Di Pino Salerno
Per effetto di “divergenze importanti” sussistenti tra la Grecia e i suoi creditori, i colloqui che si sono tenuti tra sabato e domenica a Bruxelles sono stati chiusi senza pervenire ad un accordo. Il portavoce della Commissione europea ha annunciato che “le proposte greche restano incomplete, ma il presidente Juncker resta convinto che uno sforzo maggiore sulle riforme da parte greca e sulla volontà politica di tutte le parti, una soluzione potrebbe essere trovata da qui alla fine del mese”. Si è chiuso un tavolo negoziale, sembra dire Juncker, ma non del tutto la partita sul default greco.
Per la Commissione, i greci dovrebbero portare a termine tagli finanziari fino a due miliardi di euro per ottenere l’aiuto finanziario di cui hanno assoluto bisogno. “Nuove discussioni avranno luogo su questa base nell’ambito dell’Eurogruppo”, ha proseguito il portavoce. La prossima riunione è fissata per giovedì 18 giugno a Lussemburgo. Da parte sua, il governo greco continua a giudicare “irrazionali” le posizioni dei creditori. Lo ha fatto anche domenica sera al termine di questa fase di negoziati. In particolare, Tsipras imputa al Fondo Monetario Internazionale la responsabilità di una posizione “intransigente e dura”. La Grecia resta sotto minaccia di default, perché il prossimo 30 giugno scade la “cambiale” del FMI di 1,6 miliardi di euro, cambiale che è a rischio di non pagamento, data la scarsa liquidità delle finanze pubbliche greche. A meno che, appunto, non si riesca a sbloccare i 7,2 miliardi di aiuti oggetto del negoziato.
“Se firmiamo un accordo attendibile, non importa quanto sarà difficile sostenere il compromesso”, ha detto domenica sera il premier greco Tsipras, annunciando alla Grecia che il suo team di negoziatori è sempre più vicino all’accordo.