80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Comunicazione infelice

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“Non possiamo non comunicare”. Lo ha scritto, in anni ormai lontani, Paul  Watzlawick, che poi –con una certa perfidia- ci ha dato anche le “Istruzioni per rendersi infelici” (1983). Istruzioni che l’Europa ha seguito alla lettera, visto che è sull’orlo di una crisi di nervi a causa della pressione di migliaia -forse milioni- di disperati, migranti, clandestini, rifugiati, perseguitati, che attraversano il Mediterraneo o si infiltrano nella penisola balcanica. Mentre l’Europa comunica con mugugni, alza muri e sembra non avere soluzioni per un esodo senza precedenti, i francesi attaccano la Nutella, bloccano le frontiere a Ventimiglia e fanno i furbetti “all’italiana” cercando di rifilarci dei clandestini che sono “loro”. L’Europa sorride e dà pacche sulle spalle a Matteo Renzi, ma poi si rimangia gli impegni per la redistribuzione di quanti chiedono asilo o vogliono vivere e lavorare da questa parti. La comunicazione con la Grecia è sembrata una partita a poker, con bluff, minacce e bugie, per una manciata di miliardi di debito. Forse i greci sono pigri e inaffidabili, ma cosa sarebbe l’Europa senza la cultura, la filosofia, la storia della Grecia?

La Russia di Putin, che si sente accerchiata dalla Nato, comunica la sua eterna infelicità con invasioni, morti e missili minacciosi, mentre l’Europa risponde con sanzioni che costano miliardi di euro e nessuno capisce quale possa essere una soluzione decente al conflitto.
I campioni della comunicazione infelice, però, sono gli italiani. Da quando Matteo Renzi, lavorato ai fianchi dalla “sua” minoranza, con un partito a tratti “cattivo” e ora in caduta libera nei sondaggi, ha perso –come dicono- il “tocco magico”, c’è stato un impazzimento comunicativo. Dopo l’approvazione travolgente della riforma elettorale e dell’ambiguo jobs act, è inciampato sulla presunta #buonascuola, ora bloccata da 3000 emendamenti al Senato, che ha fatto infuriare centinaia di migliaia di docenti. La comunicazione più infelice è quella su Mafia Capitale, che ha fatto emergere un orribile sistema di corruzione che ha coinvolto tutto e tutti, salvo Lega Nord e M5S. Il sindaco Marino, onesto e forse troppo “sereno”, ha aperto le porte alle indagini della magistratura, ma è ancora circondato da corrotti e corruttibili e adesso –con un bilancio in fallimento- riconferma l’illecita “paga accessoria” elargita da Alemanno ai dipendenti del Comune e difesa strenuamente dai sindacati.

Che fare? La comunicazione infelice consiglia il “tanto peggio tanto meglio”: tanto peggio andrà e tanto più saremo infelici (dimostrando, così, che avevamo ragione ad essere …infelici).
E’ felice, invece, Matteo Salvini, ormai un “mâitre à penser” che alla faccia della “par condicio” (perché non la chiudiamo definitivamente questa vecchia legge un po’ ipocrita?) deborda, sogghigna e sentenzia da tutte le reti televisive, suscitando l’invidia dell’altro Matteo. La sua comunicazione è fondata sulla infelicità degli italiani, che si sentono “invasi” da migliaia di clandestini, i più infelici di tutti, coniugati ai topi dal solito Grillo, che bivaccano nelle stazioni e nei giardini, cercando una fuga verso un Nord che non li vuole più. Fermiamoli, rimandiamoli a casa -dice Salvini- bombardiamo i barconi (quando sono vuoti, si spera), trattiamo con i governi (che non esistono o sono delle organizzazioni criminali) da dove provengono. Soluzioni (forse) impossibili, ma il feroce Salvini comunica bene e indica problemi reali, anche se i clandestini vengono moltiplicati dalla televisione che comunica mille volte la loro infelicità e così moltiplica anche la nostra infelicità, che si riempie di paura e di fastidio.

Papa Francesco, straordinario gesuita “francescano”, che raccomanda un po’ di rispetto per gli uomini e per la natura, sembra stanco e triste quando chiede perdono per “le persone e le istituzioni che chiudono la porta ai rifugiati”. Ma Salvini se la ride e lo attacca: “Non abbiamo bisogno del suo perdono”. Ha ragione, perché “molti nemici, molto onore” e forse qualche voto –infelice- in più.


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