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Scuola, riformare ma come?

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Come sempre, quando si tocca un problema che riguarda milioni di persone tra gli allievi di ogni ordine e grado e le loro famiglie (piccole o, in certi casi, larghissime e molto presenti)l’Italia si divide in uno schieramento variegato ma che va dai favorevoli o entusiasti ai perplessi o ai contrari. Nel caso della riforma voluta dal presidente Renzi e affidata alla ministra del Nuovo Centro Destra alfaniano Giannini lo scio pero, organizzato da tutti i sindacati degli insegnanti e degli studenti, ha ottenuto un successo così chiaro e inequivocabile che il presidente-segretario, sensibile, come è naturale, a non perdere punti di popolarità in un momento in cui sta affrontando il tentativo di realizzare la riforma elettorale e la semi-abolizione del Senato, cioè in pratica punti che hanno a che fare con l’architettura istituzionale dello Stato e Renzi, a quanto suggeriscono fonti interne al MIUR,si prepara ad aggiustare il tiro facendo elaborare dal preside dotato di forti potere il piano dell’offerta formativa ma chiedendogli di coinvolgere pienamente il Collegio dei docenti e il Consiglio di Istituto in modo che il POF sia espressione non soltanto della sua personale volontà  ma anche delle istanze fondamentali di ogni scuola.

Così sarebbe creato anche un Comitato di valutazione che con il Preside procederebbe alla scelta dei docenti più meritevoli da premiare. Se a questo si aggiunge che ci sarà l’assunzione nelle scuole primarie di cattedre per alcune migliaia di precari e supplenti fino al termine dell’anno scolastico come insegnanti di sostegno  e altri 7.623 nella scuola media mettendo insieme i cosiddetti “spezzoni di cattedra” formando cattedre con le ore divise in varie scuole a patto che esse non siano troppo distanti tra loro. Ai precari della scuola media in attesa di stabilizzazione dovrebbero andare 18mila cattedre e 1284 agli insegnanti tecnico-pratici che affiancano gli insegnanti nelle attività di laboratorio. Il maggior numero di assunzioni riguarda la scuola superiore e dovrebbe essere di 44.268 posti a disposizione.

La parte più consistente dei precari sarà reclutata nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria. Tuttavia se la discussione in Parlamento(il voto finale alla Camera, se tutto andasse bene, dovrebbe aver luogo il 20 maggio prossimo)prenderà ancora molto tempo, dei 100.701 nuovi posti messi a disposizione ne saranno assegnati solo la metà a settembre. La parte rimanente sarà assegnata soltanto l’anno scolastico prossimo,2016. I dodici punti del governo Renzi parlavano all’inizio di 150 docenti nel settembre 2015 e questo non è più sicuramente possibile. 40mila giovani qualificati entreranno nella scuola tra il 2016 e il 2019. Abolizione dei supplenti e garanzie alle scuole, grazie al piano pluriennale di assunzioni, un team stabile di docenti per coprire cattedre vacanti, tempo pieno e supplenze dando agli studenti la continuità didattica a cui hanno diritto.

Ci saranno premi per gli insegnanti meritevoli sempre nell’intento di primaria importanza per la riforma del governo di restituire la dignità  e il ruolo sociale agli insegnanti.  Insomma, una serie di obbiettivi e di traguardi accettabili e ambiti da chi nella scuola o nell’università ha trascorso una parte rilevante della propria esistenza ed ha a cuore il destino delle nuove generazioni ma che deve fare i conti con difficoltà che sono facili da elencare: le divisioni nella maggioranza e tra maggioranza e opposizioni, i tempi stretti per realizzarla, lo scarso interesse dei media a cominciare dai canali televisivi per un settore come questo non facile da ritrarre. Insomma, Renzi sa di rischiare di non riuscire a raggiungere il tra guardo quest’anno e di non poter mettersi un’altra medaglia sul petto. Staremo a vedere ma non possiamo dimenticare che i segni di una concezione semi-autoritaria e personalistica dello stile dell’ex sindaco di Firenze emergono anche di qui. E questo ci preoccupa.


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