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Indulto elettorale, ci risiamo

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Chiamiamolo pure  “indulto elettorale”. E’ quando un politico condannato invoca il voto dei suoi elettori come elemento per la propria  non punibilità. Lo ha inventato Berlusconi. E i suoi adepti – Santanché, Brunetta e consorteria varia – lo hanno sbandierato in tutti i talk show come un’ordalia popolare, che monda da ogni colpa “chi è votato dalla gente”. Tesi nauseabonda, come la battuta sulle feci,  che afferma la loro bontà, “perché milioni di mosche che vi si posano non possono sbagliare”.

Ebbene, il mefitico “indulto elettorale” ora viene agitato dal PD. Per dire che i voti a De Luca saranno più forti della legge sulla sua decadenza. Sicché – in caso di vittoria – la si cambierà o sarà aggirata con una controfigura che agisca sotto dettatura dell’unto di Salerno.
Ma guai a far notare che tutto ciò è illegale. Perché Renzi continua a urlare  in ogni comizio “che il PD non accetta lezioni di legalità”. Ma questo è niente. Perché se De Luca vincesse, c’è da giurare che un minuto dopo inizierebbe a sbraitare per rivendicare la propria  “agibilità politica”.
Berlusconi e Renzi hanno – eccome – bisogno di lezioni di legalità, così come noi cittadini abbiamo bisogno di lezioni di reazione civile. Perché l’arroganza dei politici si allarga, dove l’indignazione pubblica si ritira. Facciamoci sentire (o teniamoceli).

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