzare una vera testa di ponte commerciale per il loro export aggressivo.
Obama ha capito tutto e freme per svegliare i leader dall’euro-torpore, ma arriva tardi.
Cosa servirebbe allora? Una diversa concezione del beneficio atteso.
Che per un bancario si ferma alla restituzione del credito. Per un politico, contiene tutte le variabili del medio-lungo periodo, di cui quella finanziaria è solo una componente minore. A questo punto il rischio vero è l’Euroexit, cioè perdere una nazione “critica” alla volta fino a ritrovarsi a fare il club delle poche nazioni virtuose. Oppure apprendere la lezione greca e avviare un percorso serio di federazione politica. Forse è questo – prima o poi – il vero referendum da fare.
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