Non possiamo che registrare con piacere la profonda convergenza tra le riflessioni, profonde ed originali, svolte da padre Occhetta (nella foto), e le posizioni di Articolo21.
Al di là dei singoli passaggi, ci unisce la convinzione che la professione del giornalista, nel mutare dei tempi e degli strumenti, non può che fondarsi sulla ricerca della verità possibile, sul rifiuto della censura e dell’autocensura, sul rispetto della dignità altrui.
Rispetto significa anche “Illuminare le periferie”, dare visibilità e voce a chi non controlla i media, a chi è escluso, a quei mondi condannati non solo alla marginalità, ma anche ad un disperante e disperato silenzio.
Ancor prima di codici e carte, è necessario rimettere al centro della discussione una rinnovata tensione etica, che sicuramente si sostanzia di correttezza deontologica, ma deve andare oltre il semplice rispetto della regola, che pure é essenziale. Sia la regola per l’uomo e non l’uomo per la regola, potremmo sintetizzare, parafrasando ben altra citazione.
Padre Occhetta, nel suo saggio che sarà pubblicato da Civiltà Cattolica, propone anche di semplificare e di unificare le tante Carte deontologiche attualmente in vigore.
Forse potrebbero essere riassunte in una nuova ed unificata Carta dei doveri, magari accompagnata da quel Giurì per la lealtà della informazione,capace di diventare non solo il luogo della autoregolamentazione, ma anche di un rinnovato dialogo con il lettore.
Perché non riprendere la discussione sulla figura del Garante del lettore, uscendo dalla pigrizia corporativa, dalle chiusure autoreferenziali e sterili?
Non sfugga neppure quel richiamo finale che padre Occhetta rivolge all’istituto della obiezione di coscienza, per altro previsto dal contratto, anche se relegato tra gli oggetti quasi inutili.
Davvero bisogna sempre consentire? È giusto prestarsi alla menzogna e al dossier a tariffa?
É obbligatorio suscitare la paura creando il mostro, quasi sempre scelto tra le fila degli ultimi, dal rom al immigrato che attiva sul barcone?
Nella sua riflessione non manca il riferimento alle condizioni di lavoro, ai contratti, al ricatto nei confronti dei precari, al quadro legislativo spesso carente, e questo consente a padre Occhetta di legare i temi etici e deontologici alla materialità della organizzazione del lavoro.
Per questo abbiamo scelto di dare spazio alle sue proposte, che per altro alimentano anche il prezioso lavoro svolto dall’Ucsi e dal suo presidente Andrea Melodia.
Chiunque potrà partecipare alla discussione con l’obiettivo di arrivare, quanto prima, alla convocazione degli stati generali della professione.
Da troppo tempo, infatti, le polemiche e le divisioni sembrano manifestarsi più attorno agli organigrammi delle istituzioni dei giornalisti ,che non sul merito delle questioni che dovrebbero rappresentare le ragioni vitali di una professione essenziale per il corretto svolgimento della dialettica democratica e civile.
Enzo Biagi ricordava a tutti che l’informazione assomiglia ad un acquedotto.
Se l’acqua che arriva nel rubinetto è pulita tutti ne avranno un beneficio, in caso contrario la salute, collettiva ed individuale, subirà gravi danni.
Oggi dai rubinetti vecchi e nuovi della comunicazione esce non poca merce avariata, con tutte le conseguenze immaginabili, sul piano etico e civile.
Sarà il caso di interrompere un silenzio imbarazzante e imbarazzato e di riaprire porte e finestre ad una discussione tanto pacata quanto sincera e non omissiva.
Un grazie anticipato a Padre Occhetta per le sue riflessioni e a chi vorrà partecipare alla discussione utilizzando anche il sito di Articolo21.