Il 21 maggio uscirà nelle librerie “La banca del papa – Le finanze vaticane fra scandali e riforme” (Marsilio), di Francesco Peloso. Il volume è dedicato alla riforma dello Ior, ai cambiamenti portata avanti da papa Francesco in campo finanziario, ai numerosi scandali che hanno costellato la vita della Chiesa e del Vaticano nel rapporto mai semplice con il denaro e le ricchezze.
In questo passaggio d’epoca nel quale le norme sulla trasparenza sono entrate finalmente anche nella cittadella d’Oltretevere, vanno collocate le dimissioni di papa Ratzinger, un fatto non solo ecclesiale – per quanto storico nella sua unicità – e legato invece a una serie di eventi e di interventi internazionali che hanno contribuito a cambiare il volto della Chiesa. Restano infine molti nodi irrisolti o di difficile decifrazione, come l’esistenza di un patrimonio gigantesco che ha diramazioni in tutto il mondo e quasi impossibile da contabilizzare.
Le dimissioni di Benedetto XVI e la crisi delle finanze
Il processo descritto nel volume non è stato indolore e tuttavia ha contribuito in modo decisivo a segnare l’azione di riforma della Curia vaticana e della Chiesa portata avanti da Francesco. La vicenda inizia già sotto il pontificato di Benedetto XVI; è con Ratzinger infatti che comincia quel cammino di progressivo adeguamento del Vaticano e dello Ior alla normativa antiriciclaggio riconosciuta a livello internazionale.
A partire da questo snodo viene posto un primo importante interrogativo: che ruolo hanno avuto i “poteri forti” nelle dimissioni di Benedetto XVI e nel favorire la svolta riformatrice di papa Francesco? Che spinte ci sono state, anche dentro la Chiesa, per arrivare a un cambiamento che si sta dimostrando cruciale per la Chiesa cattolica? Certamente alla vigilia delle dimissioni di Ratzinger – dalla Banca d’Italia al Dipartimento di Stato Usa, dalle istituzioni europee a diverse procure della Repubblica – sono diversi i poteri che hanno esercitato un pressing costante e alla fine stringente come un assedio sulla finanza vaticana affinché uscisse dal cono d’ombra dell’opacità e del segreto. Per fare questo è stato necessario anche mettere alle strette una Chiesa già in crisi profonda a causa degli scandali e dalle lotte di potere interne.
La zona franca della quale aveva goduto la Santa Sede in ambito economico durante i lunghi decenni della guerra fredda era finito ma in Vaticano non ne avevano preso coscienza fino in fondo. Lungo questo filone viene analizzato anche il ruolo avuto da grandi multinazionali della consulenza finanziaria (a partire dal Promontory financial group) e da singole personalità appartenenti a questo settore nel passare al setaccio e riorganizzare i singoli ambiti della gestione economica e amministrativa della Santa Sede.
Lo Ior e il conclave
L’allarme crescente di Stati e governi per il terrorismo e il crimine organizzato a livello internazionale quali inedite potenze finanziare, è stato inoltre fra i fattori di rilievo nel determinare una svolta nella gestione finanziaria del Vaticano. In questo senso il contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo sono due capitoli della stessa storia; qui entra in gioco pure la ‘segretezza’ dello Ior – l’istituto che i media da anni chiamano impropriamente sotto il profilo formale ma cogliendo l’essenza della questione – la banca vaticana. Per troppo tempo sull’istituto erano gravate accuse vere o presunte di riciclaggio del denaro sporco proveniente dalla malavita o da realtà statali considerate a rischio; per questo la banca vaticana ha vissuto un processo di riforma interna traumatico, con un ricambio di regole interne, di clientela, di governance fino ad arrivare alla pubblicazione dei bilanci sul web. Un cambiamento impensabile solo pochi anni fa.
Allo stesso modo il conclave che ha eletto papa Francesco ha discusso della riforma della Curia, della necessità di de-italianizzare il governo centrale della Chiesa, di cambiare le cose pure nella gestione finanziaria. Le congregazioni generali che hanno preceduto l’elezione di papa Francesco sono state momento privilegiato di questo dibattito fra cardinali di cui ormai c’è ampia testimonianza e di cui il libro riporta alcune voci di particolare significato fra le qual quelle dei cardinali Pell, Maradiaga, Errazuriz. Da questo quadro emerge fra l’altro che l’alleanza formatasi nella Sistina per eleggere papa Francesco era formata da un misto di liberal e tradizionalisti accomunati dall’idea che la Curia vaticana con i suoi meccanismi di potere interni, le sue cordate, i suoi infiniti legami con il potere politico ed economico italiani, andava rovesciata.
Protagonisti di ieri e di oggi
Molti i protagonisti coinvolti in questa storia: dal Segretario di Stato di Benedetto XVI, il cardinale Tarcisio Bertone, divenuto forse – anche al di là dei suoi demeriti – il parafulmine di una crisi complessiva del potere vaticano, allo stesso papa Ratzinger che, proprio quando ormai si era liberato dal fardello del papato, è riuscito a nominare in extremis un presidente dello Ior, Ernst Von Freyberg, fuori dai giochi di potere tradizionali fra le diverse cordate vaticane. E del resto la fuoriuscita degli italiani dai centri di comando della finanza d’Oltretevere, è una dei passaggi importanti di questa storia: nel volume infatti vengono prese in considerazione personalità fra loro differenti e che hanno giocato un ruolo non per forza negativo nel succedersi degli avvenimenti ma appartenenti comunque ai vecchi assetti di potere, come l’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e il cardinale Attilio Nicora.
Con papa Francesco sono arrivati il nuovo capo della Segreteria per l’economia, il cardinale australiano George Pell, il Segretario di Stato Pietro Parolin, un presidente francese per lo Ior, Jean Baptiste de Franssu, mentre al vertice della neonata Autorità d’informazione finanziaria è stato chiamato l’avvocato di origine svizzera René Bruelhart. In quest’ambito il libro descrive proprio la battaglia intorno all’Aif (l’Autorità d’informazione finanziaria) nata durante il pontificato di Ratzinger; l’Autorità – equivalente all’Uif di Bankitalia – è stata oggetto di un duro scontro interno ai sacri palazzi: il nuovo organismo, la cui indipendenza era considerata decisiva da Moneyval – l’ente del Consiglio d’Europa chiamato a verificare le legislazione antiriciclaggio dei vari Paesi – è stato al centro di una contesa che si è conclusa con l’estromissione di tutto il vecchio consiglio direttivo e il riconoscimento della sua autonomia dalla Segreteria di Stato.
I conti dello Ior
E poi naturalmente c’è lo Ior, il primo tassello veramente andato in porto della riforma bergogliana, la banca degli scandali storici – da Sindona alla cricca delle grandi opere – che ha pubblicato i bilanci e cercato fare pulizia; punto d’arrivo di questo percorso è stato l’importante accordo sulla trasparenza fiscale con l’Italia pure ricordato nel volume. Eppure la banca vaticana rimane per molti versi un mistero, a causa dei suoi trascorsi mai venuti fino in fondo alla luce, per il numero di clienti ingombranti o sospetti che sono stati allontanati. In merito a questo elemento il libro avanza l’ipotesi – basata su numeri e circostanze – che, in pochi, anni, siano stati fatti sparire dallo Ior più di 10mila clienti. Chi erano? A chi appartenevano i conti chiusi?
Insomma la riforma ha aperto di certo un capitolo nuovo nella gestione finanziaria vaticana ma non ha diradato le ombre del passato. E del resto la stessa nuova governance dello Ior non si è affermata in modo indolore: i casi giudiziari e gli scandali che hanno coinvolto monsignor Nunzio Scarano e poi l’ex presidente dello Ior, Angelo Caloia – il quale per altro si dichiara estraneo ai fatti contestati – ne sono una riprova. E d’altro se questo è vero per il vertice della Chiesa universale, vicende di malversazioni, di cattiva amministrazione e di bilanci incerti hanno segnato la storia di congregazioni e diocesi importanti e diverse tra di loro. Il testo ripercorre alcuni di questi casi esemplari e fa riferimento anche allo scandalo degli abusi sessuali che ha avuto una forte ricaduta economica sulle diocesi degli States oltre ad avere in comune con il tema finanziario la risposta – difficile – della trasparenza e della collaborazione con le autorità civili.
La doppia sfida di papa Francesco
Infine papa Francesco è il personaggio che di volta in volta appare in primo piano o sullo sfondo di eventi tanto complessi. In due differenti capitoli si analizza anche la visione economico-evangelica proposta dal papa argentino, le ragioni di una critica radicale al modello economico dominante, la richiesta di giustizia, l’urgenza di altri parametri etici e politici per governare le sfide del mondo contemporaneo. E di certo per un progetto testo ambizioso Bergoglio aveva bisogno in primo luogo che le finanze della Santa Sede non fossero oggetto di continue speculazioni, di scandali, di frodi, di accuse di riciclaggio. Le credibilità, vero tesoro della Chiesa, doveva ricostruirsi dopo gli anni di vatileaks e delle indagini giudiziarie sullo Ior; per questo Francesco e il gruppo di cardinali che lo ha aiutato in questi primi anni di pontificato, ha deciso di procedere fin dall’inizio senza incertezze nella riforma della banca e dei dicasteri finanziari, il processo naturalmente è in corso. Questa doppia sfida lanciata dal vescovo di Roma – proporre un messaggio profetico di giustizia sul piano globale e spogliare dei privilegi del potere e della ricchezza il Vaticano – non è ancora stata vinta e tuttavia dal successo del papa dipende, in larga misura, il futuro della Chiesa e la capacità del cattolicesimo di restare come segno di contraddizione nella storia contemporanea.
La Banca del Papa
Indice del volume
Introduzione, il papa argentino e la crisi delle finanze vaticane – Scacco a Benedetto XVI, il Vaticano sotto assedio – Finanze e papato, è l’ora della globalizzazione – Bergoglio e lo Ior: chiudere o no la banca vaticana? – Da Sindona a Dan Brown: fine dei conti segreti – Antiriciclaggio, il Vaticano e il denaro sporco – Storie di cardinali – Mission impossible: contare i soldi del Vaticano – Il papa non piace a Wall street
-“La banca del papa – Le finanze vaticane fra scandali e riforme” edito da Marsilio (16 euro)