Sotto il cielo la confusione regna sovrana. Non ci si dovrebbe meravigliare perché dopo una elezione, qualsiasi sia il risultato, tutti hanno vinto e tutti hanno perso. Ognuno tira l’acqua al suo mulino. Ma questa volta sono gli spiriti animali a trionfare, tirano fuori il peggio per affermare l’impossibile. Leggendo commenti, interviste, valutazioni, siamo di fronte ad un’orgia della fantasia che impegna persone, di solito molto serie, a difendere l’indifendibile. Ce ne vuole di coraggio a sostenere la tesi, si fa per dire, di Renzi Matteo e di Orfini Matteo sulla fatto che le elezioni per il Pd sono andate bene e che dove non sono andate bene è una eccezione dovuta a quello sbarazzino di Civati che con il suo candidato , Pastorino, l’orribile politicamente parlando, ha portato via voti alla brava e buona Paita. Acqua fresca per gli improvvisati analisti, anche personaggi di indubbia fama, ora messa a repentaglio per di difendere il monarca come qualcuno ha chiamato Renzi. Ci sarebbe un modo per consentire ai lettori, a chi guarda i talk show assordato dalle grida, di farsi una opinione. Riportare le serie storiche delle elezioni recenti, amministrative, politica, europee, amministrative. I numeri non ingannano. Ingannano solo chi si vuole fare ingannare.
Rosy non aveva alcuna esperienza specifica
Ci si mette anche Raffaele Cantone, presidente dell’anticorruzione che intervistato da Repubblica porta una pietra alla casa di De Luca e, di riflesso, di Renzi Matteo dicendo che “ Rosy ha sbagliato, ora il governatore entra in carica e solo dopo verrà sospeso”. Così recita il titolo dell’intervista datata Napoli, effettuata dalla redattrice napoletana Concita Sannino con il napoletano Cantone che riguarda la regione di cui Napoli è capoluogo. Insomma napoletanità. Mentre Rosy Bindi vuole che il Pd le chieda scusa, il De Luca che fa parte dello stesso partito la querela per diffamazione, abuso di ufficio, attentato ai diritti politici costituzionali. Il presidente dell’anticorruzione ci lascia basiti come oggi si dice. In effetti fa un assist a De Luca affermando che “ tutta questa vicenda degli impresentabili è stata, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale”. Un’accusa pesante nei confronti di chi, come Bindi, ricopre un incarico di grande responsabilità. Non solo. La ricopre di elogi al curaro. Dice che “l’onorevole Bindi, nonostante non avesse alcuna esperienza specifica esperienza stesse facendo benissimo il suo lavoro, con quella capacità di impadronirsi degli argomenti e della complessità dei nodi che è propria dei politici di alto livello. “ In parole povere: tu di mafia non sai assolutamente niente. Per Cantone evidentemente solo un magistrato può “sapere “ di mafia. Lei è un politico bravo che si “ impadronisce “, quasi un reato.
Anche Pio La Torre, ucciso dalla mafia, non aveva esperienza specifica
Con tutto il rispetto che dobbiamo a Cantone, anche perché “ non abbiamo esperienza specifica, siamo dei semplici cronisti, gli ricordiamo che uno come Pio La Torre non era un magistrato, nasce da famiglia contadina, diventa comunista, dirige le lotte dei braccianti, poi una Camera del Lavoro. Da parlamentare, guarda caso, fa parte della Commissione Antimafia, nel 1976 tiene la relazione di minoranza che passerà alla storia come il primo atto di accusa contro la Dc di Lima.Gioia, Ciancimino, la mafia finanziaria. Fa i nomi ancor prima delle sentenze di condanna. Anche La Torre non aveva “ alcuna esperienza specifica”. Non c’è bisogno di ricordarlo a Cantone che , penso, conosca bene la tragica fine di Pio La Torre, 30 aprile 1982 ucciso dalla mafia dopo che aveva presentato una proposta di legge sulla confisca dei patrimoni mafiosi. Ricordiamo a tutti noi questa storia, di un contadino, che combatte la mafia,la conosce, diventa un dirigente politico di questo paese. Non essendo né un giurista né un magistrato.
Possibile che il presidente Anticorruzione non conosca la legge Antimafia?
Ma c’è di più. A dire di Cantone l’iniziativa della formulazione della lista degli “impresentabili” porta la Commissione antimafia e la sua fondamentale, indiscutibile direi sacra funzione, a fare e a parlare di altro”. Conclude con una incredibile affermazione tanto che stentiamo , malgrado le virgolette, che sia forse una trascrizione sbagliata. Dice infatti che “ la commissione deve studiare,cogliere nessi,indagare fenomeni”. Possibile che il presidente dell’Anticorruzione ignori la legge 19 luglio 2013, n. 87, che ha istituito, per la durata della XVII legislatura, ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomedelle mafie e sulle altre associazioni criminali similari, anche straniere.La legge prevede che, tra i suoi compiti, la “Commissione Antimafia” ha quello di ” indagare sul rapporto tra mafia e politica, con riguardo alla sua articolazione nel territorio e negli organi amministrativi, con particolare riferimento alla selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature per le assemblee elettive” (art. 1, comma 1, lett. f), e quello di “svolgere il monitoraggio sui tentativi di condizionamento e di infiltrazione mafiosa negli enti locali e proporre misure idonee a prevenire e a contrastare tali fenomeni, verificando l’efficacia delle disposizioni vigenti in materia” (art. 1, comma 1, lett. n). Il 23 settembre 2014 la Commissione ha approvato una Relazione in materia di formazione delle liste delle candidature per le elezioni europee, politiche, regionali, comunali e circoscrizionali. La relazione contiene una proposta di autoregolamentazione rivolta ai partiti politici, alle formazioni politiche, ai movimenti e alle liste civiche affinché si impegnino, in occasione di qualunque competizione elettorale, a non presentare e nemmeno a sostenere, sia indirettamente sia attraverso il collegamento ad altre liste, candidati che non rispondano ai requisiti previsti dal codice medesimo, che sono ulteriori e più rigorosi rispetto a quelli previsti dalla legislazione vigente (D. Lgs. 31 dicembre 2012, n. 235, emanato in attuazione della Legge Severino. La proposta è stata discussa e approvata dal Senato e dalla Camera rispettivamente nelle sedute del 29 ottobre 2014 e del 27 aprile 2015. La concussione continuata per cui De Luca è colpito da provvedimento giudiziario fa parte dei reati di competenza della Commissione. Stentiamo a credere, anzi non lo crediamo proprio che una persona come Cantone possa ignorare una legge dello Stato di così grande importanza.