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“Se non viene Crocetta da qua non scendiamo”, cronache dal tetto della Myrmex

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Giancarlo, tecnico di laboratorio, 57 anni – e 32 di servizio – , arriva al lavoro intorno alle sette del pomeriggio. Spalanca il bagagliaio della sua utilitaria, tira fuori un materassino e due buste della spesa e si dirige sul tetto della sua azienda, la Myrmex, il più importante centro di ricerca farmaceutica del Sud o, almeno, quello che ne rimane dopo essere stato ceduto dal colosso farmaceutico Pfizer, nel 2011, al prezzo simbolico di un euro, ad un avvocato di Pavia, Gianluca Calvi, fratello del più celebre ingegner Gian Michele Calvi, già membro della Commissione Grandi rischi, condannato a sei anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta sul terremoto di L’Aquila.

Ed è sul tetto della Myrmex, che domina la zona industriale di Catania, che Giancarlo vive, mangia e dorme da tre giorni. Assieme ai suoi sessantotto colleghi, tutti in cassa integrazione. Come Giovanni, 35 anni, anche lui prossimo al licenziamento: “Se tutto va bene” dice mentre l’Etna sbuffa sullo sfondo “mi mandano a casa a gennaio 2016. Se tutto va bene…”. Già, perché ad inizi 2016 scatta la procedura di mobilità. E a quel punto, le prospettive di rientro in azienda, per i lavoratori, si riducono a zero. “Ciò che fa più male – aggiunge Giovanni – è vedere chiudere quello che un tempo era un polo di eccellenza nel Meridione, un fiore all’occhiello nel campo della ricerca tossicologica e tossicogenomica, il miglior centro di ricerca da Napoli in giù. A perderci non siamo solo noi ma il nostro territorio”.

Sul tetto, da giorni, c’è anche Margherita Patti, segretaria provinciale Cgil, anche lei cassintegrata Myrmex: “Fino a tre anni fa eravamo lavoratori Pfizer” spiega Patti. “Poi siamo stati ceduti a Myrmex, cioè all’avvocato Calvi, dietro precise garanzie della regione, all’epoca presieduta da Raffaele Lombardo, che prometteva di rilanciare il laboratorio. Noi eravamo perplessi ma la regione assicurava che, nel caso qualcosa fosse andato storto, l’azienda sarebbe stata regionalizzata o ceduta ad un altro imprenditore. Adesso ci aspettiamo che si apra un tavolo a Roma, al ministero, e che la regione rispetti gli impegni; e che l’attuale presidente, Rosario Crocetta, venga a parlare con noi. Altrimenti non scendiamo dal tetto.”

E in effetti, come risulta anche da un delibera di giunta del 2011, poi diventata parte integrante del contratto di cessione della Myrmex da Pfizer a Calvi, quell’impegno con i lavoratori la regione lo ha assunto. Solo che adesso il presidente non si chiama più Lombardo ma Crocetta che, fa sapere attraverso il suo assessore Linda Vancheri, considera quella delibera nulla, nella migliore tradizione dello scaricabarile alla siciliana. Tutto, ovviamente, giocato sulla pelle dei lavoratori che oltre al danno di una cessione vissuta con grandi riserve, adesso subiscono la beffa del licenziamento e di un’istituzione che non riconosce i suoi stessi atti.

E se è palese ci ha perso, in questa operazione “cinica e opaca”, quello che c’è ancora da capire è chi ci ha guadagnato: “Il laboratorio di ricerca – ripetono i lavoratori – è stato ceduto al prezzo simbolico di un euro, come accade spesso nelle cessioni di ramo d’azienda. Chi l’ha rilevata, cioè Calvi, ha acquisito un centro che, tra attrezzature, macchinari, progetti finanziati dal Miur e badwill di Pfizer, vale circa 70 milioni di euro. A far gli imprenditori così siamo bravi tutti.


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