Sono passati più di quarant’anni, quarantuno per l’esattezza, da quel 28 maggio 1974 in cui, alle 10 e 12 minuti, nella centralissima piazza della Loggia di Brescia, una bomba, nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai maggiori sindacati e dal Comitato antifascista che vedeva la presenza del sindacalista della CISL Franco Castrezzati, del deputato del PCI Adelio Terraroli e del segretario della Camera del Lavoro di Brescia, Gianni Panella.
E’ stato senza dubbio alcuno uno degli attentati più gravi di quegli anni dopo la strage di Piazza Fontana del 1969 a Milano e prima della strage del treno Italicus il 4 agosto del 1974 e la strage di Bologna del 2 agosto 1980. I periti sono stati in disaccordo sulla composizione dell’ordigno esplosivo perché nel 2010 i periti del processo che portò all’assoluzione con il dubbio di Carlo Mario Maggi, Delfo Tramonte, Pino Rauti e Francesco Delfino hanno affermato che la bomba era costituita in gran parte da tritolo, mentre nel 2012 i periti balistici della Corte di Appello di Brescia, il generale Romano Schiavi e il professor Alberto Brandone hanno sostenuto, come nella loro precedente perizia, che la bomba era costituita da una miscela di lignite e di dinamite.
Tra le vittime c’erano tre donne e cinque uomini, insegnanti e operai e un pensionato ex partigiano. Nei tre gradi di giudizio non mancarono i colpi di scena. Nella prima istruttoria, vennero condannati alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana. Uno di essi, Ermanno Buzzi, in carcere in attesa dell’appello, fu strangolato il 13 aprile 1981 da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. Nel giudizio di secondo grado, nel 1982, le condanne del giudizio di primo grado vennero commutate in assoluzioni, le quali vennero a loro volta confermate nel 1985 dalla Corte di Cassazione.
Un secondo filone di accusa, sorto nel 1984 per le rive lazioni di alcuni pentiti, si protrasse fino agli anni Ottanta e gli imputati furono assolti in primo grado nel 1987 per insufficienza di prove e prosciolti in appello nel1989 con formula piena. La Corte di Cassazione confermerà qualche mese dopo l’esito processuale di secondo grado. A poco a poco si è fatta strada in maniera sempre più insistente l’ipotesi di un coinvolgimento dei servizi segreti e degli apparati dello Stato nella vicenda come era già avvenuto in anni precedenti e nella strage di piazza Fontana a Milano. Emerge nella seconda istruttoria la figura di Delfo Zorzi quale ulteriore “riprova, se mai ve ne fosse bisogno, dell’esistenza dell’esistenza e costante operatività di una rete di protezione (l’Ufficio Affari Riservati, ndr) pronta a scattare in qualunque momento e in qualunque luogo.”Nella terza istruttoria la Corte di Cassazione ha confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese non estradabile con il nome di Hagen Roi) per il coinvolgimento nella strage di piazza della Loggia.
E sono stati rinviati a giudizio il 15 maggio del 2008 i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino,Giovanni Maifredi. I primi tre erano all’epoca militanti di spicco di Movimento Politico Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato da Clemente Graziani ,sulle ceneri del Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti e più volte oggetto di indagini, pur senza successive risultanze processuali, per l’organizzazione e il compimento di stragi e attentati. Ordine Nuovo fu sciolto nel 1973 per disposizione del ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani con l’accusa di ricostituzione del Partito Nazionale Fascista. Dopo ulteriori tappe alla fine il 14 aprile 2012 la Corte di Assise di Appello di Brescia conferma l’assoluzione per tutti gli imputati condannando le parti civili al rimborso delle spese processuali ma tuttavia indica la responsabilità di tre ordino visti ormai deceduti, Carlo Digilio, Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati. Il 21 febbraio 2014 la Corte di Cassazione annulla le assoluzione di Maggi e Tramonte e conferma quelle di Zorzi e Delfino. Così viene istruito un nuovo processo di appello contro Tramonti e Maggi.
La storia giudiziaria è insomma ancora aperta dopo più di quarant’anni e, con la direttiva del governo Renzi del 22 aprile 2014, tutti i fascicoli archivistici del 22 aprile 2014, sono stati declassificati e perciò liberamente consultabili da tutti. Speriamo che qualche ricercatore cerchi di ricostruire come sono andate veramente le cose.