Di Pino Salerno
Domenica 17 maggio, ora di pranzo, canali televisivi Rai. Da una parte, nel contenitore popolare di Raiuno, L’Arena condotto da Massimo Giletti, si esibisce il premier e segretario del Pd, Matteo Renzi. Dall’altra, nel corso di In mezzora, la trasmissione di Raitre condotta da Lucia Annunziata, Raffaele Fitto definisce il suo percorso politico oltre Berlusconi. Su un altro canale televisivo, la7, ha imperversato per l’intera settimana, e in prima serata, il leader della Lega Matteo Salvini, ed ora imperversa per fatti di cronaca più che per proposte politiche. Renzi, Fitto e Salvini appartengono alla medesima generazione, usano un medesimo linguaggio, rendono pubblica la stessa rabbiosa voglia di rivincita, nei confronti di ogni gerontocrate che osi sbarrare loro la strada, e sembrano tutti e tre lontani parenti del Telemaco omerico alla ricerca dell’affrancamento. Ciascuno di loro ha affrontato e ucciso un padre, politico naturalmente, come direbbero gli psicanalisti, per diventare grandi e navigare sciolti e autonomi nel difficile mare della politica e del governo.
Il Telemaco-Renzi, e la nemesi storica
Così, Matteo Renzi, dopo aver costruito la sua carriera politica nazionale sulla “rottamazione”, gesto che per eccellenza prevede il gerontocidio, cioè l’assassinio dei vecchi e degli anziani di una comunità, anche politica, è alle prese con una difficilissima partita sulle pensioni innescata da quei sette gerontocrati della Corte costituzionale che hanno votato per l’incostituzionalità della mancata indicizzazione delle pensioni voluta da Monti e da Fornero (gli altri 6 giudici hanno votato per la costituzionalità). Sembra proprio una nemesi: Telemaco-Renzi che vorrebbe disfarsi dei padri, si trova incastrato, senza averne minimamente colpa, dai nonni e dai loro diritti. Non si può mettere a repentaglio il bilancio dello stato per restituire i soldi ai pensionati, dice Telemaco-Renzi in televisione, perciò si dovranno accontentare di quanto passa il convento: 500 euro, non a tutti e solo a partire da agosto. E potrebbe far mancare ai poveri pensionati il senso di colpa? Assolutamente no. Perché Renzi svela in televisione che i diritti dei pensionati saranno soddisfatti grazie ad una cifra riservata “alla lotta contro la povertà”. Il messaggio del Telemaco-Renzi è chiaro, “cari pensionati, volete la soddisfazione dei vostri diritti? Dovete far piangere chi sta peggio di voi, i poveri”. E dunque, di nuovo, come nel caso degli 80 euro ai dipendenti, trasforma un diritto in una elargizione caritatevole, una cortesia di Telemaco. E così, per il giovane Renzi, può chiudersi, molto male, uno dei tanti fronti sociali aperti dal carattere divisivo delle sue decisioni di governo. Da Carla Cantone, leader dei pensionati Cgil gli arriva un invito: “Bene che si cominci ad affrontare il problema dalle pensioni medio-basse ma Renzi non se la può cavare solo con un bonus una tantum. Sicuramente è meglio di niente ma la questione aperta non può finire né qui né così. Farebbe bene a confrontarsi con noi per non fare errori”. Di nuovo, ecco la saggezza degli anziani che si rivolge ai giovani. Non è solo una metafora, diventa metodo politico. In questa settimana, Telemaco-Renzi dovrà fare i conti coi suoi insegnanti e le loro rivendicazioni, ma anche con gli studenti, suoi fratelli minori, e le loro rivendicazioni. Dovrà spiegare, e non ci riuscirà, perché la sua idea di scuola è davvero “buona” e perché non vuole costruire ponti e confronti con docenti e studenti. E in questa settimana si tornerà a parlare di migranti che sbarcano sulle coste della Sicilia, della Calabria, della Puglia, di Europa che non vuole saperne, di Italia in difficoltà. Insomma, il Telemaco-Renzi ha dato origine ad alcuni cloni, come appunto Salvini e Fitto, ma stenta a trovare un “modus governandi” saggio e razionale.
Il Telemaco-Fitto e il tentativo di rovesciare il padre e la casa politica
Così, Raffaele Fitto trova nella tramissione di Lucia Annunziata il luogo pubblico in cui si manifesta la sua simbolica “uccisione” del padre, il gerontocrate Berlusconi: “Forza Italia non c’è più, mi sembra chiaro, anche per il clima e le finalità con le quali sta portando avanti la sua azione politica. Noi abbiamo bisogno di guardare avanti e di andare oltre – ha aggiunto. Forza Italia è un capitolo chiuso, stiamo lavorando per una prospettiva diversa”. La replica di Silvio Berlusconi è tipica del padre che ancora non intende lasciare e lancia la sfida: “In passato qualcuno se n’è andato da Forza Italia e non è mai finito molto bene”. E aggiunge, senza citare Fitto: “Chi se ne va ci toglie un peso, siamo felici”. Il dissidio tra il gerontocrate Berlusconi e il giovane Fitto data ormai da più di un anno, dalle elezioni europee, si è trascinato in polemiche roventi nel corso delle elezioni amministrative di novembre, ed è giunto al termine quando si è trattato di definire candidato governatore e liste per le elezioni regionali della Puglia del prossimo 31 maggio. Ecco la stilettata del Telemaco-Fitto al gerontocrate Berlusconi: “Dopo le ultime performance di Berlusconi in Puglia, è un partito senza regole e contenuti. Se hai un’idea autonoma e la trasmetti ai territori sei fuori. Il centrodestra ha bisogno di mettere in campo qualcosa che vada oltre una leadership che rappresenta una stagione conclusa”. È più che un addio, è l’accusa di insensatezza e irrazionalità verso il padre, accusato di bloccare ogni innovazione. Telemaco-Fitto cambia addirittura “casa politica”, mentre il gerontocrate Berlusconi pensa a un diverso destino per Forza Italia, simile a quello che Sarkozy ha immaginato per il suo UMP che si trasformerà in Partito dei repubblicani. Silvio guarda ai moderati francesi? Telemaco-Fitto guarda ai conservatori british, che con Cameron hanno appena guadagnato la maggioranza assoluta. E lascia i Popolari europei, cioè la sua vecchia dimora, quella Democrazia cristiana in cui Fitto è stato allevato ed è cresciuto.
Il Telemaco-Salvini e il finto conflitto
Nel corso della trasmissione con la Annunziata, Fitto cita esplicitamente l’altro clone di Telemaco, il Telemaco-Salvini. E sostiene di voler occupare lo spazio cuscinetto che si creerà tra il Telemaco-Renzi e il Telemaco-Salvini, che fa coincidere la sua campagna elettorale identificandosi come l’eroe e martire leghista, vittima della sinistra e dei centri sociali. E con grande abilità provoca scontri e conflitti ovunque, rivendicando la libertà di parola apparentemente lesa. Mentre sono migliaia i poliziotti e i carabinieri messi a disposizione sua e dei suoi movimenti. Però, essere e interpretare il Telemaco vittima dei vecchi è il copione scritto per Salvini.
Così, pensateci, cari lettori, i tre Telemachi occuperanno l’intera scena politica, uguali nel passato e nel presente, uguali anche nell’avvenire, perché cloni di uno stesso personaggio omerico (ma anche simile a quello ricostruito e rinarrato da James Joyce), che essi interpretano con identica passione e identica apparente identificazione. Telemaco-Salvini è il terzo clone, sempre in tv, sempre apodittico nelle sue frasi da bar sport, sempre un nemico da costruire.
La settimana che si è chiusa questa domenica ha portato in televisione questa caratterizzazione della politica italiana nei tre Telemachi, ciascuno uguale all’altro, ciascuno alla ricerca di uno spazio e di un pubblico, ma anche di un amico e di un nemico. Renzi, Fitto e Salvini sono tre politici che vogliono farci credere di aver “rottamato” i gerontocrati e ucciso i padri. In realtà, se ci si pensa bene e si analizzano i loro atti politici, sono il risultato di un gravissimo errore compiuto dai loro padri: aver ostinatamente pensato che l’uscita dal Novecento, più o meno obbligatoria, dovesse passare attraverso la ricerca di un Telemaco. Come stiamo vedendo, non vi è nulla di più miope.
da jobsnews.it