Una delle molte “prime volte” che ci tocca vivere in questo tempo è quella delle prossime elezioni regionali: andiamo al seggio (quelli che ci andranno) per far vincere una squadra di calcio e determinare col nostro voto il risultato finale: 6-1, 5-2, 4-3. Risultati che, a seconda dei sondaggi e degli umori, il capo del governo annuncia a ogni ora del giorno, per la gioia dei mezzi di informazione che si affannano a dare una spiegazione a ciascuna previsione.
Non votiamo tanto un presidente di Regione quanto un dirigente sportivo. Non votiamo un progetto per il futuro, quanto dei posti in classifica. “Se fosse un 4-3 sarebbe comunque una vittoria per il Pd, ma credo che andrà meglio” è stata una delle molte dichiarazioni di MatteoRenzi.
L’importante, come ripetono tutti gli uomini del cerchio magico, è vincere. La vittoria è il nostro ideale, non importa se sulle piaghe sanguinanti di un Paese allo stremo, non importa se sulla distruzione dei diritti dei più deboli.
Inseguendo una vittoria dopo l’altra, il governo governa senza aver avuto alcuna legittimazione popolare: nessun partito ha mai chiamato i cittadini a votare il programma che sta realizzando questo governo. Mai prima di oggi tante di queste leggi sono approvate alla Camera da una maggioranza che dire illegale è forse poco. Mai come oggi le maggioranze sono apparse mutevoli senza che il governo venisse toccato. Mai come oggi è forte la sensazione che Renzi sia sospinto nelle sue scelte da organismi e personaggi estranei alle Istituzioni previste dalla Costituzione. Mai come oggi il timbro che tutto unifica è quello che indica appunto la “unicità”, la “esclusività” del soggetto che decide: dalla scuola al governo, dalle liste elettorali alla Camera unica, dal sindacato alla Rai, all’editoria,all’organizzazione del partito. Mai come oggi, nemmeno ai tempi di Berlusconi, la Corte Costituzionale è nel mirino del governo che si prepara a “ guidare” le prossime candidature puntando sui requisiti di fedeltà più che su quelli di competenza e autonomia.
Tutta questa ostentazione di potere per arrivare a che cosa?
Renzi stesso sta centellinando i suoi veri retropensieri. Finalmente ha detto che il progetto suo personale è oramai quello di “fare due giri: ora e nel 2018. Uno ora, che gli serve soprattutto a prepararsi degli strumenti che gli saranno utili a riformare completamente l’Italia negli anni del secondo “giro”. Quando, ha spiegato, si tratterà di occuparsi sul serio dei giudici e della giustizia, dell’informazione, del lavoro e dei partiti tutti. In sostanza, della prima parte della Costituzione. Della libertà.
In fondo, la sorte che toccherà al segretario, capo del governo Matteo Renzi potrebbe esser molto simile a quella che è toccata a Berlusconi: governare a lungo, ma non diventare mai uno statista. E lasciare dietro di sé un Paese più povero e disorientato, sempre occupato dalla criminalità e dalla corruzione.
Non sarà una vittoria definitiva sulla mafia il giorno in cui si vanteranno di aver arrestato l’ultimo latitante, Matteo Messina Denaro detto “U siccu”. Ma il giorno in cui i magistrati della “trattativa” avranno potuto indagare fino in fondo sui legami tra mafia e istituzioni e mondo della Politica. Il giorno in cui nessun giornalista o magistrato dovrà vivere scortato e protetto dalla criminalità.
Perché i poteri criminali dovrebbero sentirsi a rischio vista l’amicizia con cui si guarda a loro in questa campagna elettorale? Perché Gom0rra, perché la ’ndrangheta perché Cosa nostra, perché i centomila boss dell’intimidazione mafiosa e del ricatto? Perché gli uomini di mafia capitale e quelli delle cooperative che si arricchiscono con i migranti più che con la droga?
Sono brutte queste elezioni: partite di calcio truccate, schedine contraffatte….
L’autrice è Presidente emerita di Libertà e Giustizia