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La Fifa, Marin e gli scheletri negli armadi

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Tra gli accusati e arrestati nello scandalo che sta facendo tremare i vertici della FIFA c’è anche Josè Maria Marin. Presidente Dal 2012 della CBF, la Federazione calcistica brasiliana e del comitato organizzatore dell’evento. Uomo di spicco durante la dittatura militare, ha ricoperto cariche importantissime in quegli anni. La sua storia è legata a doppio filo a quella di Vladimir Herzog, un giornalista che durante il periodo buio della dittatura ha avuto il coraggio di raccontare vicende tragiche. Vladimir Herzog arriva in Brasile piccolissimo, figlio di una famiglia ebrea che dall’allora Jugoslavia fugge per scampare al nazismo. Cresce e studia in Brasile e si appassiona al giornalismo d’inchiesta. Si fa notare e viene ingaggiato dalla BBC. Qui lavora per qualche anno e commenta le partite del Brasile durante l’edizione dei Mondiali ’66, fatto che gli porta grandissima popolarità. Le cose nel Paese verdeoro sono cambiate, soprattutto dal 1964 quando con un golpe il Paese intraprende una strada senza uscita. Sono gli anni dell’Operazione Condor in tutta l’America Latina, quando la CIA in piena guerra fredda sceglie di spegnere qualsiasi moto anticapitalista nel continente. In concerto con militari appositamente addestrati si perpetreranno crimini di indicibile disumanità che segnano ancora oggi la vita di quei paesi. Nonostante la situazione Vlado (così affettuosamente chiamato) decide di tornare in Brasile per dare il suo contributo contro questo tipo di politica. E’ chiamato a dirigere la redazione di Tv Cultura, emittente che, ancora oggi, gode di grande credibilità a livello internazionale per la qualità delle sue inchieste. Ogni sera il “suo” notiziario mette in discussione quanto di drammatico sta avvenendo e questo gli costa non poche e per nulla piacevoli attenzioni. Herzog come dicevamo è molto stimato e popolare, non è facile attaccarlo. Ci pensano quelli del DOI CODI, un’organizzazione per anni clandestina composta da proprietari terrieri, militari, giudici che fanno di tutto per contenere quello che loro definiscono il “pericolo comunista”. Quando il regime assume pieni poteri questi escono dal buio e anzi sono il braccio esecutivo della repressione ai danni di chiunque dissente al regime. Operano inizialmente nello stato di Sao Paulo dove sono potentissimi. Diventano parte stessa del regime. Contano importanti esponenti politici tra cui appunto Jose Maria Marin e Wadih Helu dal quale parte una invettiva alla camera dei deputati proprio contro Herzog. Sono parole durissime. Una sentenza. E’ il 1975. Wadih Helu è stato per dieci anni presidente del Corinthians e ha ricoperto ruoli di prestigio come dirigente nello sport in Brasile fino a qualche anno fa.

Herzog si presenta accompagnato da due colleghi alle autorità per chiarire la sua posizione E’ l’ultima volta di cui si hanno notizie di lui vivo. L’indomani le stesse autorità comunicheranno che Vladimir Herzog si è impiccato, quindi suicidato, per la vergogna di avere tradito il proprio Paese.

Il rabbino capo di Sao Paulo nonostante questo chiede ugualmente di potere avere la salma. Il rabbino si rende immediatamente conto che non è andata affatto come dicono le autorità e indice il funerale sfidando le autorità. Anche la comunità cristiana sceglie di rendergli omaggio e il cardinale (non a caso qui nasce la “teologia della liberazione”) di Sao Paulo contemporaneamente al funerale chiama tutti a una messa per ricordare Vlado. Non si era mai vista così tanta gente in piazza in Brasile. Solo nel 2001 si è sancito che Vladimir Herzog non si sia suicidato ma sia morto a causa delle torture al quale è stato sottoposto. Precedentemente la Coppa del Mondo 2014 il figlio di Herzog, supportato anche da personaggi come Romario ha portato avanti una campagna contro lo stesso Marin. Il suo predecessore Texeira ha più o meno lo stesso curriculum. Teixeira, ultra settantenne, si è messo in congedo per malattia giovedì 8 marzo 2012. Costretto dagli scandali, lascia la carica che presiedeva dal lontano 1989, nonché quella di presidente del comitato organizzativo locale (COL) dei Mondiali del 2014. Tra le tante società indagate per corruzione e per “finanziamenti occulti” a Texeira  anche l’agenzia di marketing ISL. Questa a suo tempo, nel 2008 aveva avuto un contenzioso, per usare un eufemismo, con la FIFA: si erano appurati i metodi non proprio ortodossi. Le mazzette erano già allora all’ordine del giorno, e li portavano a ottenere magicamente lucrosi contratti. Pratica che è placidamente continuata anche dopo. Il processo che ne è scaturito, parliamo del 2008, ha sì mostrato il solito gioco delle scatole cinesi che fa sparire i soldi da una parte per farli riapparire in un’altra, ma anche che tutte le federazioni della latino America ricevevano soldi da questa società. Alcuni addirittura risultavano possederne azioni, come l’allora presidente della federazione del Paraguay, Leoz, un’altro ragazzino che oggi dovrebbe avere più di novant’anni. Tutta gente che è stata legata ai regimi militari del passato, che hanno trovato rifugio e si sono alla grande riciclati nello sport.


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