Stava finendo l’inverno e il governo dichiarava che la riforma della Rai sarebbe arrivata con la primavera. “Basta con la legge Gasparri”, “fuori i partiti dalla Rai”. Questi erano i temi che furono posti a base di un’iniziativa legislativa della maggioranza a lungo attesa preceduta e seguita da un discreto numero di altre proposte di riforma. Senza entrare nel merito e dando per scontate grandi differenze tra le une e le altre tutto lasciava pensare che finalmente si sarebbe detto addio all’attuale assetto e si sarebbe imboccata un’altra strada. Magari dopo un acceso confronto in Parlamento e fuori delle aule parlamentari.
E, invece, no, formalmente la discussione è effettivamente iniziata in commissione al Senato, ma di fatto non è iniziata. Siamo ancora nella fase delle audizione di personaggi competenti in grado di aiutare i senatori a fare meglio luce sulla complessa ed, evidentemente, poco conosciuta materia. Di discussione nel merito delle diverse proposte ancora non vi è traccia.
Che succede? I senatori sono stati colti di sorpresa dallo scorrere del tempo? Noi no, perché sapevamo dai giornali e dai Tg che il CdA era in scadenza e che la nuova legge doveva essere pronta prima dell’estate. Fosse toccato a noi organizzare la discussione avremmo preso il calendario, contato i giorni e stabilito un programma di lavoro adeguato. Ma, forse noi di Moveon vediamo le cose in maniera un po’ diversa dai parlamentari.
Ora si parla di una possibile nuova nomina del CdA con le norme attuali messe sotto accusa e sbeffeggiate finanche dal Presidente del Consiglio in persona. Insomma la Rai si conferma un argomento molto coriaceo per il quale è sempre tutto difficile. E fin qui si parla solo di tempi e procedure. Se entriamo nel merito possiamo solo ribadire un giudizio non positivo sulla proposta del governo e su alcune altre che riconducono la nomina dei membri del CdA o direttamente o indirettamente ad un’investitura politica lasciando alla commissione parlamentare di vigilanza le funzioni che svolge attualmente (nomina del CdA esclusa). Praticamente si darebbe una risposta alle esigenze dell’azienda Rai, ma non cambierebbe nulla sull’assetto del servizio pubblico.
La nostra proposta “La Rai ai cittadini” invece ruota intorno a due cardini: il servizio pubblico come bene comune e un organismo di garanzia che vi sovrintenda dotato della più ampia rappresentanza sociale, istituzionale e culturale. Assumere questi due principi può portare a soluzioni diverse rispetto a quelle contenute nella nostra proposta (accolta in alcuni disegni di legge presentati alla Camera e al Senato), magari anche migliori, ma bisogna prenderli seriamente in considerazione e bisogna volerne discutere.
Cominciamo a pensare che manchi la volontà di farlo. Di tutto questo parleremo martedì 19 maggio in un’assemblea pubblica che si svolgerà dalle 10 alle 13 presso il Centro di documentazione e studi dei comuni italiani in via di Campo Marzio 24 Roma. Sono stati invitati i parlamentari firmatari di proposte di legge per la riforma della Rai, il sottosegretario Giacomelli e il presidente della Commissione di vigilanza Fico
* Move on Italia