Il gas dell’impianto della “air product” la ditta di San Quentin Falavier oggetto dell’attentato non e’ esploso in maniera rovinosa come voleva l’attentatore. Ma rischia di soffocare in maniera sottile e perfida lo spirito di unita’ sorto nel paese in risposta agli attentati del gennaio scorso contro Charlie Hebdo. Allora Hollande fu capace di diventare il Presidente della riscossa riunendo accanto a se tutti i capi di stato del mondo (tranne Obama) in una grande marcia antiterrorismo. Ora ripete le parole di allora: unita’ contro il terrorismo, non mostrare paura, avere fiducia nei nostri mezzi. Ma la magia della grande marcia di maggio sembra, se non dissolta, quanto meno appannata. “L’autore dell’attentato era noto ai servizi: spionaggio efficace come sempre, dopo il dramma, dopo la morte” ironizza amaro il deputato Gilbert Collard.
Tutti i leader (Sarko, Fillon) usano nei loro interventi la parola “unita”, ma aggiungono che lo stato “deve una piu ‘grande protezione ai suoi cittadini (Waukiez, Repubblicani) o che “bisogna mettere urgentemente in opera dei mezzi all’altezza della minaccia” (Francois Zucchetto UDI). Di diverso, rispetto allo spirito di gennaio, c’e’ che Hollande e’ un presidente sempre piu’ logorato .. Sembra impotente o debole su piu’ fronti: sulla lotta alla disoccupazione,sul problema migranti (dove scontenta sia le destra che vorrebbe un approccio piu’ “muscolare”, sia la sinistra piu’ sensibile al dramma dei rifugiati) e perfino di fronte allo sciopero dei taxisti che in 24 ore di sciopero selvaggio hanno messo in ginocchio Parigi costringendolo il presidente a un comunicato quasi di resa con una condanna pubblica di Uberpop che porra’ molti problemi legali ad essere tradotta in pratica.E poi c’e’ lo scandalo spionaggio dell’Nsa, lo spionaggio americano che, si e’ scoperto, ascoltava di nascosto almeno tre presidenti francesi (Sarkozy e Chirac oltre a Hollande). E l’incidente e’ stato chiuso con una telefonata Casa Bianca Eliseo e una serie di dichiarazioni che Liberation ha ribattezzato ironicamente “il ballo degli indignati”.
D’altronde il presidente francese meno amato del dopoguerra ha pochi margini di manovra: innalzare al livello massimo il programma “vigipirate” il piano antiterrorismo stressa ulteriormente un esercito stremato dai tagli di budget e di personale e puo’ garantire ben poco contro un nuovo terrorismo di “cani sciolti” che possono colpire ovunque.. Il “venerdi nero” di Tunisi e di Lione rischia di gettare sulla presidenza francese un’ombra lunga che puo’ arrivare fino alla prossime elezioni per l’Eliseo, nel 2017.
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