Nelle ultime settimane, Max Fanelli ed il suo gruppo “Io Sto Con Max”, hanno raccolto illustri adesioni all’appello per una legge che regolamenti il “fine -vita” anche in Italia. Un argomento che Articolo 21 ha seguito e segue da tempo, grazie allo straordinario impegno di quello che è stato il nostro presidente, Federico Orlando. Un impegno che lo ha portato in prima linea a difendere la battaglia dell’associazione Luca Coscioni e poi quella legata al caso di Eluana Englaro.
Grazie all’iniziativa delle ormai note cartoline che stanno facendo il giro del Paese, e stimolano i cittadini a prendere una posizione su questo delicatissimo diritto individuale. Dopo i tanti politici che lo stanno sostenendo per raggiungere questo obiettivo, sempre più personaggi importanti, anche del mondo dello spettacolo e del giornalismo, hanno aderito all’appello di Max rivolto al Parlamento italiano.
Non si arrende Max, la cui condizione di “non vita” inevitabilmente si aggrava a causa della SLA, non si arrende e non si arrenderanno mai le persone di “Io Sto Con Max”, che vivono quotidianamente accanto a lui in questa sua campagna a difesa della libertà e della dignità di ogni individuo. Oggi, la necessità di un coinvolgimento generale, di un profondo confronto e di un dialogo a cuore aperto e sincero, con chiunque possa ancora avere delle riserve sulla necessità di normare questo diritto, porta Max a scrivere direttamente al Papa.
Un lettera aperta – a tratti commovente – a Papa Francesco per chiedergli semplicemente di sostenerlo in questo suo appello al Legislatore, e per chiedergli di spendere almeno una sua autorevole parola, affinché vengano riconciliati i rapporti tra le esigenze della società moderna e civile che domanda diritti sempre più difficili da negare, ed il mondo religioso cattolico, mai divisi ma mai compiutamente uniti per il raggiungimento di ciò che è il bene per ogni singolo essere umano.
Max conclude questa sua lettera affermando ciò che noi di “Io Sto Con Max” sentiamo ripetergli sin dall’inizio. Ovvero che se non fosse percorso da mille dolori, o non fosse costretto all’immobilità dalle macchine, ed imprigionato nel proprio corpo dalla malattia, da Papa Francesco si sarebbe recato di persona. Pur di far qualcosa per questa causa. Max sarebbe disposto anche ad imparare a volare. Come ha sempre volato, fino al giorno in cui non è arrivata la maledetta SLA.