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Scuola. La ministra blinda la legge. Non escluso il voto di fiducia. Nessun “aggiustamento”. Sciopero degli scrutini e manifestazioni

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Di Alessandro Cardulli

Non si capisce perché la ministra Stefania Giannini abbia convocato i sindacati della  scuola. Nella sede del ministero ha illustrato quella che si ostina a chiamare “buona scuola” nel testo uscito dalla Camera sul quale le organizzazioni dei lavoratori della scuola, tutte, hanno dato un giudizio nettamente negativo. Ha annunciato che  martedì il provvedimento entra in Senato. Tutte cose che i sindacalisti avevano potuto leggere sui giornali. Giannini ha affermato ancora una volta che il “nostro provvedimento rappresenta un punto centrale dell’azione di questo Governo”. Ha parlato di un “ribaltamento di paradigma”, paroloni, privi di contenuti. Ha poi informato che “l’impianto generale del disegno di legge va salvaguardato nel passaggio al Senato perché autonomia, valutazione e merito per noi restano centrali”. Sul tema della valutazione si “possono specificare meglio i contenuti sottolineando”, magari aggiungendo qualche riga al testo, in modo da “garantirne ancor di più l’oggettività pensata e voluta dal governo”. Tradotto dal “ministerialese”: assicuriamo ancor più quello che vuole il governo. Poi ha invitato i sindacati al “senso di responsabilità”, cioè a cessare la mobilitazione, le manifestazioni e gli scioperi. I dirigenti di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals si sono guardati sbigottiti a fronte del “nulla” espresso dalla ministra.  L’espressione più benevola sull’esito della convocazione di urgenza fatta dalla ministra è stata quella del segretario del Gilda: “Un incontro di cortesia”. La cosa più grave però riguarda quanto affermato dalla Gannini in merito al dibattito che si apre al Senato. L’aver affermato che “l’impianto generale va salvaguardato” significa una sola cosa: il ricorso al voto di fiducia, cosa che il premier e la ministra Boschi in particolare, non hanno mai escluso.

Ancora una volta il premier evita  il confronto con i sindacati

Non solo. I sindacati avevano chiesto, sollecitato, la presenza del presidente del Consiglio. Ancora una volta si è rifiutato ad un confronto vero con chi rappresenta un milione di lavoratori, ha sbattuto loro la porta in faccia, in un braccio di ferro pericoloso. Le organizzazioni sindacali hanno confermato le iniziative indette in tante città, a Roma sono sfilati in corteo docenti e studenti mentre si svolgeva l’incontro la ministra. Il 5 giugno manifestazioni in tutto il Paese, una grande fiaccolata, poi al termine dell’anno scolastico, un’ora di sciopero nel corso degli scrutini. E se il disegno di legge passa anche al Senato, a settembre alla apertura del nuovo anno scolastico la lotta contro la “pessima scuola” riprenderà. La conferma delle iniziative già programmate è venuta dalle dichiarazioni rilasciate al termine dell’incontro da parte dei dirigenti sindacali. “Valutazione negativa”, hanno detto gli esponenti di tutte le sigle. “Precariato, potere  dei dirigenti scolastici, valutazione dei docenti non ci sono aperture, solo uno spiraglio sulle valutazioni ma, come abbiamo detto, può essere uno spiraglio in negativo”.

Pantaleo (Flc Cgil). Nessuna risposta concreta. Riforma inaccettabile, incostituzionale

“Non c’è stata alcuna risposta concreta – afferma Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil- e quindi continueremo la nostra battaglia con le iniziative già programmate in tutto il paese. Questa riforma è inaccettabile, incostituzionale e non apporta nessun cambiamento vero nel mondo della scuola. Anzi, con questo provvedimento la scuola pubblica ritorna indietro, a un modello autoritario”. Di “incontro deludente” ha parlato  il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima. “C’è stata una netta chiusura da parte del ministro per quanto riguarda la questione del precariato e la questione delle prerogative dei dirigenti scolastici. Abbiamo registrato soltanto una piccola apertura per quanto riguarda la presenza di genitori e studenti nel meccanismo di valutazione dei docenti, ma il giudizio complessivo resta assolutamente negativo e confidiamo nel dibattito al Senato. Resta confermata la mobilitazione, incluso lo sciopero degli scrutini”.

Ora si guarda al Senato. Area riformista del Pd chiede “aggiustamenti”. La risposta è già no

Ora si guarda al Senato, ai gruppi parlamentari cui i sindacati ripropongono l’esigenza di “cambiare verso” su punti qualificanti fra cui “un piano di assunzioni che non può limitarsi soltanto a quanti sono inseriti nelle Gae, escludendo decine di migliaia di docenti e Ata oggi in servizio con contratto a tempo determinato; no al potere dei dirigenti di conferire incarichi ai docenti attraverso la chiamata diretta dagli albi territoriali; no alla valutazione dei docenti con criteri arbitrari e la costituzione di commissioni prive delle necessarie competenze; regolazione per contratto di tutte le materie che hanno ricadute su aspetti normativi e retributivi a del rapporto di lavoro; impegni precisi per il rinnovo del contratto nazionale”. Renzi, il fatto di aver ancora volta snobbato il confronto con i sindacati della scuola è un segno chiaro, intende blindare il disegno di legge fin dal  lavoro in Commissione. Nega il ricorso al voto di fiducia in questa fase, ma non la esclude. Dalle minoranze del Pd, Area riformista che fa capo all’ex capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, è partita una lettera rivolta ai senatori del Pd perché vengano apportati cambiamenti al disegno di legge tenendo conto di quanto chiesto dai sindacati. Lo stesso Pierluigi Bersani che di quell’area fa parte ha parlato della necessità di “aggiustamenti”. “Se ci saranno – ha detto – sarei felicissimo di votare  a favore del disegno di legge”. Proprio dalla ministra Giannini, dalle parole che ha pronunciato nell’incontro con i sindacati, emerge un fatto molto chiaro: l’impianto non si tocca. Neppure “aggiustamenti”, uno schiaffo dato a questa minoranza “dialogante” del Pd,  Quello per cui si stanno battendo centinaia di migliaia di lavoratori comunque non sono “aggiustamenti”. Vogliono entrare nel merito delle linee generali, dell’impianto che presuppone una “scuola-azienda”, cambiarle, impedire che si torni indietro, alla scuola di classe. Il potere dei dirigenti, dei presidi, è il perno di una concezione autoritaria che guida la “buona scuola”. Parlano, come fa il segretario generale della Fc Cgil, Pantaleo, di un modello “inaccettabile, incostituzionale”. Il premier si trincera dietro  accuse infamanti, offensive, per il mondo della scuola. Sciopero e manifestazioni dei docenti, del personale tutto, degli studenti, delle famiglie sarebbero fomentati da questi pessimi sindacalisti per attaccare il suo governo. La scuola sarebbe solo un pretesto.

In vista il soccorso di senatori forzaitalioti. Penosa esibizione del berlusca e di  Fazio

Se questa è la situazione, basta leggere i tweet di Renzi Matteo, se qualcuno avesse dubbi, ci vuole ben altro che “aggiustamenti” per essere “felicissimi” di votare una buona legge. Magari in compagnia del pronto soccorso che potrebbe venire dalla compagnia dei “verdiniani”, da un qualche drappello di trasformisti, di cani sciolti che razzolano nelle aule di Senato e Camera cui ormai Berlusconi e Forza Italia stanno stretti, cercano una nuova casa. Verrebbe voglia di stare dalla parte dell’ex cavaliere che ha fatto la fortuna di tanti volta gabbana. Ma non è possibile, non è decente visto anche la performance del berlusca intervistato da Fazio. Una  esibizione penosa, non solo dell’ex premier.

Da jobsnews.it


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