“Per vincere le sfide legate al mondo della comunicazione, cosi’ cambiato negli ultimi anni, andra’ rivisto anche il contratto giornalistico italiano che dovra’ essere piu’ basato sul merito e sulla flessibilita’. Lo ha affermato il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi intervenuto ieri ad un dibattito su Scuola, Informazione e Innovazione al Festival della TV e dei nuovi media di Dogliani, nel cuneese. “L’organizzazione del lavoro giornalistico – ha detto – deve riflettere necessariamente i cambiamenti tecnologici in atto. L’attuale contratto, vecchio di decenni, piu’ basato sul concetto di anzianita’ che sul merito, e poco flessibile, in molti casi impedisce di portare cambiamenti al mondo dell’informazione necessari per adeguarsi ad una societa’ in continuo e veloce cambiamento. Al centro va messo il prodotto sul quale stiamo puntando tantissimo, per contribuire alla ripresa del paese e alla crescita culturale necessaria, piuttosto che le dinamiche di reti”.
Il commento del sindacato dei giornalisti Rai non si fa attendere: “Per vincere le sfide servono idee editoriali, strategie innovative, investimenti e risorse sul prodotto” scrive in una nota l’Esecutivo Usigrai. Tutti ingredienti che il Dg della Rai in questi anni di suo mandato ha negato. Del resto il Direttore Generale ci ha abituati a slogan senza contenuti. Il merito? Siamo d’accordo con lui. Ma dica come intende riconoscerlo. Anche perché fino a ora le uniche proposte per introdurre meritocrazia sono quelle fatte da noi, dal sindacato. Lui era, ed è tuttora, impegnato a cercare risorse esterne da contrattualizzare con i soldi dei cittadini, e ignorando del tutto i meriti dei giornalisti della Rai. Sul Contratto giornalistico l’Usigrai ha presentato una piattaforma innovativa e riformatrice. Ci auguriamo che su questo il Dg voglia un confronto serio e rapido. Non come sulla riorganizzazione aziendale dove, di fronte alla proposta Usigrai, il capo azienda accampa scuse per evitare il tavolo sindacale, avendo come unico obiettivo l’assegnazione di poltrone e non la realizzazione di un progetto che rinnovi e valorizzi l’informazione”.
“Quella del Dg della Rai è una provocazione, e un insulto alla verità dei fatti” prosegue l’Usigrai. “Il Dg parla di merito e prodotto? E allora andiamo al pratico. 2 mesi fa 2 colleghi Rai chiesero di andare in trasferta in Libia per una intervista in esclusiva al generale Haftar. La Rai negò l’autorizzazione accampando motivazioni di sicurezza,anche se i colleghi avanzarono ampie rassicurazioni al riguardo. Oggi, dopo 2 mesi, quella intervista va in onda in Rai ma effettuata da un collaboratore esterno.
È questo il merito di cui parla il Dg? Sono questi gli investimenti sul prodotto? E questi anche i risparmi del Dg? Come abbiamo denunciato in Commissione di Vigilanza mercoledì scorso, siamo ormai alla esternalizzazione della figura dell’inviato. Prima di parlare di sfide da vincere, il Dg dica a beneficio di chi e di cosa permette episodi gravi come questi”.