BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

In Italia i migranti “lavorano” già. “Ma è ipocrita, non sappiamo cosa fargli fare”

0 0

Alfano ha chiesto lavoro gratis per i migranti, ma da Rovereto a Palermo sono tanti i casi di migranti alle prese con progetti di cittadinanza attiva, partecipazione, lavori socialmente utili o vere e proprie attività di volontariato, Ma non tutti sono d’accordo

ROMA – La proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano ai comuni di far lavorare gratis i migranti accolti è solo parzialmente una novità. Una proposta, tra le altre cose, che non ha trovato d’accordo tutte le associazioni. E se alcune realtà cattoliche come Caritas Italiana e fondazione Migrantes plaudono all’iniziativa, ve ne sono altre che sollevano più di un dubbio. Giuseppe Monetti, responsabile progetti di accoglienza della Casa della Carità di Milano, è diretto: “Direi che è ipocrita inventarsi il volontariato dei profughi solo perché ci sono tempi lunghi nelle risposte alle domande d’asilo e non sappiamo cosa fargli fare nel frattempo”.
Ciò premesso va detto che in Italia sono già diverse le esperienze e le situazioni in cui cittadini stranieri sono alle prese con di lavori utili per la collettività o di puro volontariato. Vediamole.

Migranti e lavori socialmente utili. A Parma, dal settembre scorso, 22 giovani tutti provenienti dall’Africa sub-sahariana, tutti con storie pesanti alle spalle e lunghi mesi di pellegrinaggio, ospitati in un dormitorio del Comune al Cornocchio e seguiti dalla comunità “San Cristoforo” di don Umberto Cocconi, hanno voluto contraccambiare per l’accoglienza ricevuta e si sono messi a disposizione per delle attività di volontariato. E l’amministrazione cittadina ha detto subito “si”. Da qui il progetto “Mi impegno a Parma”. Risolte le difficoltà burocratiche, i migranti sono stati impegnati in piccoli lavori di manutenzione, in particolare del verde pubblico.

A Rovereto profughi impiegati nella cura del verde e degli spazi pubblici, a Belluno tutelano il territorio. È attivo dallo scorso marzo il progetto del Comune di Rovereto e della Provincia Autonoma di Trento, attraverso l’unità operativa Cinformi, che impiega i profughi presenti sul territorio in lavori a favore della comunità, specialmente nella cura del verde e degli spazi pubblici e in altre mansioni di diretta utilità sociale. Il progetto denominato “Un impegno comune per beni comuni, al momento impiega una ventina di richiedenti asilo.
“Il modello proposto – spiegano gli organizzatori – vuole promuovere la sperimentazione di un’accoglienza basata sulla cittadinanza attiva e sull’amministrazione condivisa dei beni comuni, favorendo la conoscenza, la relazione reciproca e la partecipazione”.
Belluno. Dallo scorso agosto dieci profughi africani sono al lavoro al fianco degli operai dei comuni di Valle e Perarolo. Prevengono da Mali, Senegal, Guinea Bissau e Camerun e sono ospitati nei due comuni montani, dove danno il loro contributo in piccole manutenzioni e altre attività di tutela del territorio per quattro ore al giorno.

Anche a Cesena 32 profughi originari del Centrafrica, uomini e donne, sono impegnati a prendersi cura del bene pubblico: un po’ di giardinaggio e un po’ di pulizie, per fare più belli i giardini di Serravalle, Malmerendi, Ragazzi del ‘99 e il parco Per Fabio. Da qualche giorno, con le loro casacche e le attrezzature del progetto “Attiviamoci per Cesena”, affiancano gli altri 32 cittadini già attivi nelle piccole manutenzioni di varie zone della città. Sono ragazzi ospitati dalle strutture di Asp, arrivati con i barconi durante questa recente ondata di arrivi sulle coste italiane. Altri 7 migranti stanno coltivando con buoni risultati uno dei 10 orti sociali del quartiere Ravennate: tutti in attesa di regolarizzare la loro posizione e di ricevere i documenti.

Migranti e volontariato. A Milano Comune e Prefettura hanno firmato un protocollo che prevede il coinvolgimento di migranti in attività di volontariato. Ma per ora non è partito ancora nulla, “perché è una città complessa, ma noi siamo pronti a partecipare – afferma Anna Maria Lodi, presidente della cooperativa Frasi prossimo, promossa da Caritas Ambrosiana -. Penso a quello che potrebbero fare nelle parrocchie, come aiutare i volontari al baretto dell’oratorio oppure affiancare gli allenatori delle squadre di calcio. È un’occasione di integrazione per questi ragazzi. E anche per i milanesi, che possono così conoscerli e magari cadono molti pregiudizi”.

Ma è in Sicilia che gli esempi abbondano, soprattutto nel campo dei servizi agli stessi migranti. Dedicarsi alle situazioni più fragili dopo essere stati accolti all’interno del Cara di Mineo o in uno dei diversi centri d’accoglienza del catanese della rete Sprar: con questo intento 70 immigrati e richiedenti asilo si dedicano alcuni giorni a settimana ad anziani soli di due istituti, bambini e senza dimora. L’iniziativa è portata avanti dalla comunità Sant’Egidio di Catania che conta anche sul servizio svolto da altri 200 volontari italiani, in gran parte giovani, impegnati anche nell’accoglienza nell’operazione Mare Nostrum.
A Palermo, in pieno servizio per distribuire cibo e acqua ai migranti in arrivo al porto, tra i 20 volontari della Caritas ci sono 7 giovani africani arrivati a Palermo lo scorso 15 giugno, ospitati nel centro San Carlo e Santa Rosalia della Caritas. Per Miguel, Lamin, Kolly, Mohamed insieme agli altri quattro africani, originari di Mali e Gambia, è già una fortuna essere arrivati in. Essere al porto per loro è stata una scelta e una richiesta precisa che hanno fatto al direttore padre Sergio Mattaliano, “per aiutare chi come noi è arrivato dalle coste libiche”.

Le storie. Tra chi dà una mano come volontario Caritas sul molo c’è anche Lamin Sawo arrivato a Palermo con lo sbarco del 15 giugno 2014 e accolto nei locali del Santo Curato D’Ars di Falsomiele.  “Ecco come ricambio l’aiuto che mi è stato dato in questa città”, afferma. E’  scappato da povertà e dittatura e ora Lamin vuole dire grazie a chi l’ha accolto donando agli altri tutto ciò di cui dispone: due braccia, un sorriso raggiante e la giovane età.
Eppoi c’è la storia di Golap, 19 anni, arrivato dal Bangladesh e sbarcato in Puglia nel febbraio 2014, che ha riservato un finale a sorpresa. Oggi il ragazzo è infatti un volontario del Servizio Civile, con il programma Garanzia Giovani, nella Comunità Alloggio salesiana per minori il “Sogno” di Napoli, dove è stato accolto insieme ad un connazionale.

Da redattoresociale.it


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21