Giornalisti incontentabili. L’aumento del PIL nel primo trimestre è stato in Francia dello 0,6%, il doppio dello 0,3% fatto registrare in Italia, eppure Le Monde titola: “Una crescita senza impiego nè investimenti”. Perchè se è vero che questi zero virgola certificano la fine della recessione, è vero anche che si tratta di una ripresa che non dà lavoro ai giovani (non abbastanza) nè denaro e fiducia al ceto medio. L’Istat ha registrato un -0,1% dei prezzi in Italia: vuol dire “deflazione”, -il lupo nero tanto temuto da Draghi-, appena corretto da un +0,2% di Aprile, trainato dalle feste pasquali e che non fa primavera. Gli imprenditori assumono per incassare l’incentivo, poi si vedrà. Le famiglie spendono poco per via delle tasse alte -in Francia sono al 44,9%- e della tendenza -in Italia- a usare le pensioni come bancomat. Il mare di euro stampati dalla BCE finisce in borsa e prepara un’altra bolla speculativa, che si sgonfierà. Lo storytelling del governo italiano dice altro, i nostri giornali non osano contraddirlo: “ltalia fuori dalla recessione” Repubblica,“ma in Europa di più”, la Stampa. Spagna +0,9%
Lavagna e gessetto Imperdibile! Lasciato al fido Sensi l’I Phone e indossato il saio del semplice maestro di provincia, Renzi ha spiegato ai gufi e alle gufette in lotta che il governo “stabilizza”, quanti mai prima, insegnanti, Che ha stanziato, quanto mai prima, denaro. Che sì va bene, i presidi comanderanno ma non poi tanto. Che, certo, “il merito” degli insegnanti di seconda fascia è stato negletto, ma per loro si farà un concorso per “titoli ed esami”. E se di rinnovo del contratto non se ne parla, il governo sarà generoso di doni per “merito e aggiornamento”. Basterà la lezione alla lavagna per placare gli animi, spuntare la contestazione, separare studenti da docenti, armare le famiglie contro i sindacati? Il canto della sirena di governo pare abbia commosso almeno la Cisl –more solito– vedremo. Intanto la riforma è illegibile, dopo gli emendamenti passati in commissione. Altri 800 incombono in aula. E temo che il PD -non solo nè tanto Renzi- non intenda. Maria Coscia provava a dire stamani che la protesta covava da anni: colpa del centro destra. Ma è proprio qui il fallimento de #labuonascuola: senza un’idea per la formazione (se non quella di fare entrar le aziende a scuola), la riforma, promessa come epocale, si limita a rafforzare la gerarchia (il Direttore scolastico che sceglie), assume 100mila precari ma ne tradisce altrettanti che il ministero aveva illuso, suona una trionfalistica fanfara -merito,concorsi,valutazione – senza alcun riscontro oggettivo. Quanto poi all’autonomia, qui divento gufo: l’autonomia universitaria, mezzo secolo fa, sollecitava una competizione fra poli e tradizioni culturali, scientifici, filosofici, l’autonomia degli istituti medi regola, al più, il rapporto tra scuola territorio ed enti locali. Davvero poco.
Un sondaggio al giorno. Paita insidiata da Toti in Liguria, spiega Pagnoncelli. Invece in Campania De Luca (37-40%) è in vantaggio su Caldoro (33-36%), ma sarà determinante -avverte il sondaggista del Corriere- “la quota di incerti e astenuti che in entrambe le regioni supera la soglia del 50 per cento e che potrebbe spostare gli orientamenti nelle ultime due settimane prima del voto del 31 maggio”. Insomma, fuga dal voto, il Partito della Nazione prevale quando imbarca qualunque zozzeria (De Luca accusa Saviano di dire “sciocchezze”) ma rischia quando esagera e sconta una rottura a sinistra. Gli imbrogli contro Cofferati, la candidatura di Pastorino, fra il 10 e il 13%
Due popoli due paesi. Papa Francesco ha scelto. Il Vaticano ha riconosciuto lo Stato della Palestina. Lezione di politica, al nostro governo
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