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Palmira è un grido d’innocenza che non deve restare inascoltato

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La città di Palmira, le cui rovine dell’area monumentale sono Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è caduta nelle mani dei jihadisti di Abu Bakr al-Baghda. La conferma arriva dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, e tramite internet direttamente dai miliziani del gruppo dello stato islamico che hanno diffuso video e foto per celebrare il dominio totale della città, dopo diversi giorni di combattimenti.

L’isis dopo la strage di soldati governativi e miliziani lealisti siriani ha imposto il coprifuoco, occupato la prigione, l’ospedale, la base aerea e costretto alla fuga centinaia di civili. La direttrice dell’Unesco, Irina Bokova, ancora una volta ha chiesto alla comunità internazionale
di proteggere la popolazione civile e di tutelare il patrimonio culturale di Palmira, unico al mondo.
Secondo il direttore del dipartimento delle antichità siriane Mamun Abdulkarim, centinaia di opere sono state già trasferite in altre località per il timore del ripetersi delle barbare devastazioni realizzate nei mesi scorsi nei siti archeologici di Ninive, Nimrud e Hatra.
La verità è che tutto tace, in questa terra di una bellezza insostituibile, in balia di assassini contemporanei che non conoscono altro che dolore e morte. Palmira è un grido d’innocenza che non deve restare inascoltato.

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