Offrire e condividere il cibo, il significato di un gesto. Nello stile di San Francesco il cibo condiviso, la sua economia, la sua distribuzione producono naturalmente un undicesimo comandamento: non sprecare. I pochi affreschi della Basilica Superiore e Inferiore di Assisi che ritraggono un contesto conviviale rimandano un forte messaggio di assoluta attualità e quotidianità. Quando il cibo era anche più prezioso di oggi il valore che rappresentava andava ben oltre la necessità di un pasto, spesso arrivato al momento di essere indispensabile, aveva un senso più ampio, fino al caricarsi delle esigenze e delle croci quotidiane altrui. Padre Enzo Fortunato, direttore del mensile dei frati Minori Conventuali di Assisi e lo storico Philippe Daverio hanno affrontato questo tema solo apparentemente facile alla XXVIII edizione del Salone Internazionale del libro di Torino. Nello spazio dell’associazione Sant’Anselmo un pubblico attento e numeroso ha assistito a una conferenza che tendeva idealmente la mano all’EXPO di Milano. Il cibo come tavolo per un’analisi è un confronto tra storia, arte e quotidiano. Proprio a questi concetti, di come il cibo sia passato dall’essere una sola esigenza a un elemento, nella storia, di accettazione altrui. Un elemento presente in tutte le fedi religiose che non può uscire travolto dalla globalizzazione e dai simboli del potere e dell’opulenza. Tornare a usare il cibo anche come mezzo d’incontro, e quindi non sprecarlo per non buttare via occasioni di conoscenza e fratellanza, è un cammino che i frati di Assisi hanno titolo a indicare. Un’attenzione che Papa Francesco ha richiamato proprio nel suo messaggio all’EXPO, il vero significato dell’esposizione internazionale alle porte di Milano.