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Sempre meglio che nominati. Gli imbrogli di Renzi & co. sul sistema elettorale Westminster

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All’indomani delle elezioni britanniche, che hanno confermato il premier uscente Tory, David Cameron, per altri 5 anni con una maggioranza inattesa e schiacciante, in Italia si discute di Italicum e della sua differenza col sistema britannico, il Westminster.

Solo che se ne discute all’italiana, imbrogliando non poco le carte, dimenticando aspetti decisivi, mentendo a telespettatori e lettori. Naturalmente, il paladino dell’imbroglio mediatico non poteva che essere il premier nazionale in persona, Matteo Renzi, che ha sostenuto a Genova: “Si è parlato di deriva autoritaria a proposito della nostra riforma elettorale. Guardate cosa è successo in Inghilterra dove oggi col 36% dei voti i conservatori hanno la maggioranza assoluta. Con la nostra riforma invece saremmo andati al ballottaggio”. Intanto, vogliamo sperare che la errata citazione dell’Inghilterra sia un refuso delle agenzie di stampa che hanno raccolto questo brandello di comizio genovese del premier, perché si tratta del Regno Unito, che come a tutti è noto comprende anche il Galles, l’Irlanda del Nord e la Scozia (una nozione che s’insegna al corso di Inglese di terza elementare, a proposito della Union Jack, la bandiera). Se Renzi ha detto proprio Inghilterra, merita intanto un voto molto basso in Geografia. E poiché tra le cause del risultato elettorale britannico vi è proprio la tendenza indipendentistica più accentuata che mai nel 2015, non esitiamo ad attribuirgli un voto scarso anche in Geopolitica. L’unico voto altissimo che ci sentiamo di attribuirgli è in quella particolare disciplina in cui egli eccelle da sempre: l’imbroglio demagogico. Ormai, in questa disciplina è diventato un maestro così eccellente da aver prodotto una schiera numerosa di adepti e allievi. Sostenere pubblicamente che l’Italicum è più democratico del sistema britannico Westminster, perché prevede il doppio turno, è non solo una menzogna, ma soprattutto un imbroglio. Evitiamo di citare qui, per amore dei nostri lettori, la lunga lista di coloro che hanno ripetuto la battuta di Renzi come un mantra e in modo acritico, sui giornali e nelle interviste televisive. E concentriamoci invece su qualcosa di molto più serio e rigoroso. Si tratta di riflessioni naturalmente “dimenticate” da Renzi e dai suoi.

Sempre meglio che nominati. I punti forti e democratici del sistema Westminster

Cominciamo da qui, dalla caratteristica prevalente del sistema Westminster. Il sistema britannico è un maggioritario secco a turno unico di collegio, secondo il quale ogni constituency si sceglie il suo rappresentante alla Camera dei Comuni. Vince il candidato di qualunque partito presente nella competizione locale, che abbia o meno legami nazionali, che totalizza un voto in più rispetto agli altri. E poiché i collegi sono 650 (tanti quanti sono i seggi della Camera bassa, naturalmente) nell’intera Gran Bretagna, e sono piccoli, con una media di elettori compresa tra i 60 e gli 80 mila, e considerando che i votanti si attestano attorno al 56-60%, significa che circa trenta-quarantamila votanti per collegio si eleggono un proprio rappresentante. Con quindicimila-ventimila voti, o giù di lì, un candidato di collegio in Gran Bretagna è certo di essere eletto. Ma da chi è eletto? Direttamente dalla comunità nella quale ha voluto candidarsi, e della quale, nella gran parte dei casi, deve essere espressione. Sempre meglio che nominati.

La forza della comunità espressa dal voto di collegio può anche portare alla conseguenza di annullare, di fatto, sul piano nazionale il valore di un partito, come lo UKIP, lo United Kingdom Independent Party di Nigel Farage, che con 4 milioni di voti circa, sparsi sull’intero territorio nazionale, ha eletto un solo deputato. E viceversa, la stessa forza comunitaria ha invece prodotto il successo del partito Nazionale Scozzese, che col 4% nazionale, e appena un milione e mezzo di voti, si è portato a casa 56 dei 59 collegi uninominali, naturalmente tutti espressione di collegi scozzesi. Il rappresentante eletto sa di essere emerso innanzitutto dalla sua constituency, che ha creduto in lui, e non può mai dimenticarsene durante il suo mandato quinquennale. Sempre meglio che essere nominati, e non averla, una constituency di riferimento.

Terza caratteristica che rende il Westminster non meno, ma più democratico dell’Italicum, è il fatto che i sistemi elettorali tendono a consolidare abitudini, consuetudini, costumi, mentalità degli elettori. Il sistema britannico è là da più di mezzo secolo, e i sudditi della Regina ne conoscono a perfezione pregi e difetti, e a nessuno verrebbe voglia di criticarlo per scarsa democraticità. I britannici vi sono affezionati perché sanno bene che gli elettori di ogni constituency hanno una “presa diretta” sul proprio rappresentante, e guai a lui se sbaglia, va a casa, come ad esempio è accaduto per le decine di deputati Laburisti uscenti in Scozia puniti per non aver sostenuto il referendum, pochi mesi prima. Anche in questo caso, la vicenda scozzese ci aiuta a capire: alcuni mesi fa, durante la campagna elettorale per il Referendum sull’indipendenza scozzese, i deputati laburisti si sono schierati con il No e con le posizioni di Cameron, tanto da essere definiti “Red Tories”, Conservatori rossi. Ora, quegli stessi elettori li hanno puniti, preferendo la coerenza dei candidati del partito che si è battuto per quel Referendum, lo Scottish National Party. Perciò, sempre meglio che nominati.

La polemica sulla presunta maggiore democraticità del ballottaggio è l’imbroglio renziano

Può bastare sostenere che il ballottaggio sana il “peccato originale” dell’Italicum, ovvero una Camera a maggioranza di nominati e senza legami territoriali? Assolutamente no. Intanto, per le caratteristiche del maggioritario secco che prevede tanti piccoli collegi (come accadde nel Mattarellum, ad esempio, che prevedeva 472 collegi uninominali a turno unico a copertura del 75% dei seggi da eleggere per la Camera), mentre l’Italicum ne prevede 100, ciascuno non inferiore ai 500mila abitanti. In secondo luogo, prevede il blocco dei capilista per ciascun partito nei 100 collegi. È facile prevedere che con l’abbassamento della soglia nazionale di sbarramento, saranno più di 400 i deputati “bloccati”. In sostanza, e paradossalmente, gli unici deputati eletti direttamente con voto proporzionale saranno quelli del partito vincente cui va attribuito il premio di maggioranza. E in collegi così ampi e diffusi, anche guadagnarsi il voto di preferenza sarà assai problematico e certamente rischioso, sul piano delle infiltrazioni criminali, ad esempio. Il ballottaggio sana questa distorsione democratica? Mette riparo a questa deriva autoritaria?Assolutamente no. Per questa ragione, è difficile credere alle critiche rivolte al Westminster, che pure ha vistosi difetti, da parte di colui che ha creato un capolavoro in termini di furto di decisione popolare e di democrazia. Sistema Westminster? Sempre meglio che nominati.

Pino Salerno

Da jobsnews.it


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