A Trapani, talvolta, i fatti non vengono raccontati. Al loro posto, invece, prendono spazio le supposizioni, le allusioni, i si dice, i sembrerebbe. A Trapani le notizie si costruiscono anche sul filo del pettegolezzo da bar e nella eco – anche quella immediata di Facebook e Twitter. Quei social network che diventano “salotti virtuali” buoni ad intessere alleanze, a manifestare reciproci sostegni, a farsi amicizie che contano. E’ accaduto il 2 maggio scorso quando l’emittente televisiva “Telesud” ha comunicato la notizia di una indagine per tentata estorsione e millantato credito a carico del giornalista Rino Giacalone. Il cronista, firma diLibera Informazione, Articolo21 e i “Siciliani Giovani” (e di molte altre realtà giornalistiche impegnate sui temi del contrasto alle mafie) secondo la testata giornalistica trapanese si sarebbe proposto all’imprenditore Davide Durante per “sistemare” la sua situazione giudiziaria, grazie a conoscenze tra i magistrati, in cambio di un favore. Noi di Libera (insieme a molti colleghi di Rino) abbiamo attesto notizie dalla procura. A chiederle è stato proprio Giacalone e sono arrivate: Rino non è indagato per tentata estorsione né per millantato credito. Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi che aprono una riflessione profonda sul ruolo dell’informazione in questa provincia. Trapani vive anni difficili sul tema del contrasto alle mafie e non solo. Superata, in parte, la fase del negazionismo sul tema delle mafie, qui talvolta al racconto del territorio si è preferito il commento, in luogo di un dibattito aperto e sano sui temi dell’antimafia si è imposto lo scontro quotidiano fra persone, orientamenti e professionalità. In un gioco delle parti al ribasso in cui a perdere sono tutti. E su tutti, i cittadini trapanesi.